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Caro, scusa ma preferisco Facebook

Ancora Facebook sotto accusa, stavolta come fattore scatenante dello scoppio di coppia. A lanciare l’accusa il sito inglese www.divorce-online.co.uk, specializzato in servizi per gli sposi che hanno deciso di mettere fine alla loro unione. L’allarme, rimbalzato in rete nei giorni scorsi, proviene da una ricerca condotta proprio da Divorce online su un campione di 5000 richieste di divorzio pervenute al sito britannico, che conta oltre 67000 clienti dal giorno della sua apertura. Il 33% degli intervistati indica Facebook come la causa principale della separazione tra coniugi indicando come primi incriminati i messaggi inviati a persone dell’altro sesso e, successivamente, i commenti sgradevoli e le soffiate di amici e conoscenti che bazzicano sul noto social network.



Indicare Facebook come causa dei divorzi sarebbe come incolpare la febbre di essere causa dell’influenza o incriminare le vetrine dei pasticceri per il nostro soprappeso. Non possiamo accusare coltelli e pistole di essere causa di gran parte degli omicidi nel mondo. Qualcuno obietterà che Facebook non è considerato solo uno strumento ma un vero e proprio ambiente di vita: bene, in questo caso va evidenziato come non sia possibile accusare una città ritenuta violenta di rendere automaticamente violenti i suoi abitanti, come se gli stimoli esterni inghiottissero la libertà degli individui. «I social network ti offrono la tentazione su un piatto d’argento» scrive Laura75 in un forum online che tratta di questo tema. Ma nessuno di noi è un automa, nessuno è così svuotato di volontà e buon senso da cedere inesorabilmente al sequestro emotivo imputato a Facebook e compagni.

Maunuele Petrilli un cameraman che ha una certa confidenza con la Rete ha pubblicato una decina di mesi fa un video su Youtube, in occasione dell’ennesima ondata di accuse scaricate su Facebook come causa delle separazioni dei coniugi. In un cartello, posto all’inizio del breve contributo pubblicato qui sotto, si legge: «Facebook è motivo di litigi e divorzi… a mio avviso è anche uno strumento che velocizza quello che prima o poi sarebbe dovuto finire… dove l’amore viene messo a dura prova.»



Mi chiedo se sia sufficiente un commento sgradevole o un flirt su Facebook a troncare una vera storia d'amore, o se in questi casi la fragilità della coppia provenga da altri fattori. Permettetemi un’ultima osservazione su quel “prima o poi sarebbe dovuto finire” citato nel video. Esiste un’ancora di salvataggio che racconta come il vero amore possa ricostruire anche dove altri tentativi hanno fallito. Si tratta di Retruovaille (www.retrouvaille.it), un metodo collaudato che rimette in contatto la coppia, il “salvagente per matrimoni in difficoltà” che fa appello all’amore, alla preghiera e alla natura stessa del sacramento per riconciliare tra loro i coniugi in difficoltà. E anche questo lo trovate in Rete, tanto quanto l’incriminato Facebook.

Pubblicato il 05 gennaio 2012 - Commenti (2)

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Postato da trismamma75 il 14/01/2012 23:01

Personalmente credo che semmai il mio matrimonio dovesse fallire non sarà per colpa di facebook. Non ho mai avuto un profilo, i social network (non so nemmeno se si scrive così) mi sono estranei. A causa della mia scarsissima dimestichezza con la tecnologia e della mia estrema riservatezza non amo mettere in rete le mie cose personali, e il sito di F.C. è l'unico su cui scrivo commenti. Ammetto che a volte mi piacerebbe ritrovare su facebook vecchi colleghi o compagni di scuola che non vedo da anni, più per curiosità che per altro, ma poi non lo faccio perchè espormi in rete è qualcosa che mi infastidisce. A volte ho pensato che mi piacerebbe anche aprire un blog, ma alla fine mi rendo conto che sono cose che non fanno per me. E poi non capisco tanto entusiasmo che vedo in giro per queste relazioni/amicizie/amori virtuali. Concordo con Folgore, rischiano di essere solo una perdita di tempo.

Postato da folgore il 10/01/2012 09:59

Scusi, ma a me fa ridere facebook. Ora sembra che in certi ambienti non ci sia che questa "rete sociale" (ma in Italia si preferisce dirla social network, che fa tanto chic). Addirittura tempo fa ci si chiese se un impiegato dello stato o privato avesse diritto (sic!) durante l'orario di lavoro a vedere questa rete sociale. Serve a conoscere persone che si presentano come amiche e che magari manco mai vedremo di persona (al motto le persone amiche dei miei amici sono mie potenziali amiche). Alla fine sapete cosa rischia di essere? Solo una perdita di tempo, come ben dimostrano quelli che (osservo anch'io, passano ore al computer a passarsi commenti più o meno intelligenti o più o meno interessanti. Con il rischio di vedersi "addebitati" quei commenti in caso di richieste di assunzioni (lo sapete che le Ditte private fanno in genere controlli su facebook per vedere se la persona ha un account e cosa scrive?). Ci sono persone che ritengono che scrivere un commento in quella sede sia farlo anonimamente. Illusi, lo legge tutto il mondo (nel vero senso della parola) e non possono togliere niente. Per non parlare dei pedofili che trovano una bella riserva di caccia, presentandosi come "bambini" mentre sono degli orchi (senza offesa per gli orchi, sia chiaro). Questo sarebbe da vedere prima di osservare quanto possa influire sui matrimoni.

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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