23
feb
Con l’inizio della quaresima può essere opportuno tornare a parlare di digiuno digitale.
Non si tratta di una privazione che porta alla rinuncia fine a se stessa, magari nell'illusione che una mortificazione del desiderio possa portare automaticamente a frutti spirituali, ma di scoprire che altri valori e altre dimensioni possono farci riconsiderare tempi e usi degli strumenti elettronici.
Proviamo a suggerire quattro strategie che motivano e sostengono questa proposta di digiuno, soprattutto per i più giovani. La prima consiste nell’invertire il processo di causa effetto secondo il quale la privazione apre allo spirito dimensioni più profonde partendo, invece, da una forte esperienza spirituale che sia in grado di affievolire il desiderio del cordone ombelicale digitale.
La seconda strategia passa per la contemplazione e, di conseguenza, per lo spostamento focale dell’attenzione. «Abbiamo organizzato un'escursione in montagna con la famiglia -mi racconta un padre di tre figli- ti assicuro che una volta giunti in quota i ragazzi si sono dimenticati di tutte le loro diavolerie elettroniche, e non era solo a motivo dell’assenza di campo telefonico». Ciò che affascina riempie, coinvolge, può far passare in secondo piano i legami di dipendenza sciogliendo quello stato ansioso che li alimenta.
La terza strategia parte dagli studi dello psicologo Mihály Csíkszentmihály, che ha descritto l’esperienza ottimale come una proposta che richiede alte sfide e forte coinvolgimento. Lo studioso ungherese ha elencato questi elementi come costitutivi dell’esperienza ottimale: obiettivi chiari, concentrazione totale sul compito, piacere intrinseco, perdita dell’autoconsapevolezza, distorsione delle coordinate spazio temporali, sfida. Chi entra in questo “flusso” è totalmente assorbito, tanto che in ambito sportivo si parla di trance agonistica. Alte sfide come antidoto alla noia e al piccolo cabotaggio.
L’ultima via passa attraverso la relazione umana. La relazione vera e profonda sazia, la relazione frettolosa può creare un groviera affettivo che richiede un costante riempimento digitale. Dai piccolissimi lasciati per ore davanti alla tv alla difficoltà di dialogare a pranzo, passando per i rapporti affettivi gestiti via sms e email la gamma è davvero ampia. Digiuno digitale non come pratica di ascesi, ma come provocazione che spinge a cercare esperienze di pienezza che aiutano a ridimensionare l’invadenza digitale.
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23 febbraio 2012 - Commenti
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15
feb
Caro Celentano,
mi sento autorizzato a risponderti perché ieri sera mi hai interpellato direttamente parlando alla “camera dove son dentro i preti”.
Sono uno di quei preti che la predica la preparano, cercano di curarla facendo attenzione al senso, alla concretezza della vita, al ritmo e anche al volume ottimale per coloro che stanno in fondo alla chiesa e, secondo te, sentono male. Mi auguro davvero che tu non li abbia confusi con gli "ultimi" di cui si parla nel Vangelo. Sarebbe grave.
Nelle mie prediche, più che parlare di paradiso, parlo della Risurrezione di Cristo che è il vero e proprio centro della mia fede e anche della tua, se ti professi cattolico. Racconto della salvezza che Lui ci ha portato.
Forse c’è da fare qualche passo anche a livello teologico. Ci è stata promessa la risurrezione della carne (lo dico ogni domenica nel "Credo"), la vita piena, nel giorno del nostro battesimo: di questo parlo io come centinaia di altri preti e frati che ho conosciuto nella mia vita.
Ma non posso tacere di altri argomenti che riguardano il quotidiano della gente e che, talvolta, hanno bisogno di essere illuminati dal Vangelo per diventare segnali indicatori dell'altra dimensione che sembra starti tanto a cuore.
E per farla completa collaboro anche con Famiglia Cristiana, un giornale di cui tu auspichi la chiusura ma che in realtà io trovo estremamente coraggioso, onesto e libero, tanto da dire pane al pane e vino al vino, anche quando si tratta del tuo modo singolare di destinare parte del cachet ai poveri. Non è una rivista nata per dare consolazione ai malati ma per aiutare le persone a collegare la logica del Vangelo con la concretezza della vita. Ovviamente per capirlo bisognerebbe leggerla.
Proprio per il fatto che Gesù Cristo si è incarnato, parlare di ogni ambito della vita dell’uomo alla luce del Vangelo può orientare alla condizione ultima che, ribadisco, è la risurrezione della carne, la vita che continua.
Se una rivista molto popolare fa questo, a mio parere, ha già dato un aiuto grande alla mia azione pastorale nella quale, tra l’altro, suggerisco sempre che la carità dovrebbe essere discreta e non strombazzata per essere più vera.
Me lo insegna il Vangelo. Peccato che per alzare l’audience si debba ricorrere ad un lanciatore di coltelli che, però, continua ad allenarsi guardando la vita dallo specchietto retrovisore. Rischioso... forse basterebbe cantare bene e parlare di meno...
Qualcuno in Rete ha ipotizzato che si potrebbe chiudere anche un Festival dalle spese così esorbitanti in un periodo in cui molte famiglie non arrivano a fine mese costi che, tra l’altro, rendono scandaloso il fatto che si inceppi il sistema di votazione e la gara si debba ripetere. Ma io non arrivo a tanto.
Mi limito a suggerire che una infinitesima parte del tuo cachet tu la possa destinare a migliorare i problemi tecnici che ci rendono più difficile la vita, a cominciare dall’impianto audio delle chiese che frequenti tu e dal sistema di votazione della giuria dell’Ariston. E magari anche a qualche buon libro di teologia.
don Marco Sanavio
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15 febbraio 2012 - Commenti
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14
feb
Su Twitter ormai si condivide di tutto, anche le dichiarazioni d'amore.
Condensare e dire l’amore in 140 caratteri, ancora meno che in un sms. E’ questa la sfida che vede impegnati gli innamorati di tutto il mondo nel giorno del loro patrono.
Su Twitter l’hashtag italiano (parola utile ad isolare l'argomento a cui si è interessati nel flusso dei tweet) più gettonato in occasione della popolare ricorrenza è #sanvalentino.
Migliaia i messaggi d'amore condivisi pubblicamente con il partner e con tutto il mondo, molti ironizzano prendendo a prestito i termini dal mondo dell'economia: “tu sei la mia tripla A”, “Sei il mio obiettivo di lungo periodo” oppure espressioni come “our love is too big too fail” rintracciate grazie al popolarissimo hashtag #FedValentines.
Lo scrittore Federico Moccia ha lanciato insieme a Repubblica il primo di una serie di tweet con l'hashtag #amore140, il Corriere Fiorentino ha invece pensato di stimolare la fantasia dei suoi lettori con il termine #tweetdamore.
Tutti alla ricerca del frammento, della frase ad effetto, dell'incisività come antidoto allo sbrodolamento che rischia di diluire l'intensità delle frasi che scaldano il cuore.
È il momento di Twitter, non solo perchè hanno inziato ad usarlo vip e politici; come osserva opportunamente qualche internauta acuto «Twitter ti fa amare persone che non conosci, come potrebbe succedere che Facebook ti faccia detestare persone che conosci bene». Rappresenta l'apertura al mondo, il contatto diretto con gli irragiungibili, il desiderio di avere seguaci (“followers”) e di mettersi alla sequela di qualcuno.
Certo l'amore a colpi di bit può apparire freddo, ma l'alfabeto è da sempre un veicolo fondamentale per gettare ponti, corteggiare, esprimere sentimenti o chiedere scusa. Peccato non esista un scuola di alfabetizzazione emotiva che ci fornisca strumenti utili a trasferire in pochi caratteri ciò che emerge dal profondo di noi stessi.
Tra le novità della rete si sta facendo largo una rete sociale che ha tutte le carte in regola per catalizzare l'attenzione della metà rosa del mondo. Si tratta di Pinterest, una sorta di bacheca (pin=puntina + interest=interesse) che consente di aggregare gli individui in base ai loro interessi. Sembra che alle donne piaccia molto, anche perchè in molti casi rappresenta un primo passo per contattare possibili fidanzati con affinità già evidenti: http://pinterest.com/
A questo proposito fate attenzione: san Valentino rappersenta una delle occasioni più ghiotte per i pirati informatici. Finte cartoline d'amore, link postati su Facebook e Twitter, applicazioni e giochini diventano spesso veicolo di potenti virus e malware che rischiano di rendere scarsamente romantica questa ricorrenza. E i soldi per il vostro regalo al partner potrebbero essere dirotatti al tecnico che cercherà di ricuperare i dati del vostro computer o cellulare...
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14 febbraio 2012 - Commenti
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03
feb
La vendetta del cane (copertina e questa foto: ThinkStock).
Nei giorni scorsi lo spot radiofonico commissionato da un grosso fornitore di telefonia e connettività mobile ha fatto esplodere il disappunto della Rete. Nella breve gag audio viene presentata una coppia che sta discutendo quali spese tagliare per far fronte al caro vita. Durante la loro conversazione si percepisce in sottofondo un cagnolino che abbaia festoso mentre lei esclama “no... Fuffi no, dai…”, e lui conclude con un perentorio “Taglia!”.
Nelle intenzioni della compagnia telefonica doveva trattarsi solo di un ammiccamento ironico mentre nella percezione degli utenti è diventato un invito all’abbandono del fidato animale domestico. Nel giro di poche ore la protesta degli utenti della Rete e dei blogger è stata amplificata e rilanciata dai quotidiani nazionali facendo fare marcia indietro alla compagnia telefonica che ha presentato subito le sue scuse tramite Internet, ritenute comunque da molti troppo blande. La protesta nel web sta scemando perché la compagnia telefonica ha subito ritirato lo spot radiofonico, ma la vicenda mi suggerisce almeno tre considerazioni su quanto accaduto.
1) Il controllo sulla comunicazione e sul consumo
Che Internet fosse un potente strumento di controllo in mano agli utenti già lo sapevamo. Oggi, però, risulta sempre più evidente che può costituire il contatto più rapido dei consumatori con le aziende, in grado di influenzare anche le politiche di mercato delle stesse. Se i social network sono diventati luogo principe per le ricerche di mercato è altrettanto vero che possono diventare strumento per orientare pesantemente il flusso dei consumi e smascherare pubblicità e proposte ingannevoli. La brand reputation, la reputazione del marchio, si gioca oggi soprattutto in Rete, con le dovute attenzioni alle campagne diffamatorie e agli attacchi che la concorrenza scatena appositamente su Internet.
2) Gli affetti non si toccano
«Comunque è fondamentale il rapporto umano fisico», sento ripetere dagli adulti al termine di ogni incontro che abbia come tema Internet. Per alcuni si tratta di una blanda difesa verso un mondo che sentono particolarmente estraneo, per molti è un mantra prodigioso che ricorda loro la necessità di una dimensione affettiva e di contatto che oggi più che mai diventa irrinunciabile. La presenza di un cagnolino in casa riporta al centro la necessità di un contatto fisico, del rapporto con un essere vivente che rappresenta la fedeltà e la dedizione all’uomo. Irrinunciabile anche al tempo della relazione elettronica e con i tagli della crisi. Il dolore provocato dalla perdita di un affetto caro è lacerante, perchè riportarlo a galla in uno spot che dovrebbe risultare piacevole e simpatico?
3) La cura restituisce senso
Prendersi cura di un essere vivente nell’era in cui i rapporti personali si possono troncare con un sms diventa un antidoto efficace per dare senso ai legami, ma anche alla propria esistenza. «Avevo rifiutato la vita più volte», mi ha confidato una ragazza ospite della comunità papa Giovanni XXIII di Rimini, «ma da quando mi hanno affidato un ragazzo disabile di cui prendermi cura tutto ha ripreso senso e luce». Si spostano equilibri, priorità, attenzioni, ritmi di vita. La cura polarizza e restituisce senso all’esistenza. La “Pet therapy” ci assicura che anche la cura di Fuffi è salutare e addirittura medicinale per l’uomo.
Scodinzolio di Fuffi contro Internet? 1 a 0 per Fuffi.
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03 febbraio 2012 - Commenti
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