1. La prima domenica “dopo l’Epifania”
Conclude il tempo liturgico di Natale facendo memoria del Battesimo di Gesù al Giordano, ad opera del Battista, evento “epifanico” nel quale, cioè, viene manifestato al mondo il mistero racchiuso nell’uomo che scende nell’acqua. Il Lezionario fa proclamare: Lettura: Isaia 55,4-7; Salmo 28; Epistola: Efesini 2,13-22; Vangelo: Matteo 3,13-17. Nella celebrazione vespertina del sabato viene proclamato: Marco 16,9-16 quale Vangelo della risurrezione.
2. Vangelo secondo Matteo 3,13-17
In quel tempo. 13Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
3. Commento liturgico-pastorale
Il testo si presenta diviso in due parti. Nei vv. 13-15 è riportato il dialogo tra Giovanni il Battista e Gesù che vuole essere battezzato da lui, mentre i vv. 16-17 narrano l’evento del Battesimo con la relativa teofania, ovvero, con la manifestazione di Dio. Va in particolare notata la resistenza iniziale opposta dal Battista alla richiesta di Gesù. Giovanni, infatti, sa molto bene chi è Gesù e come, lui solo, ha la capacità di battezzare «in Spirito e fuoco» (Mt 3,11) per l’effettiva remissione dei peccati.
Il suo, infatti, è un Battesimo “nell’acqua” di tipo, cioè, penitenziale in qualche modo orientato proprio al “Battesimo” di Gesù! La risposta di Gesù (v. 15) fa capire a Giovanni che il suo mettersi in fila con i “peccatori” bisognosi di purificazione e di perdono dice come lui obbedisce in tutto al disegno divino di universale salvezza rivelato nelle Sacre Scritture.
Il racconto del Battesimo vero e proprio è assai stringato (vv. 16-17). In esso si distinguono quattro elementi come il “salire” di Gesù dall’acqua del Giordano quale segno della sua “discesa” nella morte di croce e di “salita” nella sua risurrezione. Non a caso, perciò, l’apostolo Paolo attribuisce anche al nostro Battesimo un valore simbolico di morte e di risurrezione.
Il secondo elemento è rappresentato dalla “apertura dei cieli”. Essa permette di entrare in contatto con il mondo dove Dio abita. Ad essa fa seguito la visione dello Spirito Santo discendere su Gesù come “colomba”. Questa visione, si riallaccia a ciò che leggiamo nel libro della Genesi 1,2 dove si dice che al principio della creazione lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Con ciò si vuol dire che in Gesù e a partire da lui lo Spirito è all’opera in vista di una nuova creazione. Quella precedente, come ben sappiamo, ha fatto naufragio e con essa l’umanità.
L’ultimo elemento è la “voce” dai cieli a indicare Dio stesso che qui si rivolge ai presenti per rivelare che quell’uomo che “sale dall’acqua” è il «Figlio mio, il prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Si tratta di una citazione di Is 42 modificata dall’evangelista: colui che il Profeta indicava come il “servo” qui è il “Figlio” di Dio (cfr. Salmo 2,7), non “eletto”, ma il “prediletto” ossia il Figlio quello “unico”, quello che Dio “ama” (cfr. Genesi 22,2 in riferimento a Isacco, figlio “unico” di Abramo).
Queste parole, in realtà, ci richiamano l’ora suprema dell’epifania del Figlio di Dio che è l’ora della sua croce nella quale egli riceve dal Padre l’“onore” più grande: quello di diventare il punto di raccolta dell’umanità così indicata dal Profeta: «Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele che ti onora» (Lettura: Isaia 55,4-5).
Anche l'Epistola mette in luce la destinazione universale dei disegni salvifici di Dio che si rivelano nel Figlio “amato” e che riguardano tutti gli uomini: «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo» (Efesini, 2,13). Egli, come figlio obbediente, pronto a compiere la volontà del Padre, fino alla consegna di sé sulla croce, è come il capostipite di una moltitudine non più di “lontani”, ma di “vicini”, non più di “nemici”, ma di “riconciliati”, non più di «stranieri né ospiti», ma di «concittadini dei santi e familiari di Dio» (v. 19).
Tutto ciò è “annunziato” nell’evento del Battesimo al Giordano che, perciò, segna il momento tra i più significativi dell’epifania del Signore il Figlio, l’unico, l’amato, nel quale il Padre ha deciso di concedere a tutti il “perdono e la pace” e specialmente di rendersi a tutti accessibile e di farsi da tutti trovare. è l’esortazione del Profeta: «Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona» (Isaia 55,6-7).
La preghiera liturgica, sola, è in grado di offrire una mirabile sintesi orante del “mistero” che oggi evochiamo, e che consiste nella manifestazione, da parte di Dio, del “Salvatore degli uomini” e della manifestazione di Dio stesso quale “padre della luce”: «Hai schiuso i cieli, hai consacrato le acque, hai vinto le potenze del male e hai indicato il tuo Figlio unigenito, su cui in forma di colomba era apparso lo Spirito Santo. Oggi l’acqua, da te benedetta, cancella l’antica condanna, offre ai credenti la remissione di ogni peccato e genera figli di Dio, destinati alla vita eterna. Erano nati secondo la carne, camminavano per la colpa verso la morte; ora la vita divina li accoglie e li conduce alla gloria dei cieli» (Prefazio).
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