La figura di Giovanni Battista, che abbiamo incontrato la scorsa domenica in preparazione al Natale, mi ha offerto molti spunti di riflessione e confronto. Il Battista, uomo austero ma veritiero, non si presta a compromessi, specialmente con il potere, anche quando la verità detta senza sconti al potente di turno verrà pagata con la sua stessa vita.
Di fronte alle folle, che andavano da lui per farsi battezzare nel fiume Giordano e lo interrogavano su che cosa dovevano fare per prepararsi all’attesa del Messia, rispondeva con toni forti e chiari: «Convertitevi». Una folla composta di gente semplice lo seguiva affascinata dalla testimonianza della sua vita e dalla sua predicazione. Molti chiedevano che cosa avrebbero dovuto fare per convertirsi. Lui rispondeva semplicemente di condividere il poco che avevano, vestiario e cibo, con chi ne era privo, mettendo in risalto l’importanza della condivisione e della solidarietà.
Agli esattori delle tasse, i cosiddetti i pubblicani, diceva invece di non esigere più di ciò che era stato fissato dalla legge, mentre ai soldati intimava di non maltrattare e di non estorcere niente a nessuno, accontentandosi delle loro paghe.
Risposte assai eloquenti e quanto mai attuali, anche in questo difficile momento sociale e politico che sta attraversando il nostro Paese. La cronaca di questi ultimi mesi è infarcita di notizie riguardanti la corruzione e l’appropriazione illecita di beni comuni da parte di pubblici funzionari, scelti per essere i garanti della giustizia e del bene comune.
Ancora una volta la Parola di Dio, sempre attuale in ogni tempo, interpella ciascuno di noi e ci invita a rivedere le nostre posizioni, i nostri doveri, i nostri impegni assunti come cittadini prima ancora che come cristiani o seguaci di altri credi o religioni. Questa è la buona novella che ancora oggi più che mai abbiamo bisogno di ascoltare e ricordare, ma soprattutto vivere nei nostri rapporti quotidiani. Lasciamoci interpellare da questa Parola, che ci aiuterà a ritrovare la via della giustizia e dell’onestà, che porterà equilibrio e saggezza nella nostra vita quotidiana e ancor più nel nostro operare all’interno della società e a servizio degli altri.
A Natale non basta offrire briciole di elemosina per tranquillizzare la nostra coscienza, o ripetere che dobbiamo essere tutti più buoni e solidali. Dobbiamo invece avere il coraggio di restituire ciò che abbiamo sottratto e sperperato vergognosamente ai banchetti del “ricco epulone”, mentre tanti poveri “Lazzari” sostano alle nostre porte, chiedendo aiuto e protezione, solidarietà e giustizia.
In questi giorni di attesa del grande evento del Natale dobbiamo chiederci che cosa fare per prepararci ad accogliere il Messia. Scopriremo che tutti siamo chiamati a condividere con tanti fratelli e sorelle meno fortunati il senso vero e la gioia del Natale, che non è fatto solo di regali, cenoni o viaggi. Il Natale è innanzitutto un’occasione per rivedere la nostra vita e le nostre relazioni, doveri e responsabilità. Ogni anno il Natale viene a ricordare alla nostra umanità smarrita e confusa che ciascuno di noi deve avere il coraggio di mettersi in questione.
Quest’anno penso soprattutto ai giovani e a tutte le persone sfiduciate, stanche e senza prospettive di un futuro degno di essere vissuto con dignità. Rivedo in loro, con sgomento e compassione, lo smarrimento e la confusione, e soprattutto la mancanza di speranza. E condivido la delusione nei confronti di tutti coloro che ancora oggi detengono il potere, abusando del loro ruolo e della nostra fiducia, dimenticando che questo potere non è stato dato loro per il perseguimento di interessi personali, ma per provvedere al vero bene comune, con particolare attenzione per i più deboli e indifesi.
Di fronte allo squallido scenario dei nuovi pubblicani di oggi, Giovanni Battista alzerebbe di nuovo la sua voce forte per denunciare e condannare: «Non ti è lecito!». Sì, non ti è lecito impadronirti delle risorse pubbliche, per soddisfare la tua sete di potere e di guadagno. Non ti è lecito tradire la fiducia ricevuta dai cittadini per impadronirti del loro risparmi e del loro lavoro. Non ti è lecito sciupare le risorse destinate ai più poveri per arricchirti in modo indebito e scandaloso.
Si parla tanto di crisi economica, ma dovremmo avere il coraggio di parlare anche di grave crisi di valori, di povertà culturale, di mancanza di senso della comunità, dell’uguaglianza, dell’onestà, del dovere, del rispetto e della parola data.
La vita quotidiana è fatta di impegno e di fatica, di onestà sul lavoro e di attenzione all’altro, di rispetto dell’ambiente e di ciò che è di uso pubblico.
Quale esempio stiamo dando ai nostri giovani? Che futuro stiamo preparando per loro? Che testimonianza e che modelli stiamo offrendo nel nostro vivere quotidiano?
In quest’epoca buia, si intravvedono tuttavia anche delle speranze. Sono le molte esperienze di chi continua a offrire testardamente la propria testimonianza di vita, fondandola non sul guadagno o sul prestigio, bensì sull’amore vero, nutrendosi di valori veri e autentici, senza chiedere nulla in cambio. Ci sono ancora moltissime persone che non hanno bisogno di auto blu e scorte per proteggersi, ma che sanno rischiare e donare gratuitamente la loro vita con e per i poveri, pagando di persona. Tra questi ci sono le migliaia di volontari, religiosi e religiose, che in modi diversi operano in quel mondo sempre più vasto che ci sta accanto di persone deboli e vulnerabili.
Possa il Natale offrire ancora motivi di speranza e consolazione a tutti coloro che hanno smarrito la stella che voleva guidarci verso l’incontro con un Bambino nella grotta di Betlemme. E che gli angeli possano ancora cantare: «Pace agli uomini di buona volontà». Allora il Natale avrà ancora un significato vero per tutti noi.
Pubblicato il 19 dicembre 2012 - Commenti (0)