Da “veterano” delle Giornate mondiali dei giovani, eventi per alcuni aspetti analoghi al mega raduno di Bresso, continuo a chiedermi: dov'è sparito il milione di persone che era radunato sulla pista dell'aeroporto milanese?
Dissolti in poche ore, lasciando pochi residui del loro passaggio.
C'era lo stesso numero di persone che ha partecipato alla Gmg di Colonia nel 2005, eppure non sembra si sia registrato nessuno dei pesanti inconvenienti che hanno caratterizzato quel raduno mondiale: nessun tappo di folla, deflusso ordinato e fluido verso le stazioni della metropolitana e i 4000 pullman parcheggiati ordinatamente attorno all'area della celebrazione domenicale. Forse è stato diverso il senso di responsabilità dei partecipanti, diverso il tempo di permanenza, diversa la modalità di accesso e deflusso, in ogni caso la cosa ha dello stupefacente. Complimenti all'organizzazione, la macchina ha funzionato davvero bene!
L'Incontro mondiale delle famiglie ha avuto un senso davvero compiuto per chi ha potuto partecipare come convegnista a tutto il percorso, accoglienza nelle famiglie compresa.
Gli altri hanno assaporato un frammento, un singolo evento che li ha proiettati, però, in una dimensione di Chiesa aperta e accogliente che sa abitare piazze e stadi e si è dimostrata meno rigida di quanto ci si aspettava. «La prima sensazione che ho provato con mia famiglia - mi confida Renato, 46 anni della provincia di Vercelli - è stata la delusione. Ci siamo messi in viaggio per partecipare alla veglia del sabato sera, ma siamo capitati in un settore lontano dal palco e il Papa non l'abbiamo visto nemmeno passare all'inizio: tanto valeva vederla da casa, in tv. Le parole di Benedetto XVI sulla crisi e sull'accoglienza dei divorziati mi hanno scaldato il cuore e ho cambiato idea. I figli, poi, hanno fatto conoscenza con altri ragazzi conosciuti al momento. Alla fine della veglia si sono messi a ballare e non volevano più venir via».
Peccato, mi vien da dire, per i movimenti che hanno sempre un loro momento di raduno dedicato all'interno di questi grandi eventi. Certo capisco sia piacevole e importante incontrarsi tra di loro, guardarsi in faccia, ascoltare le proprie guide, celebrare con il proprio stile. Il messaggio che passa all'esterno, però, è che l'esperienza di Chiesa fatta con gli altri fedeli fuori dal movimento non sia sufficiente e ci sia un di più al quale non è possibile rinunciare.
Tra le varie testimonianze ascoltate in questi giorni mi ha colpito quella del gruppo musicale “The Sun”, quattro artisti che si sono esibiti a Bresso prima dell'arrivo del Papa sabato pomeriggio. Non hanno la faccia da giovani dell'oratorio, eppure le loro canzoni puntano il dito verso l'alto, parlano della vita dopo la vita, dell'importanza della fede nel percorso di questa esistenza. Sono maledettamente credibili, perchè assolutamente veri. Stringono tra le mani un contratto triennale con la Sony Music Italy e vogliono bene a questa Chiesa che hanno riconosciuto come ambiente vitale dopo aver cercato la felicità per tutt'altre strade. E il loro cambiamento è partito proprio dalla famiglia, come raccontano pubblicamente con la forza della semplicità.
Pubblicato il 04 giugno 2012 - Commenti (0)