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Il meraviglioso dono di Maris

Siamo in piena estate, tempo di riposo e di incontri con vecchi e nuovi amici, di contatti con la natura e di scoperta di luoghi e culture nuove, occasione di tante esperienze e conoscenze che arricchiscono il nostro bagaglio di vita che poi desideriamo condividere. Anch’io sento il bisogno di condividere una storia vera, che mi ha toccato profondamente. Una storia drammatica, ma anche di grande umanità e ricchezza.

La storia di Maris, che ha fatto un cammino di liberazione e guarigione, prima di morire a soli 36 anni. Il 16 luglio 2011 questa giovane donna nigeriana, vittima di tratta, è volata in cielo, dopo aver lottato contro un male incurabile. Ora continua a vivere attraverso i suoi occhi e il suo cuore che ha donato a chi ne aveva bisogno. Ma soprattutto vive ancora attraverso l’esempio del suo coraggio e della sua determinazione, che le hanno permesso di rompere le catene che la rendevano schiava per poi vivere da donna liberata anche l'esperienza difficile della malattia, senza mai arrendersi.

Cosciente del suo male, ha deciso di raccontare la sua storia vera per liberarsi dal macigno che si portava dentro da troppi anni. Storia che ha condiviso su Facebook e che immediatamente è stata letta da migliaia di persone. Dal suo stesso racconto stralcio alcuni passi salienti che costituiscono la trama della sua giovane vita, nonché della sua ricchezza e bellezza interiore che nemmeno la mafia è riuscita a distruggere.

Maris racconta: «Da piccola, alla periferia di Benin City, sognavo che il papà la smettesse di maltrattare mamma che era la sua seconda moglie. La mamma sopportava tutto pur di farci mangiare… Nove tra fratelli e sorelle, cinque dalla prima moglie e quattro dalla seconda, mia madre che doveva provvedere a tutti. Un angelo, la nonna materna, mi ha portato via da quell’inferno. Se non fosse stato per lei avrei subìto l’odiosa pratica dell’infibulazione come le mie sorelle. Questa grande donna mi ha fatto studiare pagando i miei studi fino al diploma. Finiti gli studi, sognavo l’Europa, e allora mio padre, per farmi contenta, mi ha “VENDUTA” in cambio di pochi dollari a dei “signori eleganti” e ben vestiti che mi hanno fatto arrivare in Italia (1995). Prima città Torino, e quei “signori eleganti” mi presero a forza e, alla presenza della mia prima madam, mi violentarono (ripetutamente per tre giorni di seguito), mi dissero che dovevo imparare il mestiere. Non avevo ancora compiuto i miei 21 anni».

Comincia così il calvario di Maris, che si trascina penosamente tra Italia e Spagna sino alla fine del 2003, quando, dopo aver pagato il suo debito, viene lasciata libera dai suoi sfruttatori. Ma ormai è malata ed esausta ed ha subito un intervento chirurgico in conseguenza delle tante violenze passate, che non le avrebbe più permesso di essere mamma. Nonostante tutto, Maris ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia. Per se stessa e per tutte le ragazze trafficate, vendute e sfruttate come lei.

Sì, cara Maris, mentre ti ringraziamo per il grande esempio e la forza che ci hai trasmesso e lasciato in eredità vogliamo augurarti la pienezza della felicità che ormai hai già raggiunto. Continua ad essere presente in mezzo a noi per continuare insieme a combattere la tratta di esseri umani, specie per sfruttamento sessuale, affinché più nessuna donna sia venduta e comperata, ma solo apprezzata e rispettata nella sua dignità.

P.S.: L’account su Facebook è: http://it-it.facebook.com/people/Maris-Davis-Joseph/100001332626392

Pubblicato il 16 agosto 2011 - Commenti (1)

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Postato da Salvatore Giovanni il 23/08/2011 15:05

Leggendo la triste vicenda di questa giovane straniera non si può non rimanere colpiti e commossi. Tuttavia, da cristiano libero dai lègami religiosi debbo necessariamente correggere chi ritiene che Maris, grazie alla donazione di alcuni suoi organi (cuore e occhi), continui a "vivere" in un certo qualsenso nella vita dei trapiantati: infatti, una volta che il corpo si è addormentato, l'anima e lo spirito si "distaccano" per congiungersi con Dio (se il defunto era un credente convertito), oppure per trasferirsi nell'Ades, il soggiorno temporaneo delle anime dei morti (Luca 16,26) che - si badi bene - non è un Purgatorio. Quindi, di Maris resta sicuramente il suo grande esempio di donna ferita che si impegna a fondo per contrastare la violenza e la schiavitù, ma non una "presenza" spirituale a motivo degli organi donati.

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Autore del blog

Noi donne oggi

Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata, è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Coordina una rete di 250 suore di 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza. Il presidente Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana.
Ha scritto con Anna Pozzi il libro "Schiave" (Edizioni San Paolo).

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