08
mag

Social network e morte: qual è il limite?

Spesso i familiari di persone defunte continuano a usare i social network e a postare contenuti per loro. E' giusto? (foto Corbis)
Spesso i familiari di persone defunte continuano a usare i social network e a postare contenuti per loro. E' giusto? (foto Corbis)

«Vi abbraccio tutti e vi raccomando di fare attenzione a papà, soprattutto quando guida» la frase che rivela affetto e cura familiare non avrebbe nulla di strano se non fosse comparsa sul profilo Facebook di una giovane mamma prematuramente scomparsa. È un fenomeno che si sta intensificando, con cifre significative, quello della presenza nei social network di account che continuano a rimanere attivi anche dopo la morte della persona che li ha aperti. Qualche familiare, a conoscenza della password di ingresso, continua a scrivere in sostituzione della persona defunta.
Il fenomeno fa riflettere: se per un verso emerge il riflesso della fede cristiana nella vita che continua oltre la morte, dall’altro vien da chiedersi se non sarebbe stato più opportuno congelare il profilo all’interno del social network alla scomparsa della persona stessa, se non eliminarlo completamente. In Rete, già da qualche tempo, si discute di “Diritto all’oblio”.

Per analogia con il termine già utilizzato nel diritto, dovrebbe concretizzarsi nella possibilità di fare cancellare tutti i propri dati personali conservati nei vari archivi elettronici dopo la morte. Ci si chiede se, vista la gran mole di dati consegnati da ciascuno all’elettronica, sia una pratica possibile.
Il messaggio inviato da papa Benedetto per la 47a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali si conclude con un invito chiaro: «Non ci dovrebbe essere mancanza di coerenza o di unità nell’espressione della nostra fede e nella nostra testimonianza del Vangelo nella realtà in cui siamo chiamati a vivere, sia essa fisica, sia essa digitale.»
Il web sviluppa una dimensione spirituale molto potente, forse per questo molti ritengono opportuno sottolineare la loro fede nella vita che non muore continuando a scrivere al posto della persona cara passata a miglior vita.
La coerenza con l’esistenza terrena e con le prospettive del Vangelo ci suggerisce, però, che è più rispettoso e corretto chiudere o congelare i profili personali al termine della vita. Il ricordo della persona cara è più opportuno consegnarlo alla fede personale e alla preghiera.

Pubblicato il 08 maggio 2013 - Commenti (0)
17
apr

Boston, il web prega per le vittime

L’11 settembre 2001 non esistevano Facebook e Twitter, tantomeno Youtube nato nel febbraio 2005. La gravità dell’attentato veniva restituita in tempo reale dalle immagini della tv che già dal primo pomeriggio avevano catalizzato l’attenzione del mondo intero.

Quanto è successo durante la maratona di Boston del 15 aprile scorso è rimbalzato in pochi secondi in ogni angolo del pianeta grazie alla capillarità dei social media generando un potentissimo “buzz”, un rumore di fondo che si è trasformato ben presto in condivisione, partecipazione interattiva, per qualcuno anche in preghiera online. #prayforboston (prega per Boston) è stato uno degli hastag più popolari nelle ore successive all’attentato. Analogamente a quanto successo in occasione del terremoto di Haiti si è iniziato a cercare i dispersi grazie a servizi come Person finder o alla capillarità di Twitter.

 

Le reti sociali che innervano il web di rapporti umani anche molto profondi e significativi hanno tessuto una sorte di “veglia” globale di fronte ad un fatto tragico che ha generato un forte impatto emotivo. Foto e video sono stati tempestivamente rielaborati, trasformati dalla sensibilità dei più creativi e diffusi come memi (messaggi significativi che circolano in Rete così definiti da Richard Dawkins) mirati a far riflettere, partecipare, pregare.  Era già successo in occasione del disastro nucleare di Fukushima e di altri eventi dolorosi che hanno attraversato l’era dei social network, anche se con sfumature diverse.

 

Il web è un luogo dove spesso si condividono beni spirituali e si può alimentare la solidarietà umana. Soprattutto in caso di episodi dolorosi e tragici, purtroppo, ne abbiamo la conferma tangibile. I social network si sono rivelati anche collettori di una solidarietà concreta che gradualmente si sta trasformando in una sorta di “coscienza collettiva” in grado di crescere nella sua sensibilità grazie al contributo dei singoli.

Non a caso chi sta svolgendo indagini sull’ attentato ha chiesto ai cittadini di contribuire inviando foto e video realizzati nell’ultimo miglio della maratona. Si tratta di un fenomeno che alcuni hanno definito “subveillance”, “subveglianza” (da sotto) per contrapposizione a sorveglianza (da sopra). La presa di coscienza che il bene comune è frutto del contributo di tutti, anche in questo aspetto mediatico.



Pubblicato il 17 aprile 2013 - Commenti (1)
12
mar

Il Conclave nel cuore del Social Network

Si tratta del primo conclave dell’era di Twitter: il 19 aprile 2005 infatti, giorno dell’elezione di Benedetto XVI, il noto sistema di microblogging non era ancora nato. Mai come oggi l’elezione di un Papa ha avuto un contorno così social, così condiviso e planetario, quasi a richiamare l’origine greca del termine “cattolico” che significa “secondo il tutto”, “tutto intero”.

Diventa social anche lo stimolo alla preghiera grazie a trovate originali come “Adotta un cardinale”, una proposta dell’associazione Jugend 2000 attraverso il sito Adoptacardinal.org che consegna all’utente il nome e il breve profilo di un cardinale scelto a caso per il quale pregare durante il conclave.

Grande partecipazione anche Oltreoceano dove il fuso orario mette un po’ in difficoltà sugli orari in cui tener d’occhio il comignolo che svetta sopra la Sistina. Così il sito Popealarm.com si impegna ad avvisare tramite e-mail, social network o sms dell’avvenuta elezione del nuovo papa, ma è anche possibile raggiungere da proprio dispositivo mobile il player multimediale di Radio Vaticana che fornisce in diretta le immagini del tetto più osservato nel mondo .

Si tratta anche del primo conclave al quale sono state dedicate così tante app per cellulari e tablet. Anche nel caso di quelle più serie che informano e invitano alla preghiera la logica è quella ludica che invita a interagire con lo schermo, scorrere finestre, utilizzare il doppio tocco rapido per ingrandire le immagini.

L’eco elettronica del conclave ha messo ancora una volta in evidenza che, anche dentro la Chiesa, il senso di prossimità è cambiato. I Cristiani si sentono in comunione anche attraverso i contatti mediati dall’elettronica, condividono contemporaneamente beni spirituali a migliaia di chilometri di distanza. E di questo cambiamento antropologico, il nuovo papa, dovrà tener conto.

Pubblicato il 12 marzo 2013 - Commenti (0)
28
gen

Social network sì, ma occhio ai rischi

ThinkStock
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Inconscio connettivo? È un’ipotesi sostenuta da tempo dal noto massmediologo canadese Derrick De Kerckhove in relazione ai moderni mezzi elettronici, probabilmente ricalcando la teoria proposta dallo psichiatra svizzero Jung secondo la quale esiste un inconscio collettivo che genera gli archetipi di ogni cultura.
Per dirla in termini comprensibili, esistono nelle varie culture e popoli del mondo alcune immagini psichiche innate che incontriamo indipendentemente dalla collocazione geografica e dalla storia specifica di quella etnia: l’idea del “vecchio saggio”, ad esempio, o dell’anima.
In maniera analoga, sostiene De Kerckhove, comunicare attraverso i social media genera una sorta di inconscio che connette gli utenti della Rete. Una risorsa straordinaria ma anche una potenziale fonte di rischi molto seri.

È quanto si evince anche dal messaggio del Papa per la 47ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dal titolo “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione” (leggi il messaggio).
Ancora prima di essere spazio per evangelizzare le reti sociali sono un tessuto che aiuta a sviluppare la relazione tra uomini e questa non può perdere le caratteristiche di autenticità e di rispetto della verità che ciascuno porta con sé, come sottolinea anche Benedetto XVI nel suo messaggio. È importante essere consapevoli che oggi anche i web contribuisce a formare la personalità e l’inconscio delle nuove generazioni.

De Kerckhove ha provato a spiegare nel passato questa esigenza di autenticità e di umanizzazione con la storia di Pinocchio. Ai tempi di Collodi vi era un esodo consistente di lavoratori che dalla Toscana si spostavano nel Nord Italia per andare a lavorare in fabbrica dove, spesso, si disumanizzavano.
Una volta tornati a casa faticavano a ricuperare la loro identità. Ma a questo punto entrava in gioco la trasformazione, la metafora del ventre delle balena, e l’uomo tornava ad essere pienamente uomo superando l’influenza della macchina. Oggi il rapporto non è solo con le macchine ma con l’intera Rete che spesso dà alle persone la percezione di esistere solo quando si sentono connesse.

Pubblicato il 28 gennaio 2013 - Commenti (1)
05
nov

Federica, Facebook e la distorsione dei fatti

Una ragazza davanti i fiori sul luogo dove Federica, la ragazza di 16 anni è stata trovata morta sul lungolago di Anguillara in località Vigna di Valle (Roma) (foto Ansa).
Una ragazza davanti i fiori sul luogo dove Federica, la ragazza di 16 anni è stata trovata morta sul lungolago di Anguillara in località Vigna di Valle (Roma) (foto Ansa).

La tragica vicenda di Federica, la ragazza trovata morta la mattina del 1 novembre sulle rive del lago di Bracciano, ha riportato a galla il tema dei profili nei social media. Da un lato va riconosciuto che Facebook è uno luogo ordinario all’interno del quale si estende la socialità dei ragazzi che, tra l’altro, sono consapevoli di raccontarsi in pubblico con foto e messaggi.
E’ importante che gli adolescenti possano esprimersi anche all’interno del web, come è altrettanto importante che possano essere accompagnati ed educati nel farlo, per avere il senso del limite, del pubblico e del privato, della riservatezza e dei rischi che possono correre. Dall’altro lato c’è il diritto di cronaca che si intreccia con la curiosità quasi morbosa di scavare nella vita delle persone partendo da ciò che è più accessibile, ovvero da quanto hanno pubblicato nei loro profili personali in Rete.
La carta di Treviso (5 ottobre 1990) tutela la riservatezza dei minori e la considera come prioritaria sul diritto di cronaca.
Qualche ora dopo la morte le foto del profilo Facebook di Federica comparivano già in album confezionati al volo da varie testate web, dietro la giustificazione che, comunque, si trattava di materiale pubblico.
Peccato che quelle immagini abbiano dato origine anche alle più svariate interpretazioni dei media, distorcendo la loro vera natura e significato. Per ammissione dello stesso zio della ragazza quelle foto sono in realtà un regalo della sua compagna, fotografa professionista, un gesto affettuoso di una persona a lei vicina.
Un book scattato quasi per gioco che ha dato modo a questa giovane di Anguillara Sabazia di potersi raccontare nella bellezza dei suoi 16 anni, nulla di più.
Nulla che possa giustificare le illazioni insinuate stampa e web.

In occasione degli incontri che scuole e parrocchie organizzano con i giovani sul tema dei social network raccomando sempre agli adolescenti di proteggere il più possibile i loro dati in Rete.
Federica lo aveva fatto saggiamente, evitando di inserire il suo vero cognome. Le uniche informazioni che non sono protette, in questo momento, sono le belle foto scattate dalla zia e un messaggio accanto al nome che rivela l’amore per un ragazzo.
Sufficienti comunque a scatenare la fantasia di chi si improvvisa investigatore e non si fa scrupolo di trarre conclusioni affrettate.
In Facebook, dopo morti violente o improvvise, si assiste a fenomeni che sollevano domande e questioni etiche non da poco: da chi continua a scrivere sul profilo personale al posto della persona defunta al sorgere di pagine pubbliche che amplificano le vicende con esiti non sempre veritieri e positivi.
Forse sarà bene riflettere un po’ di più su come gestire la informazioni dei social network in alcune situazioni limite e, in ogni caso, continuare ad educare i più giovani ad abitare un luogo che ormai appartiene sempre più alla loro socialità quotidiana.

Pubblicato il 05 novembre 2012 - Commenti (0)
05
gen

Caro, scusa ma preferisco Facebook

Ancora Facebook sotto accusa, stavolta come fattore scatenante dello scoppio di coppia. A lanciare l’accusa il sito inglese www.divorce-online.co.uk, specializzato in servizi per gli sposi che hanno deciso di mettere fine alla loro unione. L’allarme, rimbalzato in rete nei giorni scorsi, proviene da una ricerca condotta proprio da Divorce online su un campione di 5000 richieste di divorzio pervenute al sito britannico, che conta oltre 67000 clienti dal giorno della sua apertura. Il 33% degli intervistati indica Facebook come la causa principale della separazione tra coniugi indicando come primi incriminati i messaggi inviati a persone dell’altro sesso e, successivamente, i commenti sgradevoli e le soffiate di amici e conoscenti che bazzicano sul noto social network.



Indicare Facebook come causa dei divorzi sarebbe come incolpare la febbre di essere causa dell’influenza o incriminare le vetrine dei pasticceri per il nostro soprappeso. Non possiamo accusare coltelli e pistole di essere causa di gran parte degli omicidi nel mondo. Qualcuno obietterà che Facebook non è considerato solo uno strumento ma un vero e proprio ambiente di vita: bene, in questo caso va evidenziato come non sia possibile accusare una città ritenuta violenta di rendere automaticamente violenti i suoi abitanti, come se gli stimoli esterni inghiottissero la libertà degli individui. «I social network ti offrono la tentazione su un piatto d’argento» scrive Laura75 in un forum online che tratta di questo tema. Ma nessuno di noi è un automa, nessuno è così svuotato di volontà e buon senso da cedere inesorabilmente al sequestro emotivo imputato a Facebook e compagni.

Maunuele Petrilli un cameraman che ha una certa confidenza con la Rete ha pubblicato una decina di mesi fa un video su Youtube, in occasione dell’ennesima ondata di accuse scaricate su Facebook come causa delle separazioni dei coniugi. In un cartello, posto all’inizio del breve contributo pubblicato qui sotto, si legge: «Facebook è motivo di litigi e divorzi… a mio avviso è anche uno strumento che velocizza quello che prima o poi sarebbe dovuto finire… dove l’amore viene messo a dura prova.»



Mi chiedo se sia sufficiente un commento sgradevole o un flirt su Facebook a troncare una vera storia d'amore, o se in questi casi la fragilità della coppia provenga da altri fattori. Permettetemi un’ultima osservazione su quel “prima o poi sarebbe dovuto finire” citato nel video. Esiste un’ancora di salvataggio che racconta come il vero amore possa ricostruire anche dove altri tentativi hanno fallito. Si tratta di Retruovaille (www.retrouvaille.it), un metodo collaudato che rimette in contatto la coppia, il “salvagente per matrimoni in difficoltà” che fa appello all’amore, alla preghiera e alla natura stessa del sacramento per riconciliare tra loro i coniugi in difficoltà. E anche questo lo trovate in Rete, tanto quanto l’incriminato Facebook.

Pubblicato il 05 gennaio 2012 - Commenti (2)
27
dic

Condividi e batti la crisi

Tentiamo di pescare dalla Rete alcune strategie che ci svincolino un po’ dalla crisi che ha stretto nella morsa anche questo Natale 2011.
     La prima parola magica potrebbe essere Open source, ovvero quelle risorse libere e gratuite che ci permettono di risparmiare qualche decina di euro e, al tempo stesso, di operare nella più assoluta legalità. Il comune di Bologna ha risparmiato 160 mila Euro in un anno semplicemente eliminando gran parte delle licenze a pagamento. Dai sistemi operativi ai sofisticati programmi per montaggio video, la Rete offre una gamma di prodotti sicuri e costantemente aggiornati, senza toccare minimamente il nostro portafogli. Per chi ha un po’ di dimestichezza con l’Inglese consigliamo di fare una ricerca su Tucows.com, un noto sito che fornisce indicazioni e recensioni su programmi e applicazioni gratuite Un bel regalo da mettere sotto il nostro albero...
     Andrebbe poi sottolineata la parola-tormentone che i social network ci propinano ad ogni visita: condividi!. Il web ha contribuito ad abbattere campanili e recinti in favore di una logica collaborativa all’interno della quale più si condivide più si hanno benefici. Internet consente anche di far conoscere realtà che hanno bisogno del nostro sostegno concreto, alle quali possiamo trasferire denaro con pochi clic. 
     Associazioni benefiche, mense dei poveri, missioni all’estero, adozioni a distanza… c’è una gamma vastissima di interventi che la Rete ci abilita a completare con un tocco del mouse. Attenzione, però, alle frodi che in questo periodo si intensificano particolarmente. Fidatevi solo di siti conosciuti e di domini ben riconoscibili!
     Ci sono, poi, anche prassi quotidiane che possono essere mutuate da queste strategie della rete. I gruppi di acquisto solidale, ad esempio, che stanno facendo della condivisione e dell’economia di scala una risorsa sana per le casse di tante famiglie. Oppure il car sharing casalingo: la signora che abita al quarto piano, finalmente, potrebbe proporre un passaggio per recarsi a scuola anche al figlio della signora che abita al secondo, liberando le strade mattutine da un’auto e dal Pm10 che avrebbe prodotto circolando. Chissà che a forza di cliccare “condividi” non nasca il desiderio di una vita meno incasellata in compartimenti stagni e più attenta ai bisogni altrui.
     Un gruppo di giovani padovani ha scelto di fare degli speciali auguri di condivisione su Youtube. Hanno provato per settimane i movimenti per realizzare un “Social Mob” coinvolgendo famiglie, bambini, amici degli amici in un’iniziativa solidale per le mense dei poveri della diocesi.
     Vi segnaliamo, infine, un’opportunità che solo l’avvento della Rete poteva portare in casa nostra. Cliccando sul player della custodia di Terra Santa potrete assistere ogni giorno alla messa dalla Grotta del latte di Betlemme. Auguri a tutti voi nel Signore!

Pubblicato il 27 dicembre 2011 - Commenti (0)
08
ago

Un mosaico digitale per la Gmg

Un sociale network fotografico? Un mosaico di immagini? Difficile definire l’idea originale creata dal Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali e dalla Cei per la Gmg di Madrid. Si tratta di una proposta dal nome evocativo “Living world faces”, i volti giovani che rendono vivace e vitale il mondo, raggiungibile dal portale Pope 2 You . Proprio attraverso le loro facce e le immagini che raccontano frammenti di vangelo il Pontificio consiglio ha pensato di agganciare il tema della ventiseiesima giornata mondiale dei giovani tratto da una lettera di san Paolo "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede".
Partecipare è semplice, anche per chi non potrà andare in Spagna per l’incontro con Bendetto XVI.

Clicca qui e invia subito la tua foto!

E’ sufficiente inviare una foto segnalandone la provenienza su una mappa e aggiungendo una breve didascalia. In pochi istanti la foto andrà a comporre un mosaico con l’immagine del volto di Cristo. Il significato è chiaro, ma l’applicazione non si ferma qui: con un tocco di mouse si potrà ricomporre la figura ricalcando il volto di papa Benedetto o il logo della Gmg. Sempre attraverso Pope 2 You si potranno inviare cartoline elettroniche ad amici e conoscenti (http://apps.facebook.com/popetoyou).

Pubblicato il 08 agosto 2011 - Commenti (0)
27
lug

Gmg, generazione Facebook

C’è qualcuno in casa che si sta preparando per la Giornata mondiale della gioventù di Madrid? Stavolta sarà davvero “social”, il primo evento di questo tipo che si innesta nella generazione collegata da Facebook. Gli organizzatori spagnoli, infatti, hanno investito parecchie energie nel contattare i giovani attraverso i social network, primo fra tutti Facebook che nella pagina dedicata ai pellegrini italiani raggiunge quasi 30.000 iscritti. Sempre all’interno di Facebook viene proposta dal comitato spagnolo una particolare applicazione “Madrid 2011” che diventa una sorta di diario online per il pellegrino, con possibilità di scaricare e pubblicare contributi multimediali. L’ultima opzione di scelta accompagna il navigatore all’interno di un concorso sulla sostenibilità di un evento così massiccio; tra quanti seguono le tappe del cammino verranno sorteggiati i fortunati che avranno un accesso preferenziale alla veglia del 20 agosto.

All’appello si presenta timidamente anche il social network Xt3, nato all’indomani della Gmg di Sydney come tentativo pastorale di mantenere i contatti tra i giovani una volta terminato l’evento, penalizzato certamente dalla capillare diffusione di Facebook e dalla difficoltà di gestire le varie aree linguistiche.



Nei giorni del grande incontro madrileno sarà possibile seguire gli eventi in diretta grazie al canale Livestream predisposto dal comitato spagnolo. Nel frattempo proliferano i video su Youtube collegati in qualche modo alla Gmg. In quello che vi proponiamo qui sotto viene simpaticamente presentato il “Kit degli Italiani”.


Pubblicato il 27 luglio 2011 - Commenti (0)
12
lug

Internet e Facebook strumenti di Satana?

Il blog di Giacomo Galeazzi su La Stampa.
Il blog di Giacomo Galeazzi su La Stampa.

Il sasso nello stagno è partito da un’affermazione attribuita a don Gabriele Nanni, già esorcista nelle diocesi di Teramo e l’Aquila e consultore per la Congregazione delle cause dei santi, raccolta chissà da quale fonte e gettata in pasto ai webgiornalisti. Secondo quanto riportato da più testate online sembra che negli ultimi anni il satanismo da un interesse di nicchia si è trasformato in «un fenomeno di piazza con l’avvento di Internet e dei social network». Il corso sull’ esorcismo citato da più fonti e svoltosi all’ Ateneo pontificio Regina apostolorum risale ad aprile scorso. Che l’interesse per il satanismo possa essere amplificato dai rapidi contatti creati da Internet è presumibile ed è altrettanto giustificato alzare la guardia nei casi in cui da curiosità malsana diventi pratica vera e propria, ma lanciare un allarme sul web-satanismo mi sembra davvero esagerato. La fantasia si spreca nei titoli delle agenzie e dei blog in Rete: “Sos Web satanismo” (lastampa.it), “Vaticano contro Internet” (diredonna.it), “Internet è il regno di satana” (giornalettismo.com). Si sa, il tema suscita la curiosità soprattutto dei teen-agers ed è lecito essere preoccupati per loro, vista la delicata fase di crescita che stanno attraversando. Ma il satanismo non è l’unico tema malsano che possono trovare in rete: da pagine web che incitano alla violenza, siti di pseudo informazione sul sesso, a tutorial sul fai-da-te delle operazioni più tossiche e pericolose che si possano sperimentare c’è un po’ di tutto.

Sempre riguardo questo tema più di un’agenzia web ha riportato la notizia che la diocesi di Frascati ha diffuso in rete un vademecum anti satana. In realtà si tratta di una pubblicazione catechistica scritta dal vescovo che al capitolo XXIX tratta della presenza del diavolo. Dalla curia di Frascati confermano che il cosiddetto “vademecum” che tutti citano come proveniente dalla fonte “copia e incolla” in realtà è una parte delle catechesi del vescovo pubblicate in rete ormai da un paio d’ anni. E’ positivo che qualcuno se ne sia accorto, ma un po’ di precisione sulle fonti non guasterebbe.


Forse, più che lanciare allarmi nel web che nel giro di 24 ore sono già caduti nel fiume dell’oblio sarebbe più opportuno aiutare educatori e genitori in un opera di formazione alla navigazione in Internet e all’uso dei new media, sottolineando innanzitutto i punti di forza e aiutando i più giovani a formare una coscienza critica verso i contenuti che incontrano in Rete, unico antidoto veramente valido contro ogni pericolo e minaccia.

Pubblicato il 12 luglio 2011 - Commenti (0)
30
giu

Il tweet del Papa e Google +

Mentre il Papa invia in rete il suo primo Tweet con un gesto un po’ impacciato ma estremamente attuale e coraggioso inaugurando www.news.va, Google lancia una nuova proposta in ambito di social networking dopo il fallimento di Buzz, una sorta di alternativa a Twitter integrata nella posta di Gmail.

Il legame tra queste due segnalazioni lo possiamo ricercare nell’esplosione delle reti sociali che ha contagiato il mondo in questi ultimi anni, tanto da non lasciare indifferente nemmeno il Vaticano. I social network hanno dato prova del loro potere che nasce dal basso e dalla condivisione dimostrandoci come tanto nella primavera araba quanto nel raggiungimento del quorum referendario del 12-13 giugno sia stato fondamentale il contagio virale transitato attraverso l’elettronica. E anche dove le reti di comunicazioni vengono censurate o sospese a causa di disastri naturali il microblogging e i messaggi inviati dai cellulari diventino l’ancora di salvezza per singoli e popolazioni.

Tra le novità annunciate da Google + c’è n’è una che sicuramente potrà attirare l’attenzione dei webpastori e web-evangelizzatori: si tratta di Hangouts (ritrovi), ovvero la possibilità di lanciare argomenti “gancio” e rendersi disponibili alla videodiscussione online. Questa e altre novità che aiuteranno a incontrarsi e coordinarsi in mobilità potrebbero agganciare l’interesse anche del mondo ecclesiale, oltre che webmarketing già pronto a tuffarsi nella nuova impresa.

Controindicazioni? Al momento, essendo le funzionalità ancora in fase di testing, possiamo dire solo che è necessario avere un account Google e per chi già lo possiede è nota la mole di dati personali che la casa di Mountain View sta acquisendo dai suoi utenti. Il rischio è che il Grande fratello sia alimentato proprio dai dati che volontariamente gli offriremo…

Pubblicato il 30 giugno 2011 - Commenti (0)
15
giu

Audio social network e Vangelo

I social network potrebbero svilupparsi e diffondersi anche in ambito audio? A giudicare dalle ultime proposte sbarcate in rete qualcuno è disposto a scommetterci. Stiamo parlando di strumenti come www.shoudio.com che permettono di registrare suoni e voci con il proprio cellulare, georeferenziarli e condividerli in rete diffondendoli anche tramite i social network più noti semplicemente con un clic. Potrebbe essere un’idea interessante per conferenze, incontri o docenti che vogliono lasciare appunti sonori per i propri alunni.

Il fenomeno, però, sembra agganciare anche nicchie particolari come nel caso di Jot Speak, nato per favorire lo scambio tra attori, doppiatori e artisti della voce. Per superare il limite della lingua potete fare riferimento al network Freerumble che permette di condividere storie, racconti, interviste gran parte delle quali in lingua italiana. Blaving segue invece la logica di Twitter, come espressamente dichiarato dai creatori del network, e permette di “cinguettare” con un rapido botta e risposta anche da dispositivi mobili. 

Le risorse più nutrite e sicure per il momento rimangono ancora i classici podcast, anche nell’ambito della spiritualità. Il vangelo del giorno in audio, ad esempio, si può ascoltare su www.lachiesa.it oppure da www.pastoralespiritualita.it che pubblica anche su iTunes i suoi files gratuiti.

Pubblicato il 15 giugno 2011 - Commenti (0)
20
apr

Pasqua sul palmare

Angela Ann Zukowski.
Angela Ann Zukowski.

Angela Ann Zukowski, una religiosa che dirige un dipartimento dell’università di Dayton (Usa), afferma che internet è «una conversazione nel mercato del mondo per condividere beni spirituali». Lo dimostra in modo evidente il successo dei social network che coinvolgono migliaia di persone nei legami di amicizia e prossimità e devono gran parte della loro “affordance” (potere di attrazione) proprio alla condivisione di beni spirituali. Visto da questa prospettiva il fenomeno dei social network appare meno sospetto e aggiungere qualche grammo di simpatia in più sulla bilancia dei pro e contro.

     In vista della Pasqua molti hanno chiesto qualche indicazione su siti e proposte online che possano stimolare la preghiera e la riflessione. Segnaliamo “Spazio sacro” (www.spaziosacro.com), un cammino quotidiano di preghiera a cura dei Gesuiti italiani e la liturgia delle ore di “Maràn athà” (www.maranatha.it) disponibile anche per smartphone e palmari. A chi è abituato all’ascolto di file in mobilità consigliamo anche www.orepod.it, il sito che mette a disposizione la liturgia delle ore (comprese le letture) in podcast.

Pubblicato il 20 aprile 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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