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Federica, Facebook e la distorsione dei fatti

Una ragazza davanti i fiori sul luogo dove Federica, la ragazza di 16 anni è stata trovata morta sul lungolago di Anguillara in località Vigna di Valle (Roma) (foto Ansa).
Una ragazza davanti i fiori sul luogo dove Federica, la ragazza di 16 anni è stata trovata morta sul lungolago di Anguillara in località Vigna di Valle (Roma) (foto Ansa).

La tragica vicenda di Federica, la ragazza trovata morta la mattina del 1 novembre sulle rive del lago di Bracciano, ha riportato a galla il tema dei profili nei social media. Da un lato va riconosciuto che Facebook è uno luogo ordinario all’interno del quale si estende la socialità dei ragazzi che, tra l’altro, sono consapevoli di raccontarsi in pubblico con foto e messaggi.
E’ importante che gli adolescenti possano esprimersi anche all’interno del web, come è altrettanto importante che possano essere accompagnati ed educati nel farlo, per avere il senso del limite, del pubblico e del privato, della riservatezza e dei rischi che possono correre. Dall’altro lato c’è il diritto di cronaca che si intreccia con la curiosità quasi morbosa di scavare nella vita delle persone partendo da ciò che è più accessibile, ovvero da quanto hanno pubblicato nei loro profili personali in Rete.
La carta di Treviso (5 ottobre 1990) tutela la riservatezza dei minori e la considera come prioritaria sul diritto di cronaca.
Qualche ora dopo la morte le foto del profilo Facebook di Federica comparivano già in album confezionati al volo da varie testate web, dietro la giustificazione che, comunque, si trattava di materiale pubblico.
Peccato che quelle immagini abbiano dato origine anche alle più svariate interpretazioni dei media, distorcendo la loro vera natura e significato. Per ammissione dello stesso zio della ragazza quelle foto sono in realtà un regalo della sua compagna, fotografa professionista, un gesto affettuoso di una persona a lei vicina.
Un book scattato quasi per gioco che ha dato modo a questa giovane di Anguillara Sabazia di potersi raccontare nella bellezza dei suoi 16 anni, nulla di più.
Nulla che possa giustificare le illazioni insinuate stampa e web.

In occasione degli incontri che scuole e parrocchie organizzano con i giovani sul tema dei social network raccomando sempre agli adolescenti di proteggere il più possibile i loro dati in Rete.
Federica lo aveva fatto saggiamente, evitando di inserire il suo vero cognome. Le uniche informazioni che non sono protette, in questo momento, sono le belle foto scattate dalla zia e un messaggio accanto al nome che rivela l’amore per un ragazzo.
Sufficienti comunque a scatenare la fantasia di chi si improvvisa investigatore e non si fa scrupolo di trarre conclusioni affrettate.
In Facebook, dopo morti violente o improvvise, si assiste a fenomeni che sollevano domande e questioni etiche non da poco: da chi continua a scrivere sul profilo personale al posto della persona defunta al sorgere di pagine pubbliche che amplificano le vicende con esiti non sempre veritieri e positivi.
Forse sarà bene riflettere un po’ di più su come gestire la informazioni dei social network in alcune situazioni limite e, in ogni caso, continuare ad educare i più giovani ad abitare un luogo che ormai appartiene sempre più alla loro socialità quotidiana.

Pubblicato il 05 novembre 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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