Da circa nove anni l’Ufficio “Tratta donne e minori” dell’Unione
delle superiore maggiori d’Italia (USMI) è presente al CIE di Ponte Galeria,
dove centinaia di immigrati sono in attesa di identificazione ed espulsione
perché privi di documenti.
Un gruppo di una ventina di religiose di diverse Congregazioni
e nazionalità visita settimanalmente il reparto riservato alle donne per
offrire una presenza di consolazione e di speranza, in quella situazione così
difficile e dolorosa. Specialmente a durante questo periodo di feste.
Queste donne, sempre oltre il centinaio, vedono il
proprio sogno migratorio frantumarsi e
subiscono l’umiliazione di ritornare a casa a mani vuote, invece di continuare
ad aiutare la famiglia, come avevano cercato di fare venendo in Italia.
Purtroppo molte di queste giovani donne, specialmente le nigeriane e quelle provenienti
dall’Europa dell’Est, sono spesso anche vittime della terribile tratta di
esseri umani sia per sfruttamento lavorativo ma soprattutto per sfruttamento
sessuale. Sono gli anelli più deboli di una terribile catena di schiavitù che
tiene soggiogate milioni di giovani vittime ingannate, trasportate nei Paesi di
“consumo”, messe sul mercato del sesso, da cui è difficile sganciarsi per ricostruirsi
una nuova vita.
Nel Centro di Ponte Galeria, come in tutti i Cie
d’Italia, gli ambienti sono di uno squallore indescrivibile. Non esistono
luoghi di aggregazione e le giornate trascorrono nella più totale inerzia.
Terribile per giovani piene di vita, costrette a passare lunghe ore sdraiate
sul letto, a volte in preda alla disperazione, sognando un futuro di libertà e
normalità. L’unico momento della settimana che fa la differenza è la presenza
delle suore il sabato pomeriggio.
Le incontriamo in gruppetti a seconda della
loro provenienza e conoscenza della lingua, per stare con loro, ascoltare le
loro storie, far uscire la loro rabbia e offrire un momento di riflessione e di
preghiera, con canti e letture che richiamano la ricchezza e bellezza delle
loro culture e tradizioni.
Uno dei momenti più belli e significativi, che si
ripete ogni anno, è stata certamente la celebrazione del Natale, attraverso un
momento di preghiera ecumenica, con canti in varie lingue e un momento di festa
per tutte.
Anche quest’anno si è ripetuta questa celebrazione, giacché Gesù vuole nascere anche nel Cie di Ponte Galeria,
in un ambiente non molto diverso da
quello in cui è nato duemila anni fa, in una stalla di Betlemme.
Celebrare il
Natale con le ragazze e le donne che sono a Ponte Galeria è sempre
un’esperienza unica e toccante. Un’esperienza di vita, gioiosa e dolorosa, al
tempo stesso. Gioiosa, perché permette di donare la gioia di Betlemme a chi non
ha nulla. Dolorosa per il dramma che vivono queste ragazze, lontane dal loro
Paese e dalle loro famiglie, dal loro mondo giovanile e dagli affetti più cari.
È in questa atmosfera che siamo
tornate quest’anno a Ponte Galeria, con una quindicina di suore. Abbiamo
incontrato una settantina di donne, pronte a riunirsi nella sala mensa per
celebrare insieme il Natale e cogliere il suo messaggio di gioia, di pace, di
condivisione e fratellanza: i doni che il Redentore vuole donare ancora ai
poveri, agli ultimi, agli emarginati.
Quest’anno ci ha
profondamente colpito l’annuncio della
nascita di Gesù proclamato in ben dieci lingue: italiano, spagnolo,
portoghese, inglese, francese, russo, ucraino, rumeno, albanese, e infine in
cinese. Dopo l’annuncio della Parola, i canti e
le preghiere, ogni ragazza si dispone a preparare la culla dove deporre il
Bambinello.
Purtroppo non hanno nulla all’infuori delle mani aperte e vuote
dove possono ricevere e contemplare un
Bambinello splendente di luce. Le donne non possiedono nulla qui
al Cie. Hanno solo la loro storia personale, fatta di violenze subite, a volte
di ferite profonde incise nel cuore.
Sicuramente il
piccolo Gesù va volentieri da loro, per santificare e sanare le loro vite
distrutte. Vita che rimane ugualmente e sempre un dono di Dio. Questo momento è
sempre vissuto dalle donne e anche da noi con molta commozione.
Al termine della
celebrazione ecumenica, è seguito il momento di festa con l’arrivo di Babbo Natale
che distribuisce a tutte doni utili e graditi: una grande borsa, una tuta
calda, vestiario e abbigliamento intimo, nonché dolci tipici di Natale insieme
a un bellissimo peluche, donato dagli alunni di due scuole: Marymount di Roma e
da un Liceo statale di Ariccia.
Il tutto distribuito tra tanta allegria, con
musica e canti natalizi. Solo in questa condivisione il Natale ha senso.
Ancora oggi il
Piccolo Bambino si fa presente nelle “stalle” odierne, per portare un messaggio
di gioia e di pace, proprio come duemila anni fa, quando aveva sperimentato il
rifiuto dell’accoglienza nei palazzi dei potenti, giacché anche oggi, come
allora, “non c’è posto per Lui nell’albergo”.
Pubblicato il 24 dicembre 2011 - Commenti (0)