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Schwazer e la morale del web

Alex Schwarzer, l’atleta escluso dalle olimpiadi per doping, ha affermato inizialmente di essersi procurato l’Eritropoietina, una proteina che stimola la produzione di globuli rossi, tramite Internet. Ha poi cambiato versione affermando, comunque, che aveva usato la Rete per informarsi su come procurarsela. Difficile credergli, pochi sono disposti a pensare che abbia agito in modo tanto dilettantesco. In ogni caso tutto è possibile.

Al di là degli sviluppi che emergeranno da questa vicenda per fare ulteriore chiarezza, va rilevato un meccanismo che si insinua spesso nella mente dei cybernauti: ciò che è possibile può diventare anche lecito. Alcuni fatti gravi capitati all’interno di scuole superiori del Nordest con cui sono venuto a contatto, ad esempio, hanno fatto emergere come l’aver letto informazioni in Rete e aver condiviso progetti malsani con altri utenti abbia in qualche modo sospeso il giudizio morale sull’azione da compiere.

Non sembra trattarsi solamente di un fenomeno legato alla crescita che coinvolge gli adolescenti, basti pensare a quanti tradimenti coniugali si consumano in Rete per comprendere che il confine tra il possibile e il lecito è diventato una sottile membrana permeabile.


Le cronache locali riportano spesso notizia di sportivi che hanno assunto sostanze dopanti acquistate attraverso in web e recapitate direttamente a casa in un pacco anonimo e poi sono stati traditi dall’uso dilettantesco che ne hanno fatto e sono finiti in un letto d’ospedale.

In Rete si trova di tutto: da come costruire un ordigno artigianale a come abortire senza far sapere nulla alla propria famiglia. Informazioni che fino a qualche anno fa richiedevano una soglia di accesso discretamente alta e che ora sono alla portata di tutti.


Forse andrebbe fatto qualche passo ulteriore nella formazione delle giovani coscienze. Chi ha l’arduo compito di formare, educare, sostenere, allenare altre persone tenga presente che i contenuti della Rete possono contribuire ad abbassare le soglie della coscienza, il cervello fa il resto. Proprio per questo è bene che qualcuno ci ricordi lucidamente che non tutto ciò che è facilmente accessibile e condiviso diventa automaticamente lecito.

Pubblicato il 09 agosto 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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