25
nov

La violenza che ho conosciuto

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un’occasione di riflessione e sensibilizzazione contro la violenza perpetrata sulle donne in molti modi: da quella più frequente, che purtroppo resta ancora oggi la violenza domestica, sino a quella più subdola e umiliante, ovvero la tratta di donne e minori per lo sfruttamento sessuale.

     I Governi e le organizzazioni internazionali e non governative sono stati invitati oggi a promuovere incontri e iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica su questa terribile piaga sociale che sta dilagando e distruggendo generazioni di giovani donne. Nella mia lunga vita di missionaria, prima in Africa per 24 anni e dal 1993 qui in Italia, sono venuta a contatto con tante storie di donne. Spesso drammatiche. Ma è nel nostro stesso Paese che ho conosciuto la violenza e lo sfruttamento più degradante a cui moltissime donne, specialmente immigrate, sono costrette.

     Donne impoverite e sfruttate dai nostri sistemi di vita. Nelle nostre città ho incontrato il mondo della violenza, dell’emarginazione e dello sfruttamento. Qui sono diventata una “missionaria della notte e della strada”. E qui mi è stato chiesto con forza di prendermi cura di tante giovani vittime del traffico di esseri umani per lo sfruttamento sessuale: le nuove schiave del XXI secolo.  Ancora oggi le nostre case-famiglia sparse un po’ in tutta Italia accolgono queste giovani vite sfuggite alla criminalità organizzata e allo sfruttamento per cercare di guarirle dalle profonde ferite causate dalle molte violenze subite ogni notte. Ferite che portano non solo sul loro giovane corpo, ma soprattutto nel loro essere profondo di donne.

     Sovente i nostri mezzi di comunicazione danno giustamente molta attenzione e informazione per i casi di donne o giovani violentate o stuprate in modi assai brutali, ma purtroppo quasi mai si pensa e si parla di chi ogni notte vive questa stessa esperienza ripetutamente. Una volta, una ragazza minorenne, mi diceva che in una notte aveva avuto 13 clienti. Per lei era come se essere violentata per 13 volte! In un’altra occasione una giovane dell’Est, rinchiusa in un appartamento al terzo piano e continuamente violentata dai suoi schiavisti per costringerla ad andare in strada a prostituirsi, stanca e disperata ha chiesto di andare in bagno e si è buttata dalla finestra. È stata trovata sul prato sottostante con tutte le ossa fracassate, ma miracolosamente viva.

     Quante giovani ancora oggi vengono uccise brutalmente sulle nostre strade, non solo da brutali assassini, ma anche dalla nostra stessa indifferenza. L’ultimo caso che ho incontrato è quello di Joy, nigeriana di 21 anni. Il suo corpo è stato gettato via come spazzatura e trovato nell’Agogna nel Novarese. Casi come questi sono ancora assai numerosi. Purtroppo non si trovano quasi mai i colpevoli perché non vengono ricercati o adeguatamente puniti dalla giustizia e non ci sono mai risarcimenti per le vittime e le loro famiglie lontane e povere.

     Molte di queste vittime sono madri e lasciano le loro creature in assoluta povertà, quasi sempre a carico della famiglia materna che certamente non vive nell’abbondanza. Oggi, in occasione di questa giornata contro la violenza sulle donne, vorrei rivolgere un appello in particolare ai giovani delle nostre famiglie, scuole e parrocchie, nonché ai loro educatori. C’è bisogno di più testimonianza, di esempio e di maggiore formazione. C’è bisogno di più rispetto della dignità della persona, di relazioni più ricche di senso tra uomini e donne, che portino all’apprezzamento reciproco, alla comunicazione e alla vera amicizia, e che contribuiscano a promuovere i valori più autentici che ciascuno racchiude in sé per il bene personale e della società.

     Spero anche che le tre donne di grande valore e capacità che sono oggi presenti nel nuovo governo - Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, Paola Severino, ministro della Giustizia, e Elsa Fornero, ministro del Welfare con delega alle Pari Opportunità - possano contribuire a dare all’Italia una nuova speranza per un futuro più solidale. Ci auguriamo che, insieme ai loro colleghi uomini, possano fare un buon lavoro a favore di tutto il Paese, ma in modo particolare per un maggior riconoscimento e apprezzamento del ruolo e della dignità delle donne, lottando con decisione contro ogni forma di violenza, discriminazione, manipolazione e sfruttamento.

Pubblicato il 25 novembre 2011 - Commenti (0)
23
nov

Donne, “spina dorsale” della Chiesa africana

Papa Benedetto XVI durante la sua ultima visita in Benin.
Papa Benedetto XVI durante la sua ultima visita in Benin.

Durante la sua visita in Benin, Benedetto XVI ha consegnato alla Chiesa d’Africa l’Esortazione apostolica post-sinodale: Africae Munus (“L'impegno dell'Africa”). Nel capitolo dedicato alle donne, molti sono i passaggi in cui si riconosce alle donne africane il loro ruolo insostituibile nella famiglia, nella società e nella Chiesa. Molte delle affermazioni che i vescovi avevano usato nelle loro raccomandazioni finali sono state elaborate e inserite come linee guida per una Chiesa chiamata a essere al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Le donne, in particolare, sono proprio la “spina dorsale” di questo continente così ricco di valori umani, culturali e religiosi, ma altrettanto impoverito da troppi interessi sia locali, che del mondo occidentale che reitera vecchie e nuove logiche di sfruttamento e oppressione. Tutto questo crea povertà, malattie, discriminazione, ingiustizia e tanta violenza. Le prime a soffrirne sono proprio le donne.

Il Papa si auspica e chiede ai suoi pastori che la stessa Chiesa e la società diano alle donne il posto che spetta loro e incoraggino la formazione delle donne affinché esse assumano «la loro propria parte di responsabilità e di partecipazione nella vita comunitaria della società e della Chiesa. Esse contribuiranno così all’umanizzazione della società». Il documento fa pure emergere l’importanza dell’educazione della donna giacché, «se è innegabile che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l’educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell’insieme, la sua dignità, i suoi diritti così come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla società continuano a non essere pienamente riconosciuti, né apprezzati». Il documento ribadisce che «troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale». C’è quindi bisogno di un vero cambiamento di mentalità e questo può avvenire solo se siamo convinti che «bisogna riconoscere, affermare e difendere l’uguale dignità dell’uomo e della donna». Purtroppo, aggiunge il Papa, «l’evoluzione delle mentalità in questo campo è eccessivamente lenta».

Nella sua Esortazione apostolica, Africae munus il Santo Padre non parla specificamente delle nuove forme di schiavitù del XXI secolo e della terribile piaga della tratta di esseri umani che distrugge la vita di moltissime donne e minori dei Paesi africani. Questo mi è molto dispiaciuto, anche perché nelle proposizioni finali del secondo Sinodo per l’Africa, questa piaga veniva esplicitamente denunciata, così come tanti altri abusi come la schiavitù sessuale ed il turismo sessuale. I Padri sinodali avevano inoltre proposto «la creazione di “case di accoglienza” per ragazze e donne vittime di abusi perché trovino riparo e consulenza, nonché la stretta collaborazione tra Conferenze Episcopali per porre fine al traffico delle donne».

Per chi, come me e come molte altre religiose, lavora qui e in Africa per combattere questo vergognoso traffico, si tratta purtroppo di un’ottima occasione persa. Chi ha vissuto per molti anni in Africa - come ho avuto la gioia di farlo io per 24 anni - a contatto con tante donne africane, piene di vita e di coraggio, sa molto bene il valore di queste donne, ma anche le difficoltà e le sofferenze che esse continuano a vivere e subire. E dunque, nonostante non sia stato fatto alcun riferimento alle vittime della tratta, condividiamo con Benedetto XVI il grido di speranza per tutte le donne africane, affinché possano continuare a essere sempre di più nella Chiesa, nella società e nella famiglia una presenza di vita e di comunione: «La Chiesa conta su di voi per creare una “ecologia umana” attraverso l’amore e la tenerezza, l’accoglienza e la delicatezza, e infine la misericordia, valori che voi sapete trasmettere ai figli e di cui il mondo ha tanto bisogno. Così, con la ricchezza dei vostri doni propriamente femminili, favorirete la riconciliazione degli uomini e delle comunità».

Pubblicato il 23 novembre 2011 - Commenti (0)
09
nov

Donne, la preoccupazione del Papa

Lunedì 7 novembre, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il nuovo ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, Reinhard Schweppe. Durante l’udienza, il Santo Padre ha pronunciato un discorso in cui riafferma con forza che la Chiesa, “forte della verità sull’uomo”, è chiamata a impegnarsi per “quei valori che sono validi per l’uomo in quanto tale, a prescindere dalle singole culture”.

     Egli richiama il popolo tedesco (e non solo) al senso del rispetto e della dignità della persona, valori mai negoziabili. Il Papa rileva che ancora oggi, purtroppo, alcuni “valori fondamentali dell’esistenza umana sono nuovamente messi in discussione”. Per questo, avverte, che la Chiesa ha il dovere di “difendere la dignità dell’uomo” quando “è messa a rischio”. E aggiunge: “Solo una società che rispetti e difenda incondizionatamente la dignità di ogni persona, dal concepimento fino alla morte naturale, può dirsi una società umana”.

     Ma soprattutto con molta forza si esprime contro la discriminazione di genere, la prostituzione e la mancanza di rispetto della dignità di ogni persona. Così il Papa si esprime: “A questo punto, vorrei affrontare un altro aspetto preoccupante che, a quanto pare, dilaga attraverso tendenze materialistiche ed edonistiche soprattutto nei Paesi del cosiddetto mondo occidentale, ovvero la discriminazione sessuale delle donne. Ogni persona, sia uomo, sia donna, è destinata a esserci per gli altri. Un rapporto che non sia fondato sul fatto che l'uomo e la donna hanno la stessa dignità, costituisce un grave crimine contro l'umanità. È ora di arginare in maniera energica la prostituzione che costringe migliaia di ragazze trafficate a vendere il proprio corpo come schiave, ma anche l'ampia diffusione di materiale pornografico, soprattutto in Internet".

     La preoccupazione del Santo Padre trova piena sintonia con quanti si chinano ogni giorno su tante donne e minorenni vendute e comprate, usate e ferite per aiutarle a guarire e a ritrovare il senso della propria vita e dignità, ma offre pure un grande incoraggiamento alle tante donne che in modi diversi subiscono violenze, sia psicologiche che fisiche, specialmente tra le mura domestiche. Mai come in questo tempo è diventata diffusa la discriminazione e la violenza di genere che distrugge rapporti familiari e tra colleghi e toglie sicurezza e serenità. Certamente le parole del Papa vogliono essere anche un forte richiamo alle varie istituzioni laicali e religiose, pubbliche e private, perché ciascuno è chiamato a confrontarsi con la realtà e ad assumersi le proprie responsabilità.

     Solo così potremo contribuire insieme alla costruzione di relazioni nuove non basate su interessi e guadagni o sulla sopraffazione, ma sul rispetto della persona e del vero bene comune. Solo così potremo creare una vera famiglia umana, dove ognuno svolge un ruolo specifico per il bene di tutti. Quante donne in questi ultimi mesi, specialmente mamme con bimbi, hanno trovato rifugio nelle nostre comunità di accoglienza! Lontane dall’incubo dello sfruttamento e da maltrattamenti di ogni tipo, sono desiderose di trovare serenità, sicurezza e stabilità. Ma quanto è difficile guarire certe ferite causate da relazioni violente, dal disprezzo o dall’abuso. Solo l’accoglienza e l’amore disinteressato che non giudica o condanna può aiutare ogni persona a ritrovare se stessa e a riscoprire quella forza interiore che viene da Dio che è Padre di tutti, specialmente delle persone più vulnerabili.

Pubblicato il 09 novembre 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Noi donne oggi

Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata, è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Coordina una rete di 250 suore di 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza. Il presidente Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana.
Ha scritto con Anna Pozzi il libro "Schiave" (Edizioni San Paolo).

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