19
nov

Pirateria, quando i padri "scaricano" i figli

Questa vicenda ha inizio nel gennaio 2007 quando viene scoperto uno scaricamento illegale di 1147 files musicali dall’indirizzo Ip (una serie di quattro numeri che identifica la connessione da Internet di un singola macchina) di una coppia tedesca.
La multa inflitta dal giudice locale ai due coniugi era stata di 3000 Euro per una quindicina di tracce violate e dei 2380 Euro di spese processuali.
La coppia si è rifiutata di pagare, spiegando che a scaricare i files era stato il loro figlio tredicenne che si erano premurati di ammonire in modo adeguato a non commettere azioni illegali durante la navigazione in Internet. I due coniugi tedeschi si sono detti assolutamente ignari di ciò che il loro figlio ha fatto e fa tutt’ora in Rete, dichiarandosi anche poco adeguati ad un controllo preciso delle azioni del giovane cybernauta.

Questa motivazione non ha convinto i giudici di primo e secondo grado che li hanno comunque condannati, ma è stata alquanto efficace con la corte federale che il 15 novembre 2012 li ha assolti in terzo grado di giudizio ritenendo che la loro ammonizione a non scaricare files in modo illegale sia stata una vera e propria azione di controllo parentale sulle azioni del figlio. La sentenza, anche se emessa da un tribunale d’Oltralpe, apre un precedente che preoccupa.
Come è possibile un tale scarico di responsabilità da parte di una coppia di adulti? Sarebbe come affermare che basti avvertire un ragazzo tredicenne di non imbrattare muri per liberarsi da ogni implicazione qualora questo dovesse succedere. Mi capita sempre più spesso parlando ad assemblee di genitori e figli di avvertire mugugni e commenti sussurrati quando si tocca il tema della legalità e dei files scaricati in modo illecito dalla rete.

«Ma se lo fanno tutti!» «Non sarà mica un problema scaricare la musica gratis, con tutto quello che guadagnano le case discografiche…» obiettano gli adulti di fronte ai loro figli. Come si può formare ed educare i ragazzi alla legalità se i loro padri sono i primi a giustificare e magari a mettere in atto comportamenti illeciti?

Gentile coppia tedesca assolta dalla Corte federale, visto che non lo hanno fatto i giudici mi permetto di consigliarvi un buon corso sulla navigazione in Rete e sulle norme legali che la regolano. Oltre, ovviamente, ad un rapporto più responsabile nei confronti di vostro figlio.

Pubblicato il 19 novembre 2012 - Commenti (0)
05
nov

Federica, Facebook e la distorsione dei fatti

Una ragazza davanti i fiori sul luogo dove Federica, la ragazza di 16 anni è stata trovata morta sul lungolago di Anguillara in località Vigna di Valle (Roma) (foto Ansa).
Una ragazza davanti i fiori sul luogo dove Federica, la ragazza di 16 anni è stata trovata morta sul lungolago di Anguillara in località Vigna di Valle (Roma) (foto Ansa).

La tragica vicenda di Federica, la ragazza trovata morta la mattina del 1 novembre sulle rive del lago di Bracciano, ha riportato a galla il tema dei profili nei social media. Da un lato va riconosciuto che Facebook è uno luogo ordinario all’interno del quale si estende la socialità dei ragazzi che, tra l’altro, sono consapevoli di raccontarsi in pubblico con foto e messaggi.
E’ importante che gli adolescenti possano esprimersi anche all’interno del web, come è altrettanto importante che possano essere accompagnati ed educati nel farlo, per avere il senso del limite, del pubblico e del privato, della riservatezza e dei rischi che possono correre. Dall’altro lato c’è il diritto di cronaca che si intreccia con la curiosità quasi morbosa di scavare nella vita delle persone partendo da ciò che è più accessibile, ovvero da quanto hanno pubblicato nei loro profili personali in Rete.
La carta di Treviso (5 ottobre 1990) tutela la riservatezza dei minori e la considera come prioritaria sul diritto di cronaca.
Qualche ora dopo la morte le foto del profilo Facebook di Federica comparivano già in album confezionati al volo da varie testate web, dietro la giustificazione che, comunque, si trattava di materiale pubblico.
Peccato che quelle immagini abbiano dato origine anche alle più svariate interpretazioni dei media, distorcendo la loro vera natura e significato. Per ammissione dello stesso zio della ragazza quelle foto sono in realtà un regalo della sua compagna, fotografa professionista, un gesto affettuoso di una persona a lei vicina.
Un book scattato quasi per gioco che ha dato modo a questa giovane di Anguillara Sabazia di potersi raccontare nella bellezza dei suoi 16 anni, nulla di più.
Nulla che possa giustificare le illazioni insinuate stampa e web.

In occasione degli incontri che scuole e parrocchie organizzano con i giovani sul tema dei social network raccomando sempre agli adolescenti di proteggere il più possibile i loro dati in Rete.
Federica lo aveva fatto saggiamente, evitando di inserire il suo vero cognome. Le uniche informazioni che non sono protette, in questo momento, sono le belle foto scattate dalla zia e un messaggio accanto al nome che rivela l’amore per un ragazzo.
Sufficienti comunque a scatenare la fantasia di chi si improvvisa investigatore e non si fa scrupolo di trarre conclusioni affrettate.
In Facebook, dopo morti violente o improvvise, si assiste a fenomeni che sollevano domande e questioni etiche non da poco: da chi continua a scrivere sul profilo personale al posto della persona defunta al sorgere di pagine pubbliche che amplificano le vicende con esiti non sempre veritieri e positivi.
Forse sarà bene riflettere un po’ di più su come gestire la informazioni dei social network in alcune situazioni limite e, in ogni caso, continuare ad educare i più giovani ad abitare un luogo che ormai appartiene sempre più alla loro socialità quotidiana.

Pubblicato il 05 novembre 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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