04
giu
Da “veterano” delle Giornate mondiali dei giovani, eventi per alcuni aspetti analoghi al mega raduno di Bresso, continuo a chiedermi: dov'è sparito il milione di persone che era radunato sulla pista dell'aeroporto milanese?
Dissolti in poche ore, lasciando pochi residui del loro passaggio.
C'era lo stesso numero di persone che ha partecipato alla Gmg di Colonia nel 2005, eppure non sembra si sia registrato nessuno dei pesanti inconvenienti che hanno caratterizzato quel raduno mondiale: nessun tappo di folla, deflusso ordinato e fluido verso le stazioni della metropolitana e i 4000 pullman parcheggiati ordinatamente attorno all'area della celebrazione domenicale. Forse è stato diverso il senso di responsabilità dei partecipanti, diverso il tempo di permanenza, diversa la modalità di accesso e deflusso, in ogni caso la cosa ha dello stupefacente. Complimenti all'organizzazione, la macchina ha funzionato davvero bene!
L'Incontro mondiale delle famiglie ha avuto un senso davvero compiuto per chi ha potuto partecipare come convegnista a tutto il percorso, accoglienza nelle famiglie compresa.
Gli altri hanno assaporato un frammento, un singolo evento che li ha proiettati, però, in una dimensione di Chiesa aperta e accogliente che sa abitare piazze e stadi e si è dimostrata meno rigida di quanto ci si aspettava. «La prima sensazione che ho provato con mia famiglia - mi confida Renato, 46 anni della provincia di Vercelli - è stata la delusione. Ci siamo messi in viaggio per partecipare alla veglia del sabato sera, ma siamo capitati in un settore lontano dal palco e il Papa non l'abbiamo visto nemmeno passare all'inizio: tanto valeva vederla da casa, in tv. Le parole di Benedetto XVI sulla crisi e sull'accoglienza dei divorziati mi hanno scaldato il cuore e ho cambiato idea. I figli, poi, hanno fatto conoscenza con altri ragazzi conosciuti al momento. Alla fine della veglia si sono messi a ballare e non volevano più venir via».
Peccato, mi vien da dire, per i movimenti che hanno sempre un loro momento di raduno dedicato all'interno di questi grandi eventi. Certo capisco sia piacevole e importante incontrarsi tra di loro, guardarsi in faccia, ascoltare le proprie guide, celebrare con il proprio stile. Il messaggio che passa all'esterno, però, è che l'esperienza di Chiesa fatta con gli altri fedeli fuori dal movimento non sia sufficiente e ci sia un di più al quale non è possibile rinunciare.
Tra le varie testimonianze ascoltate in questi giorni mi ha colpito quella del gruppo musicale “The Sun”, quattro artisti che si sono esibiti a Bresso prima dell'arrivo del Papa sabato pomeriggio. Non hanno la faccia da giovani dell'oratorio, eppure le loro canzoni puntano il dito verso l'alto, parlano della vita dopo la vita, dell'importanza della fede nel percorso di questa esistenza. Sono maledettamente credibili, perchè assolutamente veri. Stringono tra le mani un contratto triennale con la Sony Music Italy e vogliono bene a questa Chiesa che hanno riconosciuto come ambiente vitale dopo aver cercato la felicità per tutt'altre strade. E il loro cambiamento è partito proprio dalla famiglia, come raccontano pubblicamente con la forza della semplicità.
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04 giugno 2012 - Commenti
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03
giu
I cancelli della spianata di Bresso si sono aperti alle 4 del mattino e c’era già una piccola folla in attesa. Le poche centinaia di persone che hanno deciso di trascorrere la notte all’aperto sono state radunate in un settore vicino al palco. Tra la folla che ha occupato i contano tante famiglie ma anche pellegrini che desiderano condividere questo momento di preghiera con un’assemblea così vasta e con il Santo Padre.
Chi ha vissuto veramente in pieno l’esperienza dell’incontro sono le famiglie giunte a Milano sin dall’inizio della settimana, ospiti delle famiglie del luogo, che hanno gustato l’accoglienza e sperimentato il confronto con coppie provenienti da ogni paese del mondo. Ce lo conferma la coppia responsabile della pastorale familiare di Grosseto che ha provocato anche un consistente cammino di preparazione prima dell’evento. «L’ospitalità nelle famiglie è stata straordinaria – spiegano Giulio e Angela Borgia, responsabili dell’Ufficio diocesano e delegati a partecipare al congresso internazionale- per noi è stato importante vivere l’intera esperienza di scambio e dialogo di cui questa celebrazione è solo la conclusione.»
Martina, una piccola congressista, mi racconta del “giardino” che ha realizzato in questi giorni e degli animali che l’anno guidata a capire cosa stava succedendo. All’inizio non capisco ma poi i genitori mi spiegano che da mercoledì a venerdì si è svolto parallelamente anche un congresso dei ragazzi.
In attesa del Papa, nel corridoio centrale, del settore sotto il palco vengo fermato da un ragazzo che suona la cornamusa. «Conosci il Papa?» Mi chiede, e subito comprendo che ha qualche problema nel muoversi e nell’esprimersi. Ma suona bene e con passione lo strumento che ha tra le mani. Vorrebbe portare la sua musica davanti al Papa, è una cosa che sa fare bene e che lo rende orgoglioso. Nel frattempo allieta le persone che gli stanno intorno e regala sorrisi e leggerezza a quanti passano di là.
Due volontarie davanti al settore 7 stanno discutendo della veglia di ieri sera. Sono state colpite dall’intervento di Benedetto XVI sulle coppie divorziate. Mi incuriosisco e chiedo cosa ne pensano.«Mia sorella è divorziata –mi spiega Laura, una delle due- ma lei l’ha subita questa storia, avrebbe voluto ricostruire ma non c’è riuscita. Soffre terribilmente di non poter fare la comunione ma sono contenta che abbia sentito le parole del Papa ieri sera». La regole non cambiano, ma l’affetto e l’accoglienza sono arrivati a molti tramite il piccolo schermo. Quello dei separati e dei divorziati è un settore pastorale che richiede una speciale attenzione e una serie di cammini di accoglienza e sostegno che non sono più rinviabili al giorno d’oggi.
Il tempo ha retto: niente pioggia sino alla fine della celebrazione e durante il deflusso. Un dono soprattutto per chi ha figli piccoli ed è giunto fin qui armato di passeggini, biberon e pannolini. La pazienza di tanti piccoli è finita da un pezzo ma anche loro hanno avuto la percezione di aver vissuto un evento speciale. E chiedono di salire sulle spalle per vedere, anche se della dimensione di un puntino bianco, il Papa.
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03 giugno 2012 - Commenti
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02
giu
“Una Gmg su scala minore con la presenza di tanti adulti e bambini.” Così hanno definito in molti la veglia serale del VII incontro mondiale delle famiglie di Milano. Il colpo d’occhio può essere simile ma alcuni elementi si differenziano notevolmente. La responsabilità, ad esempio, dovuta alla presenza così massiccia di bambini piccoli.
Gli spazi sono più ampi, le modalità di gestione diverse. Anche il divertimento che non è più a base di battaglie acquatiche amplificate dagli idranti dei pompieri ma si snoda attorno a canti graditi ai più piccoli, giochi semplici, danze in cerchio.
Pochi hanno le cuffiette sulle orecchie, pochi tra i più piccoli hanno in mano cellulari, lettori musicali, videogiochi. Anche il tempo è stato clemente con le famiglie consentendo a chi è arrivato già dalle 15 di non cuocere a fuoco lento sotto il sole.
Alcune famiglie in mezzo alla spianata di Bresso sono in ginocchio e pregano brevemente con i figli per varie intenzioni: popolazioni terremotate, famiglie del mondo, per chi ha perso il lavoro o non ha nemmeno di che vivere.
Lucia è venuta da Manaus, Brasile, con la sua famiglia e altre venti persone della diocesi perché dice che volevano assaporare la dimensione internazionale della Chiesa.
Hanno faticato per il viaggio e per vari inconvenienti, ma non ne fanno problema, vanno dritti al risultato.
L’atmosfera è sciolta, non c’è la ressa delle Gmg, il controllo stretto dei volontari e della polizia, anche sotto il palco del Papa sembra ci si muova con più fluidità.
Una bimba che viene dalla Croazia insieme a genitori e fratellino stringe tra le mani un porcellino salvadanaio. «Vorrei donarlo ad bambino che ne ha bisogno» mi spiega.
Inizia la veglia, il Papa non passa tra i settori, c’è un po’ di delusione tra i bambini, volevano vederlo.
Ci sono anche molti gruppi di ragazzi preadolescenti, accompagnati dalle famiglie, che hanno desiderio di vivere una mini avventura.
Un gruppo di loro mi racconta che vorrebbero dormire qui.
La delegazione ufficiale della Repubblica Dominicana scopre all’ultimo momento di non avere aste a sufficienza per il numero di bandiere. Così si spostano di qualche centinaio di metri e prendono dal parco di Bresso qualche ramo utile a raggiungere il loro scopo. La veglia è a misura di bambino, non dura molto, al termine il deflusso risulta più agile.
La spianata di Bresso si spopola gradualmente mentre la festa continua grazie alla presenza di artisti provenienti da vari paesi del mondo. Quacuno, pochi in verità, si prepare per trascorrere la notte all'aperto.
Tra le coppie sposate con figli incontriamo Ezio, un diacono permamente. Ci parla di due doni complementari: il matrimonio e la dimensione ministeriale. Con la moglie, Maria Grazia, si parla anche del lavoro domenicale e festivo, lei è infermiera e comprende bene la difficoltà di lavorare a turni. Lo ricorda anche il Papa: la festa va difesa, ma anche la famiglia dev’esser soggetto di maggiore tutela.
Vengono nominate le famiglie terremotate: un collegamento in diretta con S. Felice sul Panaro consente al Santo Padre di parlare loro. Alcuni, in quel momento, tirano fuori dalla tasca il rosario e iniziano a pregare.
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02 giugno 2012 - Commenti
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02
giu
Adele parla un buon Italiano fluente anche se è Brasiliana da sempre. I suoi genitori, originari della Basilicata, l’hanno allevata a pane e idioma della terra natia. Insieme a Ronaldo e Tatiana si occupa a Rio de Janeiro della pastorale familiare, in particolare degli adulti che hanno congelato la fede il giorno dopo la cresima e che possono ravvivarla in modo da poterla trasmettere ai figli.
Tutto il mondo è paese, il risveglio della fede è un’operazione che coinvolge non solo il vecchio continente ma anche le Chiese ritenute più giovani ed effervescenti.
Gli operatori di pastorale familiare di Rio hanno anche un blog che racconta le loro fatiche, pastoralfamiliarrj.blogspot.com (oppure facebook.com/pastoralfamiliarrj), nel quale stanno pubblicando foto e resoconti della loro trasferta italiana. «Ci siamo mescolati a ragazzi –mi spiega Adele- educatori e famiglie qui a San Siro per capire come loro educano i ragazzi ma soprattutto come coinvolgono nuovamente gli adulti.»
E di adulti ce ne sono tanti al Meazza, quasi in proporzione uno a uno, sono educatori e genitori che non hanno voluto perdere l’occasione di partecipare a questa festa. Alberto è papà di un ragazzo di undici anni, è venuto qui per curiosità ma non è coinvolto nel cammino di fede di suo figlio.
Diana e Samanta hanno accompagnato anche loro i figli all’incontro. Sono convinte di dover dare un contributo alla crescita cristiana dei figli ma si sentono in difficoltà. Una delle due dichiara con schiettezza di non essere praticante ma è convinta che a questi preadolescenti serva una seria trasmissione di valori, iniziando dal rispetto.
I ragazzi e i loro formatori rivelano con i loro gli occhi limpidi e sinceri un volto della Chiesa credibile, pur nel suo divenire. I commenti dei più piccoli rivela lo stupore di fronte alle curate coreografie che disegnano simboli colorati sul prato del Meazza. I messaggi trasmessi sono semplici e diretti, il ritmo è quello giusto, a misura di preadolescente.
Gli educatori non nascondono le loro fatiche. Alcuni non vogliono essere ripresi, né rivelare i loro dati personali, ma raccontano la difficoltà di intercettare la vita quotidiana di questi ragazzi che sono quotidianamente polarizzati da attenzioni diverse da quelle proposte del cammino di fede, se non contrastanti.
Altrettanto difficile coinvolgere in profondità le famiglie, che spesso delegano la formazione cristiana ad altre figure. La vitalità frizzante degli oratori rimane un terreno fertine di semina, come conferma Ciro, direttore delle attività di un oratorio della provincia di Milano.
L’arcidiocesi di Milano ha camminato molto nella formazione cristiana dei ragazzi, e si percepisce a pelle. Molto, però, resta ancora da fare. Lo confermano le parole ascoltate nel corso dell’incontro che sottolineano che questo è solo l’inizio di un cammino di iniziazione cristiana, non il traguardo.
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02 giugno 2012 - Commenti
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02
giu
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02 giugno 2012 - Commenti
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01
giu
C’è margine di ricupero quando una coppia scoppia, quando una famiglia è sul punto di disgregarsi per sempre? Secondo Retrouvaille (www.retrouvaille.it), un’esperienza nata negli anni ’70 in Canada non solo è possibile, ma addirittura è un percorso consigliato. «Noi, tramite un cammino cristiano –spiega Paola Galaverna coordinatrice nazionale insieme al marito del programma Retrouvaille- cerchiamo di aiutare coppie che stanno pensando alla separazione o al divorzio. Grazie al dono della nostra esperienza cerchiamo di aiutare altri a ritrovare la forza di costruire una relazione.» Questi due coniugi ribadiscono con la loro vita che “la riconciliazione è possibile” all’interno della Fiera della famiglia, la vetrina di buone prassi allestita nei padiglioni del Mico (Milano congressi) in via Scarampo a Milano.
E’ un segnale di speranza forse ancora troppo sottovalutato in una società dove le famiglie si disgregano con troppa facilità e chi opera in ambito pastorale spesso non ha strumenti adeguati per intervenire.
Pochi chilometri più in là, verso piazza Duomo, capita di incontrare una coppia di turisti provenienti dal Punjab con il classico turbante che agli Italiani di una certa età ricorda Kabir Bedi. Capitano spesso in Europa, uno di loro due parla un buon italiano fluente e racconta di essere un sostenitore della famiglia.
Non gli interessa la differenza di religione, d’altronde il Sikhismo si basa sull’adorazione del Creatore e sulla condivisione dei beni, compresa la cucina (il “Langar”) che mette allo stesso tavole le persone annullando differenze e privilegi.
Più che dall’ufficialità dell’incontro sono rimasti colpiti dall’aiuto reciproco che hanno visto fiorire in questi giorni nelle famiglie milanesi e tra coppie provenienti da tutto il mondo. Prima di abbandonare Piazza Duomo, galvanizzata dalla presenza di Benedetto XVI, incontro casualmente una famiglia che ha una storia davvero singolare: lei è una ragazza Cecoslovacca, lui un indiano convertitosi al cristianesimo. Si sono conosciuti tramite il web. La loro, però, non è una storia fatta di bit ma un vero e proprio cammino di avvicinamento alla fede transitato attraverso le Giornate mondiali della gioventù e l’amore che li ha trasformati lentamente ma in profondità.
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01 giugno 2012 - Commenti
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