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Melissa e il popolo della Rete
Nei primi anni del terzo millennio si usava pubblicare una “netiquette” accanto a forum e chat, una sorta di “etichetta”, di codice della Rete che cercava di suggerire i comportamenti più corretti per chi utilizzava la rete con un certo grado di interattività.
Forse qualche richiamo ad un codice etico, deontologico e alle più elementari norme di buon senso non farebbe male nemmeno oggi.
La tragica vicenda che ha coinvolto le studentesse della scuola "Francesca Laura Morvillo Falcone” di Brindisi ha suscitato le reazioni più diverse nel popolo della Rete.
Molti, con grande rispetto, hanno pubblicato frasi affettuose, attestazioni di solidarietà e anche preghiere e frasi di commiato per Melissa Bassi. Sono comparsi anche video che ritraggono Melissa bambina, girati in occasione della prima comunione e di una recita scolastica. Qualunque fosse lo scopo di chi ha reso pubblici i video di certo c’è che il popolo del web ha scatenato una violenta reazione perché fossero rimossi al più presto, nel rispetto della giovane vittima. La netiquette, non scritta, è stata ribadita con forza dal comportamento concreto dei cybernauti che, a volte, sanno autoregolamentare un territorio che appare senza norme e confini.
Al di là delle opinioni personali sta nascendo in rete una sorta di autocoscienza, un sentire comune che per lo meno si pone domande e interrogativi su quanto transita attraverso il Web. Un processo autonormato con tutti i rischi del caso ma anche monitorato da migliaia di persone che gettano uno sguardo critico su processi che, altrimenti, sarebbero incontrollabili.
Senza appello, invece, il brutto scivolone del giornalista Sandro Ruotolo che ha pubblicato su Twitter nomi e foto che identificavano due sospettati dell’attentato di Brindisi, scagionati poi dalle verifiche degli investigatori. Loro hanno rischiato il linciaggio fisico, Ruotolo quello della Rete. Qualche minuto in più di attesa avrebbe giovato tutti, anche al buon giornalismo.
Pubblicato il 24 maggio 2012 - Commenti (3)