04
mar
Il web è spesso popolato da frammenti ad effetto, aforismi nati dalla fantasia dei cybernauti e non firmati. «Nulla è più Presente della tua Assenza» è una frase di origine anonima, indicizzata dai motori di ricerca, che ben racconta l’atmosfera di sospensione vissuta dopo la rinuncia di Benedetto XVI.
Joseph Ratzinger ha accompagnato da Papa per quasi otto anni una Chiesa nata proprio dall’assenza del Cristo. È l’Ascensione che fa crescere gli apostoli, l’assenza fisica del Maestro li spinge a cercarlo nel profondo di se stessi, nei fratelli, nella comunione con gli altri.
La privazione della presenza fisica li abilita all’autonomia, che non è assoluta indipendenza. Il sottrarsi genera più domande, più reazioni e più cambiamenti della presenza. Anche l’assenza digitale ha un suo peso specifico. Il sito www.vatican.va racconta contemporaneamente la privazione del presente e la ricchezza del passato. Si apre con lo stemma della sede vacante, ovvero con un vuoto di documenti, foto e discorsi che quotidianamente hanno popolato il web ma, nel contempo, presenta in home page anche una pubblicazione elettronica sul pontificato di Benedetto XVI. Per la prima volta compare un sussidio elettronico che collega brevi testi foto e documenti, un regalo ai cybernauti al termine del pontificato.
L’account Twitter @Pontifex è sospeso, almeno sino all’elezione del nuovo Papa che deciderà il da farsi, ma al tempo stesso è memoria viva (e i tweet di Benedetto XVI sono tutti in archivio) di una serie di relazioni tessute nella rete in queste poche settimane di presenza sul noto social network. Il vuoto fisico fa risaltare la presenza digitale, quasi come un’ eredità spirituale che connette tutto il mondo in una prossimità impensabile fino a qualche anno fa.
L’ultima consegna di Benedetto XVI per l’anno della fede sarà un dono digitale: l’ostensione televisiva della Sindone il 30 marzo quando, forse, potrebbe già esserci il nuovo Papa. Quasi a dire con le parole di Giovanni il Battista, valide anche nella dimensione digitale: «Egli deve crescere e io invece diminuire».
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04 marzo 2013 - Commenti
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19
feb
Una risposta autorevole è possibile cercarla tra le righe del messaggio che Benedetto XVI ha scritto per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: «Le reti facilitano la condivisione delle risorse spirituali e liturgiche, rendendo le persone in grado di pregare con un rinvigorito senso di prossimità a coloro che professano la loro stessa fede»
Mai, forse, come in questi ultimi giorni si sono moltiplicate in Rete le intenzioni di preghiera per il Papa e la Chiesa, rimbalzando da un capo all’altro del pianeta. La rinuncia del Pontefice ha creato un fortissimo fermento in Internet, un gigantesco “buzz” come dicono gli addetti ai lavori, che per buona parte dei cybernauti si è tradotto in senso di vicinanza e preghiera. Il web ha modificato il senso di prossimità per molti esseri umani, che sentono reale e benefico anche il contatto mediato dall’elettronica. Ancora prima di ogni sito di news e agenzia stampa è stato Twitter a diffondere la notizia nel mondo ed è stato sempre lo stesso sistema di microblogging a raccogliere reazioni e brevi preghiere degli utenti.
La diocesi di Pistoia sta raccogliendo stati d’animo e pensieri dei fedeli tramite l’indirizzo dell’Ufficio comunicazioni sociali per poi stamparli ed eventualmente recapitarli in Vaticano. I frati del Sacro Convento di Assisi, tramite il sito sanfrancesco.org, hanno reso possibile la partecipazione di migliaia di utenti della Rete agli esercizi quaresimali predicati per il Papa e la Curia dal cardinal Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
Internet, data anche la sua natura “intangibile”, si rivela sempre più un mezzo potente per la condivisione di beni spirituali ed un veicolo straordinario per stimolare la preghiera nei fedeli. Attenzione alle equazioni ingenue, però: leggere una bella frase sullo schermo, non equivale automaticamente a pregare…
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19 febbraio 2013 - Commenti
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03
giu
I cancelli della spianata di Bresso si sono aperti alle 4 del mattino e c’era già una piccola folla in attesa. Le poche centinaia di persone che hanno deciso di trascorrere la notte all’aperto sono state radunate in un settore vicino al palco. Tra la folla che ha occupato i contano tante famiglie ma anche pellegrini che desiderano condividere questo momento di preghiera con un’assemblea così vasta e con il Santo Padre.
Chi ha vissuto veramente in pieno l’esperienza dell’incontro sono le famiglie giunte a Milano sin dall’inizio della settimana, ospiti delle famiglie del luogo, che hanno gustato l’accoglienza e sperimentato il confronto con coppie provenienti da ogni paese del mondo. Ce lo conferma la coppia responsabile della pastorale familiare di Grosseto che ha provocato anche un consistente cammino di preparazione prima dell’evento. «L’ospitalità nelle famiglie è stata straordinaria – spiegano Giulio e Angela Borgia, responsabili dell’Ufficio diocesano e delegati a partecipare al congresso internazionale- per noi è stato importante vivere l’intera esperienza di scambio e dialogo di cui questa celebrazione è solo la conclusione.»
Martina, una piccola congressista, mi racconta del “giardino” che ha realizzato in questi giorni e degli animali che l’anno guidata a capire cosa stava succedendo. All’inizio non capisco ma poi i genitori mi spiegano che da mercoledì a venerdì si è svolto parallelamente anche un congresso dei ragazzi.
In attesa del Papa, nel corridoio centrale, del settore sotto il palco vengo fermato da un ragazzo che suona la cornamusa. «Conosci il Papa?» Mi chiede, e subito comprendo che ha qualche problema nel muoversi e nell’esprimersi. Ma suona bene e con passione lo strumento che ha tra le mani. Vorrebbe portare la sua musica davanti al Papa, è una cosa che sa fare bene e che lo rende orgoglioso. Nel frattempo allieta le persone che gli stanno intorno e regala sorrisi e leggerezza a quanti passano di là.
Due volontarie davanti al settore 7 stanno discutendo della veglia di ieri sera. Sono state colpite dall’intervento di Benedetto XVI sulle coppie divorziate. Mi incuriosisco e chiedo cosa ne pensano.«Mia sorella è divorziata –mi spiega Laura, una delle due- ma lei l’ha subita questa storia, avrebbe voluto ricostruire ma non c’è riuscita. Soffre terribilmente di non poter fare la comunione ma sono contenta che abbia sentito le parole del Papa ieri sera». La regole non cambiano, ma l’affetto e l’accoglienza sono arrivati a molti tramite il piccolo schermo. Quello dei separati e dei divorziati è un settore pastorale che richiede una speciale attenzione e una serie di cammini di accoglienza e sostegno che non sono più rinviabili al giorno d’oggi.
Il tempo ha retto: niente pioggia sino alla fine della celebrazione e durante il deflusso. Un dono soprattutto per chi ha figli piccoli ed è giunto fin qui armato di passeggini, biberon e pannolini. La pazienza di tanti piccoli è finita da un pezzo ma anche loro hanno avuto la percezione di aver vissuto un evento speciale. E chiedono di salire sulle spalle per vedere, anche se della dimensione di un puntino bianco, il Papa.
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03 giugno 2012 - Commenti
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02
giu
“Una Gmg su scala minore con la presenza di tanti adulti e bambini.” Così hanno definito in molti la veglia serale del VII incontro mondiale delle famiglie di Milano. Il colpo d’occhio può essere simile ma alcuni elementi si differenziano notevolmente. La responsabilità, ad esempio, dovuta alla presenza così massiccia di bambini piccoli.
Gli spazi sono più ampi, le modalità di gestione diverse. Anche il divertimento che non è più a base di battaglie acquatiche amplificate dagli idranti dei pompieri ma si snoda attorno a canti graditi ai più piccoli, giochi semplici, danze in cerchio.
Pochi hanno le cuffiette sulle orecchie, pochi tra i più piccoli hanno in mano cellulari, lettori musicali, videogiochi. Anche il tempo è stato clemente con le famiglie consentendo a chi è arrivato già dalle 15 di non cuocere a fuoco lento sotto il sole.
Alcune famiglie in mezzo alla spianata di Bresso sono in ginocchio e pregano brevemente con i figli per varie intenzioni: popolazioni terremotate, famiglie del mondo, per chi ha perso il lavoro o non ha nemmeno di che vivere.
Lucia è venuta da Manaus, Brasile, con la sua famiglia e altre venti persone della diocesi perché dice che volevano assaporare la dimensione internazionale della Chiesa.
Hanno faticato per il viaggio e per vari inconvenienti, ma non ne fanno problema, vanno dritti al risultato.
L’atmosfera è sciolta, non c’è la ressa delle Gmg, il controllo stretto dei volontari e della polizia, anche sotto il palco del Papa sembra ci si muova con più fluidità.
Una bimba che viene dalla Croazia insieme a genitori e fratellino stringe tra le mani un porcellino salvadanaio. «Vorrei donarlo ad bambino che ne ha bisogno» mi spiega.
Inizia la veglia, il Papa non passa tra i settori, c’è un po’ di delusione tra i bambini, volevano vederlo.
Ci sono anche molti gruppi di ragazzi preadolescenti, accompagnati dalle famiglie, che hanno desiderio di vivere una mini avventura.
Un gruppo di loro mi racconta che vorrebbero dormire qui.
La delegazione ufficiale della Repubblica Dominicana scopre all’ultimo momento di non avere aste a sufficienza per il numero di bandiere. Così si spostano di qualche centinaio di metri e prendono dal parco di Bresso qualche ramo utile a raggiungere il loro scopo. La veglia è a misura di bambino, non dura molto, al termine il deflusso risulta più agile.
La spianata di Bresso si spopola gradualmente mentre la festa continua grazie alla presenza di artisti provenienti da vari paesi del mondo. Quacuno, pochi in verità, si prepare per trascorrere la notte all'aperto.
Tra le coppie sposate con figli incontriamo Ezio, un diacono permamente. Ci parla di due doni complementari: il matrimonio e la dimensione ministeriale. Con la moglie, Maria Grazia, si parla anche del lavoro domenicale e festivo, lei è infermiera e comprende bene la difficoltà di lavorare a turni. Lo ricorda anche il Papa: la festa va difesa, ma anche la famiglia dev’esser soggetto di maggiore tutela.
Vengono nominate le famiglie terremotate: un collegamento in diretta con S. Felice sul Panaro consente al Santo Padre di parlare loro. Alcuni, in quel momento, tirano fuori dalla tasca il rosario e iniziano a pregare.
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02 giugno 2012 - Commenti
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02
giu
Adele parla un buon Italiano fluente anche se è Brasiliana da sempre. I suoi genitori, originari della Basilicata, l’hanno allevata a pane e idioma della terra natia. Insieme a Ronaldo e Tatiana si occupa a Rio de Janeiro della pastorale familiare, in particolare degli adulti che hanno congelato la fede il giorno dopo la cresima e che possono ravvivarla in modo da poterla trasmettere ai figli.
Tutto il mondo è paese, il risveglio della fede è un’operazione che coinvolge non solo il vecchio continente ma anche le Chiese ritenute più giovani ed effervescenti.
Gli operatori di pastorale familiare di Rio hanno anche un blog che racconta le loro fatiche, pastoralfamiliarrj.blogspot.com (oppure facebook.com/pastoralfamiliarrj), nel quale stanno pubblicando foto e resoconti della loro trasferta italiana. «Ci siamo mescolati a ragazzi –mi spiega Adele- educatori e famiglie qui a San Siro per capire come loro educano i ragazzi ma soprattutto come coinvolgono nuovamente gli adulti.»
E di adulti ce ne sono tanti al Meazza, quasi in proporzione uno a uno, sono educatori e genitori che non hanno voluto perdere l’occasione di partecipare a questa festa. Alberto è papà di un ragazzo di undici anni, è venuto qui per curiosità ma non è coinvolto nel cammino di fede di suo figlio.
Diana e Samanta hanno accompagnato anche loro i figli all’incontro. Sono convinte di dover dare un contributo alla crescita cristiana dei figli ma si sentono in difficoltà. Una delle due dichiara con schiettezza di non essere praticante ma è convinta che a questi preadolescenti serva una seria trasmissione di valori, iniziando dal rispetto.
I ragazzi e i loro formatori rivelano con i loro gli occhi limpidi e sinceri un volto della Chiesa credibile, pur nel suo divenire. I commenti dei più piccoli rivela lo stupore di fronte alle curate coreografie che disegnano simboli colorati sul prato del Meazza. I messaggi trasmessi sono semplici e diretti, il ritmo è quello giusto, a misura di preadolescente.
Gli educatori non nascondono le loro fatiche. Alcuni non vogliono essere ripresi, né rivelare i loro dati personali, ma raccontano la difficoltà di intercettare la vita quotidiana di questi ragazzi che sono quotidianamente polarizzati da attenzioni diverse da quelle proposte del cammino di fede, se non contrastanti.
Altrettanto difficile coinvolgere in profondità le famiglie, che spesso delegano la formazione cristiana ad altre figure. La vitalità frizzante degli oratori rimane un terreno fertine di semina, come conferma Ciro, direttore delle attività di un oratorio della provincia di Milano.
L’arcidiocesi di Milano ha camminato molto nella formazione cristiana dei ragazzi, e si percepisce a pelle. Molto, però, resta ancora da fare. Lo confermano le parole ascoltate nel corso dell’incontro che sottolineano che questo è solo l’inizio di un cammino di iniziazione cristiana, non il traguardo.
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02 giugno 2012 - Commenti
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02
giu
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02 giugno 2012 - Commenti
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01
giu
C’è margine di ricupero quando una coppia scoppia, quando una famiglia è sul punto di disgregarsi per sempre? Secondo Retrouvaille (www.retrouvaille.it), un’esperienza nata negli anni ’70 in Canada non solo è possibile, ma addirittura è un percorso consigliato. «Noi, tramite un cammino cristiano –spiega Paola Galaverna coordinatrice nazionale insieme al marito del programma Retrouvaille- cerchiamo di aiutare coppie che stanno pensando alla separazione o al divorzio. Grazie al dono della nostra esperienza cerchiamo di aiutare altri a ritrovare la forza di costruire una relazione.» Questi due coniugi ribadiscono con la loro vita che “la riconciliazione è possibile” all’interno della Fiera della famiglia, la vetrina di buone prassi allestita nei padiglioni del Mico (Milano congressi) in via Scarampo a Milano.
E’ un segnale di speranza forse ancora troppo sottovalutato in una società dove le famiglie si disgregano con troppa facilità e chi opera in ambito pastorale spesso non ha strumenti adeguati per intervenire.
Pochi chilometri più in là, verso piazza Duomo, capita di incontrare una coppia di turisti provenienti dal Punjab con il classico turbante che agli Italiani di una certa età ricorda Kabir Bedi. Capitano spesso in Europa, uno di loro due parla un buon italiano fluente e racconta di essere un sostenitore della famiglia.
Non gli interessa la differenza di religione, d’altronde il Sikhismo si basa sull’adorazione del Creatore e sulla condivisione dei beni, compresa la cucina (il “Langar”) che mette allo stesso tavole le persone annullando differenze e privilegi.
Più che dall’ufficialità dell’incontro sono rimasti colpiti dall’aiuto reciproco che hanno visto fiorire in questi giorni nelle famiglie milanesi e tra coppie provenienti da tutto il mondo. Prima di abbandonare Piazza Duomo, galvanizzata dalla presenza di Benedetto XVI, incontro casualmente una famiglia che ha una storia davvero singolare: lei è una ragazza Cecoslovacca, lui un indiano convertitosi al cristianesimo. Si sono conosciuti tramite il web. La loro, però, non è una storia fatta di bit ma un vero e proprio cammino di avvicinamento alla fede transitato attraverso le Giornate mondiali della gioventù e l’amore che li ha trasformati lentamente ma in profondità.
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01 giugno 2012 - Commenti
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01
giu
18
ago
Manuel ha compiuto trent'anni proprio oggi, e ha festeggiato alla Gmg.
Manuel ha compiuto trent'anni il 18 agosto 2011.
Ha affrontato un lungo viaggio dalla Repubblica dominicana per non mancare all'appuntamento con il Papa.
Lo abbiamo incontrato mentre cercava di farsi largo con tre dolci tra le mani tra le migliaia di pellegrini radunatisi in Plaza de Cibeles. "E' straordinario celebrare la propria nascita in mezzo a questa folla festante -afferma Manuel- penso sia un aiuto in piu' per ringraziare Dio della vita". Accanto a lui un gruppo di giovani provenienti da un oratorio salesiano di Bologna.
"L'emozione nel vedere il Papa e' davvero grande" confidano mentre appendono il loro striscione sulla cancellata del quartier generale dell'esercito, sulla centralissima Calle de Alcala'.
Alcuni giovani aspettano il passagio del Papa. Pur di vederlo ci si arrampica sulle cancellate.
Vedere, e' questo che importa prima ancora di capire.
Tanti giovani si arrampicano sui lampioni, sulle attrezzature tecniche, salgono sulle spalle dei coetanei pur di catturare negli occhi, nel cuore e nell'immancabile cellulare questo momento di festa e di preghiera. Anche due ufficiali dell'esercito escono dalla loro sede centale di Madrid per vedere cosa stia succedendo. Lo spettacolo merita.
Dopo la preghiera con il Papa i giovani si disperdono e un gruppo di italiani si dirige verso il parco Galvan, zona sud di Madrid, per assistere al musical "Il risorto" messo in scena da Arena Artis con giovani professionisti di Padova e Chioggia.
"Dietro c'e' tanta fatica - mi spiega la coreografa e regista Gabriella Furlan Malvezzi - ma anche tanta passione. Altrimenti questi ragazzi non avrebbero affrontato un viaggio di andata e ritorno con una permanenza a Madrid di sole 72 ore".
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18 agosto 2011 - Commenti
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