UJn'immagine scattata nel Cie di Ponte Galeria.
Dal mese di marzo del 2003, un gruppo di religiose di diverse congregazioni e provenienti da vari Paesi - e dunque con differenti lingue materne - ogni sabato pomeriggio visita il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria, nei pressi di Roma, che può ospitare circa 180 donne in attesa di rimpatrio perché senza documenti.
Da parecchi mesi suor Giulia, una giovane religiosa nigeriana, era parte di questo gruppo organizzate dall’Ufficio “Tratta donne e minori” dell’USMI. Durante un raduno della sua congregazione, la Madre Generale le chiede di condividere il servizio che svolge tra queste donne immigrate in attesa di espulsione. Suor Giulia risponde semplicemente: «Madre, a Ponte Galeria noi facciamo come Maria sotto la Croce». Alla domanda di ulteriore spiegazione suor Giulia aggiunge che anche noi, come Maria, non riusciamo a cambiare la situazione di tante donne che vivono l’esperienza della sofferenza e della croce perché non vogliono tornare a casa a mani vuote, costrette a vivere il fallimento del loro progetto migratorio iniziato per aiutare la famiglia. Ma anche noi siamo lì, tutti i sabati, per offrire una presenza materna di conforto.
Nei tanti luoghi di dolore, creati dall’uomo stesso, come lo fu il Calvario, anche il silenzio e la presenza possono avere un valore umano e cristiano. Allora ha senso che il Venerdì Santo 2011, uniti a tutti i crocifissi della storia e della società, una ventina di religiose abbia passato i cancelli e i controlli carcerari per ripercorrere con le oltre cento donne di diverse nazionalità, attualmente presenti nel Centro di Ponte Galeria, il cammino della Via Crucis.
Per coinvolgerle abbiamo preparato una riflessione di sei stazioni, una lingua per ogni stazione, dove le donne si alternano nelle letture, nei canti e nelle preghiere. La venerazione e il bacio della croce è sempre un momento molto toccante e commovente, durante il quale le donne entrano in sintonia con la sofferenza di quel Cristo che ha assunto su di sé ogni sofferenza, paura, abbandono e disprezzo, giacché lui ha vinto il mondo proprio attraverso la sua morte.
Ma la morte non ha l’ultima parola. Al di là della sofferenza, del peccato e della morte stessa si intravede la gloria della resurrezione. Lui ha spezzato le catene di tutte le schiavitù, oppressioni, ingiustizie, discriminazioni e sfruttamenti di ogni tipo. E alla fine del percorso dei nuovi Colossei, creati anche oggi dai nostri stessi sistemi di vita, ci sarà l’incontro con il Risorto come lo è stato per la Maddalena, che lo cerca al sepolcro ormai vuoto. Si sente chiamata per nome, Maria, lo riconosce e lo chiama Maestro.
A lei, come a tante altre donne che vivono situazioni di sofferenza ed esclusione, questo annuncio si ripete ed insieme viene dato loro il mandato di andare e annunciare che Lui non è morto ma vive. Il primo annuncio della resurrezione che ha sconvolto e cambiato il corso della storia dell’umanità viene dato proprio a una donna. Possa questo annuncio di speranza e liberazione realizzarsi per tutte le persone che soffrono e sperano in un futuro di pace e armonia dove i diritti e la dignità di ogni persona venga rispettata e valorizzata.
Allora per tutti noi il Venerdì Santo è già preludio della Pasqua di Resurrezione ed insieme potremo annunciare che Cristo è Vivo ed è ancora presente in mezzo a noi.
A tutti i lettori gli auguri più sinceri e cordiali di Buona Pasqua.
Pubblicato il 24 aprile 2011 - Commenti (0)