“Femminile, plurale” è il titolo del prossimo Festival Francescano, la cui quarta edizione si terrà a Rimini dal 28 al 30 settembre. Si tratta di un avvenimento di particolare rilevanza soprattutto per il messaggio di grande attualità che vuole riproporre attraverso la vita e l’esempio di due giovani, Francesco e Chiara che, innamorati di Cristo, iniziano insieme a vivere l’avventura della radicalità evangelica.
La manifestazione dei francescani italiani ha lo scopo di riflettere e di raccontare il ruolo e l’apporto - decisivo e plurale - delle donne nella società, nell’economia, nella cultura, nelle professioni, nelle religioni, nella Chiesa… E questo per ricordare l’VIII centenario della consacrazione religiosa di Chiara d’Assisi.
Per questa occasione il Festival Francescano sarà particolarmente presente nelle strade e nelle piazze del centro storico di Rimini, non solo per ricordare il mondo femminile ai tempi di Chiara, ma soprattutto per aiutare anche il nostro mondo contemporaneo a scoprire le sue ricchezze fatte di relazioni umane, visione, profezia e intuizioni, semplicità, gioia e coraggio.
La mia presenza e il mio intervento in occasione della presentazione del Festival voleva offrire un particolare contributo sulle donne consacrate che, anche nell’oggi, cercano di rivivere lo stesso messaggio di attenzione ai «lebbrosi» del nostro tempo, con il coraggio e la determinazione di Francesco, sostenuto dalla presenza e dell’incoraggiamento di Chiara.
D’altro canto, questa occasione ha offerto anche a me la possibilità di approfondire il valore, la ricchezza e la bellezza della relazione umana di questi due protagonisti: Francesco e Chiara. Insieme, hanno incarnato nella loro vita la radicalità evangelica, basata su un rapporto di profonda amicizia spirituale e confermata dalla comune passione per il Regno, vissuta con gioia e letizia, apprezzando il creato che li circondava.
Questo continua a dirci che l’uomo e la donna sono fatti per una sincera complementarietà e reciprocità, vissuti nella diversità di ruoli, ma sempre a servizio del Regno di Dio.
Grande è il valore della collaborazione e del sostegno reciproco e questo non solo nella vita sociale e familiare, ma anche nella Chiesa, chiamata a rispondere alle nuove esigenze e alle tante sfide, che in ogni tempo emergono e richiedono risposte. Quanta ricchezza potrebbe scaturire da una simile relazione e comunione di ideali e di carismi!
Francesco e Chiara sono un chiaro esempio e richiamo dell’importanza di vivere anche all’interno della Chiesa di oggi l’esperienza della relazione uomo-donna, con semplicità, chiarezza di intenti e motivazioni come lo è stato per loro.
Quanto sarebbe più povera la Chiesa senza la presenza e l’intuizione del genio femminile. Sono infatti moltissime le testimonianze di donne intuitive, equilibrate, semplici e generose. Perché allora non riconoscerle e valorizzarle come è stato per Francesco e Chiara?
Perché ancora oggi si tende a eludere o a misconoscere la collaborazione responsabile della donna negli ambienti ecclesiali? Eppure il messaggio evangelico passa anche oggi attraverso la presenza e il coinvolgimento della donna. Questo è un dato di fatto ed è un forte segno dei tempi.
Dobbiamo tutti prenderne atto, specialmente in vista della sfida odierna riguardante la “nuova evangelizzazione”.
Le donne, religiose comprese, sono ancora oggi gli agenti privilegiati della trasmissione della fede sia attraverso la catechesi anche spicciola, sia con la testimonianza della loro vita e delle loro istituzioni caritative.
Francesco e Chiara hanno saputo rompere gli schemi antichi: la prima comunità francescana, itinerante e mendicante, sconvolge i benpensanti cittadini di Assisi e circondario, così come la scelta della nobile Chiara di ritirarsi a vivere la contemplazione nella povertà più estrema di San Damiano, crea una rottura rispetto alle consuetudini del suo tempo.
Chiara e Francesco ci spingono oggi a essere, in perfetto spirito missionario, segni profetici di una Chiesa che continua a guardare al mondo con attenzione e simpatia, prendendosi cura in particolare di quelle fasce della popolazione che rimangono sempre ai margini della storia.
Allora ben venga il Festival Francescano con il suo slogan “Femminile, plurale” per farci riscoprire la grande forza che il mondo femminile può e deve offrire al mondo d’oggi, non attraverso la passiva subordinazione o strumentalizzazione, ma da protagonista e in un autentico spirito di collaborazione e comunione.
Pubblicato il 30 giugno 2012 - Commenti (1)