12
giu

Il mio sogno: un Sinodo sulla donna

Da parecchio tempo mi porto in cuore un grande sogno e desiderio, che spero possa diventare presto realtà per il vero bene della Chiesa e della società, delle parrocchie e delle famiglie e soprattutto delle donne. Da molti anni, la mia vita missionaria è ricca di contatti e di impegni in favore di tante persone, specialmente donne con le loro aspirazioni e le loro rivendicazioni, con il loro desiderio di essere maggiormente valorizzate nel tessuto sociale e familiare, di governo e di Chiesa.

Più volte mi sono chiesta quali potrebbero essere le conseguenze e l’impatto di un Sinodo Speciale “sulla donna, per la donna e con la donna”. Durante questi ultimi anni i vari Sinodi dei vescovi hanno rivolto la loro attenzione a diverse realtà o tematiche inerenti il magistero e il ministero della Chiesa.

Vedi il Sinodo dei vescovi sui catechisti e la catechesi (30 settembre-29 ottobre 1977); sulla famiglia (2-26 settembre 1980); sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo (1-30 ottobre 1987); quello sulla vita consacrata (2-28 ottobre 1994) e infine il prossimo Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione (7-28 ottobre 2012). Perché quindi non sognare la realizzazione di un Sinodo dei vescovi sulla “donna” quale elemento fondamentale e indispensabile per la vita e lo sviluppo della Chiesa stessa?

Guardando alla nostra attuale società civile e religiosa, in cui si parla molto di pari opportunità, nonché di parità di diritti e dignità, la donna fa ancora tanta fatica a emergere e a far valere le sue capacità di intelligenza e di cuore.

E fa ancora tanta fatica a contribuire alla formazione di una società e di una Chiesa più umana e paritaria, pur mantenendo ed esprimendo ruoli precisi e diversi, non affatto in competizione o in contraddizione, bensì vissuti e realizzati in modo complementare e in comunione.

Chi più della donna potrebbe aiutarci a capire il significato di una “Chiesa come Madre, lei che è chiamata a essere genitrice e portatrice di vita?

Anche la Chiesa, che è chiamata per sua vocazione e missione a essere madre e maestra, potrebbe riscoprire e presentarsi davvero con un volto nuovo di Madre per un’umanità nuova come Cristo l’ha pensata e voluta. Questo, grazie anche alla presenza nella Chiesa della sua stessa Madre e, di conseguenza, di tante altre donne che come Maria possono e vogliono vivere lo stesso dono di maternità.

La realizzazione di intuizioni, desideri e speranze avvengono quasi sempre attraverso la maturazione di avvenimenti, di paziente attesa, ma anche attraverso stimoli e provocazioni. Questo mio sogno ha trovato una maggior speranza e forza in un inserto speciale dell’Osservatore Romano uscito lo scorso 31 maggio.

Il fatto che il l’Osservatore Romano abbia pubblicato il primo inserto dedicato a “Donne Chiesa Mondo” mi ha molto incoraggiato in questo senso. Questo inserto, che dovrebbe uscire ogni mese, è tutto dedicato alle donne e alla loro presenza nella Chiesa e nel mondo. Finalmente anche attraverso i media ufficiali del Vaticano si inizia a dare attenzione e voce a quel mondo femminile così ricco di bellezza, intuizione, iniziative e coraggio, ma che purtroppo fa ancora fatica a trovare il proprio spazio e il dovuto riconoscimento.

Certamente una simile iniziativa potrebbe offrire spunti di riflessione a tanti livelli, e mi auguro che ne raggiunga lo scopo, a cominciare dagli organismi decisionali e operativi specialmente dei vari dicasteri della Curia romana, nonché nelle diocesi e più ancora nelle parrocchie, dove la presenza delle donne è assai operativa ma quasi sempre con ruoli marginali e più raramente decisionali. Eppure, la presenza e il coinvolgimento delle donne nelle nostre chiese è di gran lunga superiore a quella maschile.

Perché allora le donne, religiose comprese, hanno sempre un ruolo di secondo piano?

Scorrendo i titoli degli articoli di questo primo inserto, ho letto con particolare interesse “L’inchiesta tra le suore che salvano le nuove schiave” e mi sono ritrovata a pensare alla grande testimonianza che offrono moltissime religiose in Italia e nel mondo, dedicando la loro vita alla donna e alla sua dignità spesso abusata, sfruttata e calpestata.

La grande rete internazionale “Talitha Kum”, che unisce migliaia di religiose operanti in tutti i continenti, sta svolgendo un ruolo assai importante perché vuole essere ponte di collegamento tra i Paesi di origine, transito e destinazione. Il lavoro di rete e di squadra è la nostra più grande forza.

Nell’inserto, c’è anche la testimonianza bella, profonda e attuale di suor Rita Giaretta, della Comunità Rut di Caserta. Suor Rita opera da molti anni, con alcune consorelle, in una casa famiglia per accogliere e aiutare tantissime giovani immigrate sfuggite da trafficanti e madam (donne nigeriane che sfruttano altre donne). In questa comunità, queste giovani donne ritrovano una famiglia e la voglia di riprendere in mano la propria vita e il proprio futuro. Sono molte anche quelle che arrivano incinte e che, per non perdere il bimbo, ritrovano la forza e il coraggio di scappare. E proprio grazie a quella loro creatura che volevano salvare, loro stesse hanno trovato la salvezza e una vita nuova e degna.

In generale, vedo in questo nuovo inserto un tentativo di far emergere sempre più il volto femminile e materno della Chiesa. E sono le donne stesse, la cui missione è quella di generare la vita e aiutarla a crescere in tutti i suoi aspetti, che dovrebbero saper incarnare e presentare l’esperienza di Dio come “Madre” e non solo come “Padre”.

Auspico dunque che questo mio sogno e desiderio, che certamente sarà condiviso da tante altre donne, possa trovare nelle autorità competenti la sua attenzione e che possa un giorno trovare piena realizzazione, affinché la Chiesa tutta riscopra il dono e la missione di ogni donna, nonché la ricchezza e la bellezza di tale dono e presenza.

Pubblicato il 12 giugno 2012 - Commenti (2)
03
giu

Famiglia, torna a essere te stessa

Pur non avendo avuto la possibilità di essere presente a Milano per l’Incontro Mondiale delle Famiglie 2012, insieme alle migliaia di famiglie provenienti da tutto il mondo, desidero condividere alcune riflessioni sulla bellezza e la ricchezza che racchiude ogni nucleo familiare. Un uomo e una donna, uniti nell’amore e nella donazione reciproca, quasi sempre arricchita dal dono dei figli, sono la prima e più significativa “cellula della società”, su cui poggia tutto l’ordinamento umano, sociale e religioso. Come tale la famiglia deve essere riconosciuta e valorizzata, protetta e aiutata perché possa essere artefice di crescita e sviluppo di ogni società.

Penso, infatti, con viva riconoscenza al dono della mia famiglia. Essendo l’ultima di cinque sorelle e un fratello, ho potuto godere delle tante premure, esempi, affetto e sostegno che mi hanno poi accompagnato durante tutto il mio lungo cammino di servizio a Dio e alla missione. In questi giorni in cui ho celebrato il mio cinquantesimo di professione religiosa, è sempre stato vivo in me il ricordo del contributo della mia famiglia, nonché della mia comunità parrocchiale, per la piena realizzazione del progetto di Dio nella mia vita.

Infatti, la comunità parrocchiale, quale famiglia di famiglie o famiglia allargata, come viene concepita in modo speciale in Africa, si prende cura dei suoi figli e figlie che sono la più grande ricchezza. La famiglia è sempre la prima scuola di vita, dove possono sbocciare anche le vocazioni di speciale discepolato per un servizio all’umanità, che si esprime e realizza in modi e forme diverse, se trova il terreno fecondo per capire e cogliere l’invito di un nuovo: “Vieni e seguimi!”.

Le madri, in particolare, hanno sempre un ruolo specialissimo da compiere nella famiglia perché sanno intuire, capire, mediare, perdonare ed essere sempre ponti di riconciliazione e di pace.

Nei lunghi anni passati in Africa, ho potuto costatare in tante situazioni e contesti come sempre la presenza della donna contribuisca alla crescita della vita, mettendo in campo le sue capacità, talenti e intuizione di donna e di madre. Ed è proprio la donna che anche nella comunità cristiana ha un ruolo di vitale importanza. La Chiesa in Africa si sviluppa e cresce proprio grazie alla presenza e alla laboriosa creatività delle donne, che con le loro capacità e intuizioni materne sanno costruire la famiglia di Dio. Sono loro le madri generatrici di vita non solo biologica, bensì della vita in abbondanza trasmessa da Cristo alla sua Chiesa.

Sono sempre più convinta che, come nella famiglia naturale, anche nella Chiesa la presenza della donna/madre ha un posto e un ruolo specifico da compiere. Più che mai si sente oggi il bisogno che anche nella Chiesa il“genio femminile” così tanto proclamato e promosso dal Beato Giovanni Paolo II, deve essere maggiormente riscoperto e valorizzato se vogliamo parlare di una “Chiesa Madre” che si prende cura dei suoi figli. Chi più di della donna può presentare il “volto materno di Dio”, che non solo è Padre ma anche madre?

Nella Chiesa abbiamo avuto tante donne che hanno rivelato questo volto materno di Dio attraverso la loro testimonianza, come ha fatto una delle tante donne riconosciute dalla Chiesa come Santa Gianna Berretta Molla, che ha dato la sua vita per generare e far crescere un’altra vita.

Questo vuol dire essere madre oggi anche nella famiglia di Dio. Ma questo ruolo deve essere maggiormente riconosciuto e valorizzato anche dagli stessi pastori della Chiesa, che sono chiamati a cogliere i nuovi segni dei tempi e ad aprirsi a una maggior collaborazione, fiducia, apprezzamento nonché a favorire la presenza della donna nei vari ambiti della Chiesa e delle  comunità cristiane. Ruoli non solo operativi ma anche direttivi, di pensiero, di organizzazione e formazione senza aver paura della sua presenza e delle sue capacità.

Quanto sarebbe più ricca e più credibile la Chiesa se apprezzasse maggiormente la presenza del genio femminile nelle sue varie organizzazioni!

L’esempio di Cristo che ha incontrato ogni genere di donne e le ha apprezzate, valorizzate e inviate ad annunciare la vita vera che sboccia anche dalla sofferenza e dalla stessa morte, è molto eloquente e invita tutti noi a saper riscoprire in ogni donna e madre la figura di Maria, la donna per eccellenza, madre vera della Chiesa e dell’umanità. Maria invita ogni donna a essere madre della piccola chiesa domestica, madre delle comunità cristiane e madre della stessa Chiesa. Solo così potremo riscoprire come la famiglia può e deve essere considerata “il patrimonio principale dell’umanità”, come è stata definita da Benedetto XVI durante il discorso a Milano per l’apertura dell’Incontro Mondiale delle Famiglie.

Pubblicato il 03 giugno 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Noi donne oggi

Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata, è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Coordina una rete di 250 suore di 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza. Il presidente Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana.
Ha scritto con Anna Pozzi il libro "Schiave" (Edizioni San Paolo).

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