25
ott

Work-life balance e stabilità familiare

Il gruppo parlamentare di lavoro sulla famiglia (parliamo del Parlamento Francese) composto dai parlamentari dell'UMP, il partito di centro-destra che ha come suo leader il Presidente Sarkozy, ha recentemente pubblicato un documento ricco di riflessioni e di poposte, nate dall'incontro con la società civile e le associazioni familiari francesi.


Il documento (lo potete trovare online qui, nella versione integrale francese) parte dalla difesa della famiglia come istituzione e intende promuovere una politica familiare che sostenga la stabilità e la "durabilità" della famiglia, intesa come un bene per l'intera società. 

Questo documento nasce in seno a una discussione tutta francese sulla riforma del fisco, che attualmente è a base familiare e che alcuni partiti legati alla sinistra francese vorrebbero ricondurre su base individuale. Oltre a trattare di questioni fiscali, il documento affronta però in modo compiuto alcune questioni base di politica familiare, come appunto la questione della conciliazione famiglia-lavoro.

La conciliazione famiglia-lavoro è considerata infatti come un aspetto fondamentale per costruire il benessere delle famiglie, partendo dalla considerazione che, sebbene per lungo tempo sia stata trattata come una questione di pari opportunità al femminile, sempre più uomini si dimostrino propensi ad occuparsene. Accanto alla questione dei servizi per la prima infanzia, la promozione di politiche di conciliazione famiglia-lavoro è considerata dunque come fondamentale nella costruzione del benessere familiare.

Le proposte presentate partono dalla considerazione della questione del tempo familiare, sempre più ridotto all'osso, e della sempre maggiore mobilità richiesta ai lavoratori. Si fa anche accenno al fatto che la promozione di politiche di conciliazione a livello aziendale aumenti il livello di benessere dei lavoratori, e quindi la produttività, e anche la presenza stessa dei lavoratori in azienda.

Viene anche difesa la libertà di scelta del part-time (ricordiamo che in Francia la scelta del part-time è stata promossa con sovvenzioni sia alle aziende sia alle famiglie, sebbene questa politica abbia suscitato non poche polemiche) e la libertà di scelta della cura materna nei primi anni di vita. Nonostante queste politiche familiari estremamente generose, dobbiamo ricordare che la Francia è anche uno dei Paesi con il più alto tasso di lavoro femminile (a differenza per esempio della Germania). Viene inoltre sottolineato come, secondo un recente sondaggio, 3 lavoratori su 4 in Francia dichiarano che il proprio datore di lavoro non si occupa di implementare politiche aziendali di conciliazione famiglia-lavoro, nonostante a livello nazionale sia stata elaborata e diffusa la Carta della genitorialità, un documento per l'introduzione di buone prassi aziendali sul tema della conciliazione famiglia-lavoro.

Ed ecco, in sintesi, le proposte lanciate nel documento UMP sulla conciliazione tra vita familiare e vita professionale:
1. Impossibilità a rifiutare un giorno di congedo parentale al padre che desideri accompagnare la moglie agli esami durante la gravidanza;

2. Diffondere la Carta della genitorialità e renderla parte della contrattazione triennale, secondo il codice di diritto del lavoro francese;

3. Rendere frazionabile e utilizzabile il congedo parentale fino al compimento dei 15 anni del proprio figlio;

4. Creare una sorta di "Banca familiare delle ore", che ogni lavoratore può iniziare a costruire su base individuale e può poi utilizzare in caso di necessità familiari;

5. Istituire il diritto alla formazione obbligatoria durante il congedo parentale;

6. Prevenire e evitare con appositi strumenti i licenziamenti a causa della maternità;

7. Sostenere gli investimenti, da parte dei genitori, nell'educazione dei propri figli.



Foto: Amy Simple Life

Pubblicato il 25 ottobre 2011 - Commenti (0)
12
ott

La felicità? E' profittevole

Mi sono capitati tra le mani due articoli interessanti e speculari sul lavoro, che riprendono alcuni temi che ho affrontato ultimamente riguardo il senso del lavoro e il piacere intrinseco che si prova (o, meglio, si dovrebbe provare) lavorando.


Il primo è il commento di Gramellini (La Stampa di oggi) sui 900 dipendenti Alitalia che vorrebbero "felicemente" scivolare in un lungo in pre-pensionamento. Cito la chiusa del commento, che mi sembra efficace:

Io so che quelli della generazione di mio padre cominciavano a morire il giorno in cui andavano in pensione. Forse esageravano nel mettere il lavoro al centro della loro vita. Ma trovo più triste che oggi lo si consideri solo una fonte (sempre più magra) di sostentamento. Una trappola da cui scappare al più presto, con il sottile egoismo di chi utilizza privilegi che saranno negati a quelli che verranno dopo di lui.

Il secondo, di segno diamentralmente opposto, riguarda invece il rapporto tra felicità e lavoro. Si tratta di un articolo pubblicato online su topemployers, in inglese - particolarmente interessante perché mette in relazione felicità, profitto e politiche di conciliazione famiglia lavoro (che per la verià vengono indicate come politiche di work-life balance, ma accontentiamoci :). 

Nella prima parte di questo articolo, Creating a Happy Workforce (che in italiano, letteralmente, sarebbe Avere dei dipendenti felici), l'Autore si sofferma in particolar modo sul legame tra felicità e lavoro, partendo dalla constatazione che "avere un lavoro nel quale è possibile crescere professionalmente, nel quale si è apprezzati e nel quale è possibile realizzare obiettivi significativi è giudicato tanto importante quanto avere una buona vita sessuale, una famiglia stabile e buoni amici". Come dire, dunque, che l'investimento di significato in ambito lavorativo è una dimensione fondamentale del lavoratore.

Rifacendosi alle più recenti critiche ai sistemi di misurazione del benessere dei Paesi (il PIL), la ricerca vuole dimostrare che non c'è contraddizione tra felicità e produttività. Come assunto della propria impostazione metodologica l'Autore dell'articolo prende in considerazione due concetti cari alla psicologia del lavoro:

1.Il concetto di flow (letteralmente, corrente) caro alla psicologia positiva, che consiste sostanzialmente in uno stato mentale di totale immersione in ciò che si sta facendo. Tale stato mentale è generalmente associato al piacere riguardo a ciò che si sta facendo, e la felicità sarebbe dunque il risultato di tale coinvolgimento e del risultato che ne consegue (il compiacimento...).

2. A completamento di quanto appena detto, è necessario aggiungere il concetto di significato, sviluppato da Jonathan Haidt: è necessario che, oltre a sperimentare tale compiacimento, il lavoratore possa vedere in modo chiaro la connessione tra ciò che sta facendo e "risultati significativi" del proprio lavoro (nell'articolo non è specificato, ma io aggiungerei che tali risultati devono essere visti sia a livello macro, cioè aziendale, sia a livello micro, cioè personale).

Partendo da queste considerazioni, lo studio mostra come investire in formazione, crescita professionale e politiche di work-life balance renda l'azienda maggiormente profittevole. La seconda parte dell'articolo analizza i modelli di analisi e di misurazione per implementare tali misure.

Due storie, due mondi, un abisso in mezzo. Ma rimane forse la necessità di restituire significato al lavoro quotidiano, sia attraverso un'operazione più propriamente culturale, sia attraverso nuove politiche di gestione del personale in tante aziende italiane.

Pubblicato il 12 ottobre 2011 - Commenti (0)
10
ott

Famiglia: santificare il lavoro per fare festa

Domenica scorsa sono stata a Modena, al Quarantunesimo Convegno Sposi organizzato dall'Ufficio Famiglia della Diocesi di Modena - Nonatola. Il titolo dell'incontro era decisamente impegnativo, Famiglia: santificare il lavoro per fare festa!! e, come spesso accade, il tema - lavoro ha suscitato un ampio dibattito tra i partecipanti.

Clicca qui e leggi il testo della relazione
Questo incontro mi ha dato però la possibilità di riflettere su come anche la possibilità di fare festa, di santificare il proprio lavoro, sia elemento fondamentale nella capacità di restituire senso al proprio lavoro - e sulla capacità di restituire il senso del nostro lavoro ai nostri figli o al nostro coniuge.

A volte temo sia proprio questa mancanza di senso che rende così difficile conciliare famiglia e lavoro. Qui trovate la mia relazione.

Pubblicato il 10 ottobre 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Famiglia e Lavoro

Lorenza Rebuzzini

Laureata in filosofia, mamma di due bambini, per me la conciliazione famiglia-lavoro è pratica quotidiana e oggetto di riflessione da quando, nel 2005, inizia la mia collaborazione con il Cisf per il Nono Rapporto Cisf su Famiglia e Lavoro. Qui riprendo le fila del discorso...

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