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Diritti umani, non basta una firma

Sbarchi a Linosa, scene di vita quotidiana tra gli immigrati.
Sbarchi a Linosa, scene di vita quotidiana tra gli immigrati.

Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite firmava a Parigi la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Per la prima volta nella storia dell’Umanità, venne prodotto un documento riguardante il mondo intero, dove tutti sono riconosciuti come persone, senza distinzioni di genere, razza, provenienza, lingua e religione.

Nel Preambolo della dichiarazione viene considerato prima di tutto il riconoscimento della dignità dı tutti i membri della famiglia umana e i loro diritti, uguali e inalienabili, che costituiscono il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo.

Eppure la Dichiarazione è tuttora disattesa in molti contesti e in troppe situazioni, perché non applicata o rispettata, se non addirittura perché apertamente violata. Purtroppo nel 64° anniversario di questo prezioso documento, assistiamo ancora oggi, sempre più di frequente, in svariati angoli di mondo, alla limitazione o alla totale negazione dei diritti umani in essa sanciti e ribaditi. Spesso si tratta dei diritti riguardanti le donne, del rıspetto che dovrebbe essere loro dovuto, della valorizzazione del loro ruolo nella famıglıa e nella società.

Ma penso anche a molte minoranze e al loro diritto a esistere come popoli nelle loro terre di origine; agli immigrati con il diritto di lasciare la loro terra per cercare lavoro e condizioni dı vita migliore altrove; ai richiedenti asilo alla rıcerca di un po’ di sicurezza in Stati democratici; a quanti sono perseguitati a causa della religione o in nome di un Dio che talvolta viene usato per giustificare i nostri interessi personali; nonché tutte le altre forme di violenza e discriminazione ancora esistenti in varie parti del mondo.

Riflettendo su ciò che ogni giorno sentiamo e vediamo nei nostri ambienti di famiglia e di lavoro non è difficile scoprire come questi diritti non siano spesso riconosciuti e garantiti neppure da noi. Infatti all’ Articolo 4 della Dichiarazione leggiamo: «Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù. La schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma».

Eppure la tratta delle schiave, specie di donne e bambini per sfruttamento sessuale, continua ad essere praticata nonostante sia stata definita dall’Onu un “crimine contro l’umanità” e continua a produrre benefici enormi per traffıcani senza scrupoli: oggi rappresenta il terzo business illegale al mondo, dopo il traffico di armi e droga. Ogni anno schiavizza milioni di persone, l’80 per cento donne e minori per una cifra d’affari globale che si aggira attorno ai 32 miliardi di dollari. Molte di queste persone trafficate continuano a soffrire e a morire sulle nostre strade, uccise dalle malattie, dagli incidenti, dai trafficanti o dai clienti, ma soprattutto uccise dalla nostra indifferenza.

Come Joy, uccisa a Novara all’età di 21 anni, Lillian morta a 23 anni per un terribile cancro, o Issi, deceduta due mesi fa al pronto soccorso per un ictus celebrale e ancora in attesa di una degna sepoltura. La comunità che l’aveva accolta e aiutata a spezzare le sue catene di schiavitù si sta organizzando per offrirle un loculo che accolga il suo giovane corpo usato e martoriato da tanti uomini, che hanno ucciso anche i suoi sogni e le speranze di un avvenire sicuro per se stessa e la propria famiglia.

Oggı, dunque, celebrare l’anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani ha senso solo se insieme continueremo a lavorare per riconoscere il dono della dignità, identità e libertà dı ogni persona così com’è stata pensata e voluta dallo stesso Creatore: “Fatta a sua immagine”.

Pubblicato il 10 dicembre 2011 - Commenti (1)

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Postato da Franco Salis il 11/12/2011 13:25

C’è una piccola osservazione da fare (piccola per modo di dire in effetti è una osservazione che pesa sul Vaticano e su monsignor Migliore (Migliore a chi?) e Lombardi come un macigno. Il diniego della firma contro le pene di omosessualità e peggio ancora le motivazioni addotte. “Gli stati che non riconoscono l’unione dello stesso sesso verranno messi alla gogna e oggetto di pressioni e successivamente,mons Lombardi ricorda “come altri 150 stati (vuoi vedere che sono tutti quelli che praticano la pena di morte, che bel confronto?) non abbiano aderito alla proposta, ma la proposta cerca di introdurre (questo è dietrologia) una dichiarazione di valore politico che si può riflettere in meccanismi di controllo in forza dei quali ogni norma che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale, può venir considerata contraria al rispetto dei diritti umani dell’uomo, in pratica il rischio paventato è che gli stati che non riconoscono le unioni gay vengano messi alla gogna e fatto oggetto di pressioni”. E’ UNA MOTIVAZIONE CHE HA UNA SUA RAGIONE D’ESSERE,MA È UN PERICOLO CHE SI DEVE CORRERE, pena incorrere in un pericolo molto ma molto più grande: IL DOMINIO SUL MONDO. “Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”(Matteo 13,24-30)». La bocciature della proposta di depenalizzazione: In soldoni cosa significa questo: Siccome io, Stato della Città del Vaticano di cui sono sovrano assoluto (meno male non detentore di “ius vitae necisque” non riconosco il matrimonio tra persone omossessuali (neppure io, che scrivo, in verità) non voglio correre il rischio di essere messo alla gogna. Forse che Gesù non ha detto “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli(Matteo 5,1-16). Ma a voi del regno dei cieli non importa ,importa quello di questo regno terreno sul quale volete e esercitare il potere, guarda a caso contro quanto detto da Gesù “ non è di questa terra il mio mondo”. Adesso altra osservazione: facciamo una scala dei valori. Chi vien prima La pena capitale per gli omosessuali, o il pericolo di essere “messi alla gogna”.. Avete per caso avanzato altra formulazione che faccia salva la vostra preoccupazione? Se si, ritiro tutto quello che ho scritto, se no, confermo tutto. Un’altra cosa, voi elevate un inno ai diritti umani, ma la Chiesa li ha li ha firmati? Umm!? la mia memoria vacilla, però temo di no. “ La Verità vi farà liberi “, liberi di esistere senza essere schiavi dei falsi idoli del sesso, del denaro, del potere, liberi per meglio affrontare le insidie del mondo con le sue ansie e le sue paure, liberi per meglio fronteggiare con l’aiuto di Dio Misericordioso le prove della vita che certamente non mancheranno, liberi per meglio sopportare le malattie e tutto ciò che di brutto ci offre il mondo. Lasciate che sia Dio misericordioso a fare questo non voi, potreste peccare di superbia Limitatevi a annunciare queste cose, ma astenetevi da fra porre strumenti giuridici. Buona Domenica

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Noi donne oggi

Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata, è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Coordina una rete di 250 suore di 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza. Il presidente Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana.
Ha scritto con Anna Pozzi il libro "Schiave" (Edizioni San Paolo).

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