04
apr
Ricordando Giovanni Paolo II
In questi giorni si è tornati a parlare molto di Papa Giovanni Paolo II nell’anniversario della scomparsa (21 aprile) e in vista della sua beatificazione (primo maggio). Anch’io vorrei rendere omaggio a questo grande Padre e Maestro, ricordando con gratitudine il suo rispetto per ogni donna, quella forte e quella debole, quella emancipata e quella sfruttata.
Il suo insegnamento autorevole lo possiamo trovare in moltissimi documenti emanati durante il suo lungo pontificato, ma in modo particolare lo cogliamo nella Lettera apostolica “Mulieris Dignitatem” per l’Anno Mariano del 1988 in cui ci ricorda che: «La dignità della donna si collega intimamente con l'amore che ella riceve a motivo stesso della sua femminilità ed altresì con l'amore che a sua volta dona».
Nella “Lettera alle Donne” del 1995, in occasione della Conferenza di Pechino, dice: «Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani». Nella stessa Lettera non ha mancato di condannare fortemente chi vuole distruggere questa dignità: «È ora di condannare con vigore, dando vita ad appropriati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che non di rado hanno per oggetto le donne. In nome del rispetto della persona non possiamo altresì non denunciare la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità, inducendo anche ragazze in giovanissima età a cadere nei circuiti della corruzione e a prestarsi alla mercificazione del loro corpo».
Giovanni Paolo II non solo ha insegnato con le parole il rispetto della dignità della donna, denunciando l’abuso e la mercificazione del corpo femminile, ma ha anche promosso gesti concreti di incontro con le vittime di questo sfruttamento. Diversi sono i ricordi che affiorano alla mia mente. Innanzitutto, l’incontro in piazza San Pietro, durante l’anno santo del grande Giubileo, con una giovane donna malata di Aids, accompagnata da don Oreste Benzi, e la carezza del Papa mentre lei lo supplicava di liberare dalla strada tutte le donne e particolarmente le minorenni.
Inoltre, voglio ricordare il Battesimo di una giovane mamma in San Pietro, durante una delle veglie pasquali, quando all’offertorio la donna ha presentato al Santo Padre la sua creatura, frutto di tanta violenza e sofferenza, ma anche di riscatto e liberazione; la bimba dormiva e il Papa cercava di scuoterle la testina per svegliarla, guardarla negli occhi e benedirla.
Infine, l’incontro durante l’ultima udienza prima della malattia concessa a tre giovani vittime di tratta, accompagnate da una bambina, da un’operatrice e dalla sottoscritta.
Quella mano che toccava e benediceva, quegli occhi che fissavano i nostri volti erano più eloquenti delle parole che non riusciva più a pronunciare. Quest’ultimo incontro con la sua benedizione è stato per noi un testamento da custodire e tramandare. Ancora oggi ci piace ricordarlo come Padre e chiedergli che “dalla finestra del paradiso” continui a benedire, aiutare e consolare tutte le donne che ancora oggi e in tanti modi subiscono violenza, sfruttamento, disprezzo e umiliazione. Grazie Beato Giovanni Paolo II.
Pubblicato il 04 aprile 2011 - Commenti (1)