Sono da poco rientrata da un lungo viaggio negli Stati Uniti dove ho avuto diversi incontri a vari livelli e con gruppi di persone per far emergere ancora una volta il volto, i drammi, il grido e le sofferenze di tante donne e minorenni che in ogni parte del mondo, particolarmente nei Paesi cosiddetti del benessere, dello sviluppo e del consumo, vivono ancora l’umiliazione dello sfruttamento, della sopraffazione e della mercificazione del loro corpo.
In modo particolare ho avuto modo di condividere la ricchezza e l’impegno di tante donne religiose che ogni giorno lavorano con amore e coraggio per ridonare dignità e libertà, vita e speranza a quanti sono stati derubati dei loro stessi sogni di ricerca e di affermazione come persone e non come oggetti.
Durante questi incontri era viva in me l’esperienza appena vissuta a Roma, durante un importante seminario, che ha visto la partecipazione di una trentina di religiose, coordinatrici di varie reti nazionali e continentali. L’incontro si è svolto nella sede delle Superiore generali delle Congregazioni internazionali femminili (Uisg) e aveva il preciso scopo di rafforzare una rete internazionale di religiose chiamata Talitha Kum. Scopo di questa vasta rete è quello di coordinare e condividere gli stessi obiettivi per operare insieme e far fronte all’emergenza della tratta a scopi prostituzionali, intervenendo sia nei Paesi di origine, che in quelli di transito e di destinazione di questo mercato infame, dove ciò che conta non è la persona, bensì la sete di guadagno, di potere e di piacere a ogni costo.
I trafficanti sono molto ben organizzati nel trasportare e mettere sul mercato la loro “merce”, ma anche noi vogliamo essere altrettanto efficienti nel contrastare questo “commercio” e nel rompere tutti gli anelli di questa catena di schiavitù. Talitha Kum non vuole essere solo un nome qualsiasi dato alla rete internazionale, ma vuole essere un programma di azione concreto per poter dire a ogni donna curva sotto il peso della propria umiliazione: alzati! Alzati e riscopri la tua bellezza e dignità, la tua voglia di vivere, di danzare e di cantare il canto della vita e dell’amore. Accompagnata in questo suo cammino di liberazione troverà la forza di sognare ancora un futuro di speranza e di pace.
Al termine di questo incontro, un gruppo di 23 religiose ha vissuto l’esperienza concreta di una visita a una casa famiglia, dove diverse donne uscite da questa spirale di violenza e di morte possono guardare al loro futuro e a quello dei loro figli, giacché hanno trovato nelle religiose che gestiscono la comunità una mano tesa e una voce amica che ha ripetuto le stesse parole e lo stesso gesto di Gesù rivolto alla figlia di Giairo: “Fanciulla, alzati! Talitha kum!”.
Pubblicato il 30 giugno 2011 - Commenti (0)