13
ago

Estate: donne accanto a chi soffre

La copertina di "Io sono qui. Il mistero di una vita sospesa" (Mondadori, 2012) di Mariapia Bonanate.
La copertina di "Io sono qui. Il mistero di una vita sospesa" (Mondadori, 2012) di Mariapia Bonanate.

Durante il periodo estivo, quando tutti cercano di trascorrere alcuni giorni di riposo e vacanza, penso spesso alle tante persone, in maggioranza donne e madri di famiglia, pronte a sacrificare il loro tempo e il loro riposo per rimanere accanto a persone care anziane o ammalate, bisognose di cure o assistenza in ospedale o in famiglia.
Sono soprattutto le donne che vivono questa esperienza di presenza, amore e conforto, di donazione e sicurezza per alleviare il dolore, il disagio, la malattia o la solitudine di altre persone.

Mi ha fatto molto riflettere su queste situazioni di sofferenza e di amore la lettura del libro “Io sono qui”. Il mistero di una vita sospesa (Mondadori, 2012), scritto da Mariapia Bonanate, giornalista e scrittrice di Torino, con la quale abbiamo condiviso tante riflessioni e campagne per la dignità, bellezza e ricchezza che ogni donna porta in sé e che esprime in tanti modi.

In questo libro Mariapia racconta l’esperienza vissuta in prima persona di presenza accanto al marito infermo da oltre sei anni, colpito dalla sindrome Locked-in. Sotto le sembianze di un Cristo Velato, nell’immobilità assoluta della malattia, Mariapia percepisce così, in modo profondo e umanissimo, la presenza-assenza del marito. E in questo libro condivide lo smarrimento suo e di tutta la famiglia, ma fa emergere anche la consapevolezza che esiste un altro modo di stare accanto e di essere in relazione, come moglie e madre.

Nelle pagine e nei capitoli che scorrono ricchi di espressioni piene di amore e di sapienza evangelica, l’autrice coglie nel vivo ed esprime con efficacia il senso vero del silenzio che parla più di tante parole. Allora anche il vuoto diventa pienezza e la notte e il buio si fanno chiari come il giorno.

Questo è ciò che è accaduto e continua a vivere Mariapia da quando suo marito, il compagno di una vita, all'improvviso, è stato colpito da una malattia che lascia la persona cosciente, ma totalmente immobile, senza la possibilità di comunicare con chi gli è accanto, se non con il battito delle ciglia e spesso neppure con quello. Un genere di coma di cui si conosce molto poco.

Da quel momento niente è stato più come prima. Poi la decisione consapevole e difficile di portarlo a casa dall’ospedale e di accudirlo in famiglia. È così che “la stanza sulla piazza”, come ama definirla Mariapia, quella in cui lui vive, è diventata il cuore pulsante della casa, un luogo dell'anima dove ogni giorno accadono fatti straordinari. Quella stanza è ora un crocevia di destini e d'incontri, di arrivi e di partenze che insegnano a guardare le cose con occhi diversi, a percepire sensazioni mai provate prima. A scoprire verità nuove o dimenticate, significati importanti, talvolta perduti, in un rapporto intimo con le persone e le situazioni. Tutto diventa novità perché ogni momento è un dono di eternità.

È stato proprio in questa ricerca di senso e nella riscoperta di questo Cristo Velato che entra in scena la sorprendente e misteriosa empatia con Etty Hillesum, giovane donna scomparsa ad Auschwitz, che scrisse un indimenticabile Diario, riscoperto e valorizzato solo molti anni dopo la sua morte. Attraverso questa lettura e un dialogo ideale con Etty, l'autrice si sente sostenuta e incoraggiata nel suo viaggio interiore: le sue parole rivelano momenti di eternità, disegnano un filo luminoso, una comunione di vita e di grandi ideali, dove anche la sofferenza più intima e profonda trova un senso e il coraggio di continuare ad amare, a sperare e a lottare, nonostante tutto.

Io sono qui è la forza dell’amore che non conosce barriere o limiti. È il resoconto delle varie stazioni di un calvario che si è trasformato in un inno alla vita e che ha scoperto un linguaggio nuovo, quello dei sensi riportati all’integrità e alla sacralità delle origini. Non è solo un libro, un racconto, una testimonianza.
È la vita stessa che ha preso una forma inaspettata, più vera: una vita che si è trovata all’improvviso di fronte allo specchio dell’Altrove, dell’Invisibile e, dunque, del “miracolo”. Una vita che si è trasformata, rovesciata, lasciando l’essenza di una umanità ferita ma viva, che sanguina e si rimargina ogni giorno misteriosamente.

Tutto questo grazie alla forza dell’amore e della visione di quel Cristo Velato, che si fa ancora una volta compagno di viaggio sulle strade del mondo per dare un senso alla vita, alla malattia ed anche alla stessa morte, perché alla fine il velo verrà tolto e apparirà la bellezza e la ricchezza dell’amore che oltrepassa malattia e morte per una vita nuova piena di luce e di grazia.
Mariapia e tutte le donne, che vivono in questo momento il mistero della sofferenza accanto a persone care da accudire e amare con tenerezza di madre, sono un esempio illuminante per la nostra società del benessere e del consumo, che troppo spesso dimentica il valore della dignità della persona e il senso vero e umano del prendersi cura di chi è più debole e bisognoso di attenzione e di amore più che delle stesse terapie mediche.

Pubblicato il 13 agosto 2012 - Commenti (0)
30
giu

Chiara e Francesco: femminile plurale

“Femminile, plurale” è il titolo del prossimo Festival Francescano, la cui quarta edizione si terrà a Rimini dal 28 al 30 settembre. Si tratta di un avvenimento di particolare rilevanza soprattutto per il messaggio di grande attualità che vuole riproporre attraverso la vita e l’esempio di due giovani, Francesco e Chiara che, innamorati di Cristo, iniziano insieme a vivere l’avventura della radicalità evangelica.

La manifestazione dei francescani italiani ha lo scopo di riflettere e di raccontare il ruolo e l’apporto - decisivo e plurale - delle donne nella società, nell’economia, nella cultura, nelle professioni, nelle religioni, nella Chiesa… E questo per ricordare l’VIII centenario della consacrazione religiosa di Chiara d’Assisi.

Per questa occasione il Festival Francescano sarà particolarmente presente nelle strade e nelle piazze del centro storico di Rimini, non solo per ricordare il mondo femminile ai tempi di Chiara, ma soprattutto per aiutare anche il nostro mondo contemporaneo a scoprire le sue ricchezze fatte di relazioni umane, visione, profezia e intuizioni, semplicità, gioia e coraggio.

La mia presenza e il mio intervento in occasione della presentazione del Festival voleva offrire un particolare contributo sulle donne consacrate che, anche nell’oggi, cercano di rivivere lo stesso messaggio di attenzione ai «lebbrosi» del nostro tempo, con il coraggio e la determinazione di Francesco, sostenuto dalla presenza e dell’incoraggiamento di Chiara.

D’altro canto, questa occasione ha offerto anche a me la possibilità di approfondire il valore, la ricchezza e la bellezza della relazione umana di questi due protagonisti: Francesco e Chiara. Insieme, hanno incarnato nella loro vita la radicalità evangelica, basata su un rapporto di profonda amicizia spirituale e confermata dalla comune passione per il Regno, vissuta con gioia e letizia, apprezzando il creato che li circondava.
Questo continua a dirci che l’uomo e la donna sono fatti per una sincera complementarietà e reciprocità, vissuti nella diversità di ruoli, ma sempre a servizio del Regno di Dio.

Grande è il valore della collaborazione e del sostegno reciproco e questo non solo nella vita sociale e familiare, ma anche nella Chiesa, chiamata a rispondere alle nuove esigenze e alle tante sfide, che in ogni tempo emergono e richiedono risposte
. Quanta ricchezza potrebbe scaturire da una simile relazione e comunione di ideali e di carismi!
Francesco e Chiara sono un chiaro esempio e richiamo dell’importanza di vivere anche all’interno della Chiesa di oggi l’esperienza della relazione uomo-donna, con semplicità, chiarezza di intenti e motivazioni come lo è stato per loro.

Quanto sarebbe più povera la Chiesa senza la presenza e l’intuizione del genio femminile. Sono infatti moltissime le testimonianze di donne intuitive, equilibrate, semplici e generose. Perché allora non riconoscerle e valorizzarle come è stato per Francesco e Chiara?
Perché ancora oggi si tende a eludere o a misconoscere la collaborazione responsabile della donna negli ambienti ecclesiali? Eppure il messaggio evangelico passa anche oggi attraverso la presenza e il coinvolgimento della donna. Questo è un dato di fatto ed è un forte segno dei tempi.
Dobbiamo tutti prenderne atto, specialmente in vista della sfida odierna riguardante la “nuova evangelizzazione”.
Le donne, religiose comprese, sono ancora oggi gli agenti privilegiati della trasmissione della fede sia attraverso la catechesi anche spicciola, sia con la testimonianza della loro vita e delle loro istituzioni caritative.

Francesco e Chiara hanno saputo rompere gli schemi antichi: la prima comunità francescana, itinerante e mendicante, sconvolge i benpensanti cittadini di Assisi e circondario, così come la scelta della nobile Chiara di ritirarsi a vivere la contemplazione nella povertà più estrema di San Damiano, crea una rottura rispetto alle consuetudini del suo tempo.
Chiara e Francesco ci spingono oggi a essere, in perfetto spirito missionario, segni profetici di una Chiesa che continua a guardare al mondo con attenzione e simpatia, prendendosi cura in particolare di quelle fasce della popolazione che rimangono sempre ai margini della storia.
Allora ben venga il Festival Francescano con il suo slogan “Femminile, plurale” per farci riscoprire la grande forza che il mondo femminile può e deve offrire al mondo d’oggi, non attraverso la passiva subordinazione o strumentalizzazione, ma da protagonista e in un autentico spirito di collaborazione e comunione.

Pubblicato il 30 giugno 2012 - Commenti (1)
22
mar

L'amore non si compra

Ieri sera, presso il Centro Pime di Milano, mi hanno chiesto di intervenire sul tema “Fame di relazioni” nell’ambito del ciclo di Quaresima, dedicato alle “fami dell’anima”. Un tema che mi sollecita molto, dal momento che da molti anni ormai mi occupo di relazioni spezzate, negate, abbruttite, quelle che riguardano il rapporto tra cliente e prostituta.
Relazioni fatte spesso di potere, di sopraffazione e di possesso. Relazioni in cui l’altro è privato della propria dignità, non è più persona, viene annullato, ridotto a oggetto, a merce.
Che si compra e che si vende, che si usa e che si getta.

Eppure, anche in questi luoghi di relazioni negate è possibile intraprendere percorsi di rottura delle catene di questa vergognosa schiavitù contemporanea e di liberazione, mettendo al centro la dignità della persona e la possibilità di costruire relazioni nuove e vere, ricche di senso e significato. La Beata Madre Teresa di Calcutta soleva affermare che la più grande povertà nel mondo non è la mancanza di cibo, bensì la carenza di amore. E l’amore si costruisce e si manifesta nella relazione, nel vedere e capire i bisogni dell’altro, del fratello e della sorella che mi vivono accanto. Ma dove trovare i punti di riferimento e di riflessione per scoprire e vivere la bellezza e ricchezza della relazione umana?
L’essere umano non può esistere da solo, giacché il bisogno di amore è profondamente radicato nel suo cuore, ma molte sono le difficoltà nel viverlo. L’abbé André-Marie Talvas affermava che «la peggiore tragedia per un persona è l’essere chiuso in se stesso e incapace di comunicare». Fondatore in Francia del movimento Le Nid (“Il Nido”) a favore di prostitute ed emarginati, conosceva bene la desolante mancanza d’amore che si cela dietro il mercanteggiamento sessuale; parlando di clienti e prostitute sosteneva che «la maggior parte di essi ricercano non tanto il piacere sessuale quanto l’affetto e il rapporto personale. Sotto la ricerca di sessualità genitale, c’è un vivo desiderio di essere amati». È dunque possibile che i clienti, quando si rivolgono alle prostitute, rivelino un silenzioso e inappagato bisogno di relazione, amore, amicizia e attenzione. E questa triste costatazione ci interpella tutti.

Ma l’amore non può essere comprato, bensì presuppone un mutuo rispetto, comprensione, accoglienza e soprattutto perdono. Un uomo e una donna sono in grado di esprimere la profondità del loro amore quando nel matrimonio divengono «una sola carne». Nell’unione dei corpi e nell’intimità dell’amore, la coppia esprime la reciproca e totale donazione di sé. La prostituzione invece nega tutto questo: nega l’uguaglianza e la reciprocità tra l’uomo e la donna e pone il rapporto sessuale sullo stesso piano di un qualsiasi prodotto commerciale. La donna è vista come un oggetto. E questo purtroppo non accade solo nell’ambito della prostituzione, ma anche più in generale, nella rappresentazione che viene fatta dai media e dalla pubblicità. La donna - o, meglio, il suo corpo - serve per vendere (a volte anche prodotti che non hanno niente a che vedere con una fisicità gratuitamente esibita); più o meno “implicitamente”, però, è la donna stessa ad essere messa in vendita. In una società in cui domina la cultura del permissivismo e dell’edonismo, l’amore e l’educazione sessuale dovrebbero essere la preoccupazione di ogni famiglia, scuola e parrocchia. Tutti coloro che sono responsabili dell’educazione hanno infatti un ruolo vitale nel formare nei giovani la capacità di rispettare la propria sessualità, di distinguere e controllare i propri sentimenti ed emozioni, di saper discernere ciò che è bene da ciò che è male, ciò che costruisce da ciò che distrugge.

Pubblicato il 22 marzo 2012 - Commenti (2)

Pubblicita

Autore del blog

Noi donne oggi

Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata, è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Coordina una rete di 250 suore di 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza. Il presidente Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana.
Ha scritto con Anna Pozzi il libro "Schiave" (Edizioni San Paolo).

Calendario

<<aprile 2024>>
lmmgvsd
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
2930

Articoli correlati

È l'8 marzo: facciamoci rispettare

Si chiamano Alessandra Chiesura, Ilaria Perna, Elisabetta Mazzoni, Valentina Pensante, Veronica Maggi e Francesca Savi. Ci sono anche tre Marte: Dossi, Merli, Tollis. Hanno tra i 14 e i 17...

Orsola Vetri

gli altri blog di Famigliacristiana
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati