Nella squadra del nuovo governo guidato da Enrico Letta, abbiamo accolto con gioia e soddisfazione la nomina di sette donne scelte per coprire dicasteri di particolare rilevanza. Ci auguriamo che sappiano mettere a servizio del Paese le loro doti e capacità di donne aperte al nuovo e al diverso. La loro presenza, competenza e sensibilità di donne impegnate nel sociale faranno certamente la differenza, in un Paese che ha tanto bisogno di speranza.
Ora è il momento di voltare davvero pagina, una pagina triste e vergognosa, giacché abbiamo tutti perso in credibilità e fiducia. C’e’ quindi bisogno di lasciare da parte dispute e polemiche, divergenze e differenze per far emergere non tanto gli interessi di parte o di partito, bensì ciò che tutti auspicano come il “vero bene comune”, per creare una società più unita e coesa. Ci auguriamo che la presenza e le capacità di queste donne, nei loro diversi ruoli, possa smussare le tensioni e i conflitto, e possa aiutare a creare un governo più equo, umano e aperto alle esigenze di un mondo in costante evoluzione, bisognoso di stabilità e di comunione.
Tra i volti e i nomi nuovi al governo vi è l’olimpionica Josefa Idem, ministro per le Pari opportunità e lo Sport e Cécile Kyenge, ministro all’Integrazione, entrambe nate fuori dall’Italia. Entrambe hanno alle spalle esperienze diverse come origine, provenienza, impegno e ruoli ricoperti; sono però accomunate dall’esperienza della migrazione, con le sue ricchezze e opportunità, ma anche con le difficoltà e i pregiudizi che ancora persistono nella nostra società.
I missionari come me, che hanno vissuto e lavorato in altri Paesi, conoscono molto bene queste esigenze e difficoltà insieme alla ricchezza dello scambio, dell’accoglienza, della scoperta di valori umani fatti di relazione e di comunione, di accoglienza e di rispetto.
Ecco perché la scelta di Cécile Kyenge quale nuovo ministro dell'Integrazione ci ha favorevolmente sorpreso, per le sue scelte e i suoi principi, nonché per il desiderio di lavorare per un vero cambio di mentalità, tenendo presente la situazione che l’Italia sta vivendo in questo momento.
Gli immigrati, oggi, in un Paese che sta invecchiando rapidamente, non sono da considerarsi un peso e tanto meno un problema, bensì sono una grande risorsa da apprezzare e valorizzare. A questo proposito, Cécile Kyenge ha le idee chiare e afferma che: «La società civile in questo momento chiede a gran voce una nuova legge sulla cittadinanza e sulle politiche sociali, sul superamento dei Cie per ricondurre i centri al trattenimento limitato e temporaneo, con lo scopo di identificare lo straniero, nonché l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina».
Il nuovo ministro dell’Integrazione ritiene necessario ripensare anche le modalità di ingresso in Italia per lavoro affinché gli immigrati siano più stabili, meno ricattabili e soggetti a varie forme di sfruttamento lavorativo. Tutto questo in piena sintonia con quanto ha affermato Papa Francesco il Primo maggio: «Quante persone, in tutto il mondo - ha detto il Pontefice - sono vittime di questo tipo di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve essere il lavoro a offrire un servizio alle persone perché abbiano dignità. Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il lavoro schiavo».
Pubblicato il 03 maggio 2013 - Commenti (1)