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Social network e morte: qual è il limite?

Spesso i familiari di persone defunte continuano a usare i social network e a postare contenuti per loro. E' giusto? (foto Corbis)
Spesso i familiari di persone defunte continuano a usare i social network e a postare contenuti per loro. E' giusto? (foto Corbis)

«Vi abbraccio tutti e vi raccomando di fare attenzione a papà, soprattutto quando guida» la frase che rivela affetto e cura familiare non avrebbe nulla di strano se non fosse comparsa sul profilo Facebook di una giovane mamma prematuramente scomparsa. È un fenomeno che si sta intensificando, con cifre significative, quello della presenza nei social network di account che continuano a rimanere attivi anche dopo la morte della persona che li ha aperti. Qualche familiare, a conoscenza della password di ingresso, continua a scrivere in sostituzione della persona defunta.
Il fenomeno fa riflettere: se per un verso emerge il riflesso della fede cristiana nella vita che continua oltre la morte, dall’altro vien da chiedersi se non sarebbe stato più opportuno congelare il profilo all’interno del social network alla scomparsa della persona stessa, se non eliminarlo completamente. In Rete, già da qualche tempo, si discute di “Diritto all’oblio”.

Per analogia con il termine già utilizzato nel diritto, dovrebbe concretizzarsi nella possibilità di fare cancellare tutti i propri dati personali conservati nei vari archivi elettronici dopo la morte. Ci si chiede se, vista la gran mole di dati consegnati da ciascuno all’elettronica, sia una pratica possibile.
Il messaggio inviato da papa Benedetto per la 47a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali si conclude con un invito chiaro: «Non ci dovrebbe essere mancanza di coerenza o di unità nell’espressione della nostra fede e nella nostra testimonianza del Vangelo nella realtà in cui siamo chiamati a vivere, sia essa fisica, sia essa digitale.»
Il web sviluppa una dimensione spirituale molto potente, forse per questo molti ritengono opportuno sottolineare la loro fede nella vita che non muore continuando a scrivere al posto della persona cara passata a miglior vita.
La coerenza con l’esistenza terrena e con le prospettive del Vangelo ci suggerisce, però, che è più rispettoso e corretto chiudere o congelare i profili personali al termine della vita. Il ricordo della persona cara è più opportuno consegnarlo alla fede personale e alla preghiera.

Pubblicato il 08 maggio 2013 - Commenti (0)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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