30
mag

E il Web si scopre devoto a Maria

Myrhiàm, il nome aramaico di Maria, la madre di Gesù trova spazio anche su Wikipedia, la libera enciclopedia della Rete che ormai è diventata punto di riferimento autorevole per quanti eseguono ricerche in Internet e bussola utile a tratteggiare i contorni di questa fisionomia così cara al culto cristiano. La parte del leone la fanno i siti sorti spontaneamente dalla pietà popolare o fanno riferimento a santuari più o meno noti. Siticattolici.it, lista aggiornata delle pagine web generate in ambito cattolico, ha indicizzato 500 siti relativi a santuari, mentre con la chiave di ricerca "Maria" restituisce oltre 1900 risultati e alla voce "Madonna" corrispondono quasi 400 siti. Vi sono poi veri e propri portali dedicati ad elenchi di santuari in Italia e nel mondo, spesso indicati anche negli itinerari turistici come luoghi di riposo e benessere.

Google, alla voce “rosario”, indicizza oltre duecentomila voci che vanno dalla spiegazione più semplice della nota preghiera mariana alla vendita online del “rosario elettronico”, un piccolo apparecchio che recita misteri e preghiere tenendone il conto e alternandosi alla voce della persona che lo utilizza.   Vi sono poi riferimenti più istituzionali, come il sito della Pontificia accademia mariana internazionale (pami.info) o la Pontificia accademia dell’Immacolata (accademiaimmacolata.it), un circolo giovanile che fa riferimento alla Santa sede e si occupa anche di pastorale con uno specifico sguardo mariano.  Non si contano i siti che trattano di apparizioni, presunti messaggi, segreti già rivelati o ancora custoditi.

In questi casi il cybernauta è avvisato: è bene usare la massima prudenza. Gran parte di queste pagine web sono scritte esclusivamente a titolo personale e spesso contengono affermazioni distorte e inventate che rischiano di creare  confusione e smarrimento negli utenti. Ai cristiani cattolici viene chiesto di credere a quanto è stato rivelato su Maria dalla Sacra scrittura e a ciò che è stato consegnato dal magistero della Chiesa, tutto il resto fa parte di quelle rivelazioni private verso le quali non c'è nessun obbligo. Da una semplice ricerca sul “ranking” dei siti, una sorta di indice di popolarità, sembra siano molti più gli utenti che si affannano a indagare notizie su segreti non ancora rivelati di quanti cercano brani biblici o documenti ufficiali. L’esortazione apostolica "Marialis cultus", ad esempio, scritta da papa Paolo VI per fornire indicazioni chiare sul culto mariano, non è certo difficile da trovare in Rete ma, probabilmente, ce ne si è dimenticati troppo presto. (clicca qui perleggerlo nella versione integrale). 

Marco Sanavio

Pubblicato il 30 maggio 2013 - Commenti (0)
17
apr

Boston, il web prega per le vittime

L’11 settembre 2001 non esistevano Facebook e Twitter, tantomeno Youtube nato nel febbraio 2005. La gravità dell’attentato veniva restituita in tempo reale dalle immagini della tv che già dal primo pomeriggio avevano catalizzato l’attenzione del mondo intero.

Quanto è successo durante la maratona di Boston del 15 aprile scorso è rimbalzato in pochi secondi in ogni angolo del pianeta grazie alla capillarità dei social media generando un potentissimo “buzz”, un rumore di fondo che si è trasformato ben presto in condivisione, partecipazione interattiva, per qualcuno anche in preghiera online. #prayforboston (prega per Boston) è stato uno degli hastag più popolari nelle ore successive all’attentato. Analogamente a quanto successo in occasione del terremoto di Haiti si è iniziato a cercare i dispersi grazie a servizi come Person finder o alla capillarità di Twitter.

 

Le reti sociali che innervano il web di rapporti umani anche molto profondi e significativi hanno tessuto una sorte di “veglia” globale di fronte ad un fatto tragico che ha generato un forte impatto emotivo. Foto e video sono stati tempestivamente rielaborati, trasformati dalla sensibilità dei più creativi e diffusi come memi (messaggi significativi che circolano in Rete così definiti da Richard Dawkins) mirati a far riflettere, partecipare, pregare.  Era già successo in occasione del disastro nucleare di Fukushima e di altri eventi dolorosi che hanno attraversato l’era dei social network, anche se con sfumature diverse.

 

Il web è un luogo dove spesso si condividono beni spirituali e si può alimentare la solidarietà umana. Soprattutto in caso di episodi dolorosi e tragici, purtroppo, ne abbiamo la conferma tangibile. I social network si sono rivelati anche collettori di una solidarietà concreta che gradualmente si sta trasformando in una sorta di “coscienza collettiva” in grado di crescere nella sua sensibilità grazie al contributo dei singoli.

Non a caso chi sta svolgendo indagini sull’ attentato ha chiesto ai cittadini di contribuire inviando foto e video realizzati nell’ultimo miglio della maratona. Si tratta di un fenomeno che alcuni hanno definito “subveillance”, “subveglianza” (da sotto) per contrapposizione a sorveglianza (da sopra). La presa di coscienza che il bene comune è frutto del contributo di tutti, anche in questo aspetto mediatico.



Pubblicato il 17 aprile 2013 - Commenti (1)
04
mar

Sede vacante e cyberspazio

Il web è spesso popolato da frammenti ad effetto, aforismi nati dalla fantasia dei cybernauti e non firmati. «Nulla è più Presente della tua Assenza» è una frase di origine anonima, indicizzata dai motori di ricerca, che ben racconta l’atmosfera di sospensione vissuta dopo la rinuncia di Benedetto XVI.

Joseph Ratzinger ha accompagnato da Papa per quasi otto anni una Chiesa nata proprio dall’assenza del Cristo. È l’Ascensione che fa crescere gli apostoli, l’assenza fisica del Maestro li spinge a cercarlo nel profondo di se stessi, nei fratelli, nella comunione con gli altri.
La privazione della presenza fisica li abilita all’autonomia, che non è assoluta indipendenza. Il sottrarsi genera più domande, più reazioni e più cambiamenti della presenza. Anche l’assenza digitale ha un suo peso specifico. Il sito www.vatican.va racconta contemporaneamente la privazione del presente e la ricchezza del passato. Si apre con lo stemma della sede vacante, ovvero con un vuoto di documenti, foto e discorsi che quotidianamente hanno popolato il web ma, nel contempo, presenta in home page anche una pubblicazione elettronica sul pontificato di Benedetto XVI. Per la prima volta compare un sussidio elettronico che collega brevi testi foto e documenti, un regalo ai cybernauti al termine del pontificato.

L’account Twitter @Pontifex è sospeso, almeno sino all’elezione del nuovo Papa che deciderà il da farsi, ma al tempo stesso è memoria viva (e i tweet di Benedetto XVI sono tutti in archivio) di una serie di relazioni tessute nella rete in queste poche settimane di presenza sul noto social network. Il vuoto fisico fa risaltare la presenza digitale, quasi come un’ eredità spirituale che connette tutto il mondo in una prossimità impensabile fino a qualche anno fa.

L’ultima consegna di Benedetto XVI per l’anno della fede sarà un dono digitale: l’ostensione televisiva della Sindone il 30 marzo quando, forse, potrebbe già esserci il nuovo Papa. Quasi a dire con le parole di Giovanni il Battista, valide anche nella dimensione digitale: «Egli deve crescere e io invece diminuire».

Pubblicato il 04 marzo 2013 - Commenti (0)
09
ago

Schwazer e la morale del web

Alex Schwarzer, l’atleta escluso dalle olimpiadi per doping, ha affermato inizialmente di essersi procurato l’Eritropoietina, una proteina che stimola la produzione di globuli rossi, tramite Internet. Ha poi cambiato versione affermando, comunque, che aveva usato la Rete per informarsi su come procurarsela. Difficile credergli, pochi sono disposti a pensare che abbia agito in modo tanto dilettantesco. In ogni caso tutto è possibile.

Al di là degli sviluppi che emergeranno da questa vicenda per fare ulteriore chiarezza, va rilevato un meccanismo che si insinua spesso nella mente dei cybernauti: ciò che è possibile può diventare anche lecito. Alcuni fatti gravi capitati all’interno di scuole superiori del Nordest con cui sono venuto a contatto, ad esempio, hanno fatto emergere come l’aver letto informazioni in Rete e aver condiviso progetti malsani con altri utenti abbia in qualche modo sospeso il giudizio morale sull’azione da compiere.

Non sembra trattarsi solamente di un fenomeno legato alla crescita che coinvolge gli adolescenti, basti pensare a quanti tradimenti coniugali si consumano in Rete per comprendere che il confine tra il possibile e il lecito è diventato una sottile membrana permeabile.


Le cronache locali riportano spesso notizia di sportivi che hanno assunto sostanze dopanti acquistate attraverso in web e recapitate direttamente a casa in un pacco anonimo e poi sono stati traditi dall’uso dilettantesco che ne hanno fatto e sono finiti in un letto d’ospedale.

In Rete si trova di tutto: da come costruire un ordigno artigianale a come abortire senza far sapere nulla alla propria famiglia. Informazioni che fino a qualche anno fa richiedevano una soglia di accesso discretamente alta e che ora sono alla portata di tutti.


Forse andrebbe fatto qualche passo ulteriore nella formazione delle giovani coscienze. Chi ha l’arduo compito di formare, educare, sostenere, allenare altre persone tenga presente che i contenuti della Rete possono contribuire ad abbassare le soglie della coscienza, il cervello fa il resto. Proprio per questo è bene che qualcuno ci ricordi lucidamente che non tutto ciò che è facilmente accessibile e condiviso diventa automaticamente lecito.

Pubblicato il 09 agosto 2012 - Commenti (0)
24
mag

Melissa e il popolo della Rete

Nei primi anni del terzo millennio si usava pubblicare una “netiquette” accanto a forum e chat, una sorta di “etichetta”, di codice della Rete che cercava di suggerire i comportamenti più corretti per chi utilizzava la rete con un certo grado di interattività.
Forse qualche richiamo ad un codice etico, deontologico e alle più elementari norme di buon senso non farebbe male nemmeno oggi. La tragica vicenda che ha coinvolto le studentesse della scuola "Francesca Laura Morvillo Falcone” di Brindisi ha suscitato le reazioni più diverse nel popolo della Rete.

Molti, con grande rispetto, hanno pubblicato frasi affettuose, attestazioni di solidarietà e anche preghiere e frasi di commiato per Melissa Bassi. Sono comparsi anche video che ritraggono Melissa bambina, girati in occasione della prima comunione e di una recita scolastica. Qualunque fosse lo scopo di chi ha reso pubblici i video di certo c’è che il popolo del web ha scatenato una violenta reazione perché fossero rimossi al più presto, nel rispetto della giovane vittima. La netiquette, non scritta, è stata ribadita con forza dal comportamento concreto dei cybernauti che, a volte, sanno autoregolamentare un territorio che appare senza norme e confini.

Al di là delle opinioni personali sta nascendo in rete una sorta di autocoscienza, un sentire comune che per lo meno si pone domande e interrogativi su quanto transita attraverso il Web. Un processo autonormato con tutti i rischi del caso ma anche monitorato da migliaia di persone che gettano uno sguardo critico su processi che, altrimenti, sarebbero incontrollabili.

Senza appello, invece, il brutto scivolone del giornalista Sandro Ruotolo che ha pubblicato su Twitter nomi e foto che identificavano due sospettati dell’attentato di Brindisi, scagionati poi dalle verifiche degli investigatori. Loro hanno rischiato il linciaggio fisico, Ruotolo quello della Rete. Qualche minuto in più di attesa avrebbe giovato tutti, anche al buon giornalismo.

Pubblicato il 24 maggio 2012 - Commenti (3)
19
apr

Se il gioco invade anche la Rete

Vincere oltre nove milioni di euro è un fatto talmente incredibile che non può essere vero. E così infatti ha risposto la Snai ai due vincitori di Fermo che si sono visti stampato tra le mani un tagliandino che proponeva la somma astronomica. L'anomalia di vincite ha caratterizzato i giorni precedenti al 17 aprile con una serie di cifre sballate che hanno messo in allarme i gestori delle prodigiose macchinette. La Snai sta facendo indagini per capire cosa sia successo anche perchè il tetto massimo di vincita sono 500 mila Euro. Chiaramente dietro il limite c'è un' esigenza di cassa ma è pur vero che una somma così ingente pone non pochi quesiti etici e di opportunità.

 

I casinò online stanno sbarcando in maniera massiccia anche sui dispositivi mobili, smartphone e tablet. Non è una di quelle notizie che si accolgono con gioia visto che farne le spese sono spesso giovani e famiglie che con pochi click vedono assottigliarsi drasticamente il conto in banca. Qualcuno cade addirittura in forme patologiche di dipendenza, definite “ludopatie”, che spingono gli utenti della Rete a giocare compulsivamente alla ricerca costante delle emozioni scatenate dalla sfida del gioco e dalla scommessa. In famiglia risulta difficile accorgersene, perché non si tratta di un’attività palese, visibile, legata ad un luogo fisico. Il gioco d’azzardo avviene tramite casinò che stanno tutti in una tasca, mediante l’inserimento dei numeri della propria carta di credito, così da far percepire ancora meno che si tratta di un’attività mangiasoldi e farla assomigliare il più possibile ad un innocuo giochino per cellulari.


Si tratta di una grave schiavitù, come sottolinea il catechismo della Chiesa cattolica, che diventa peccato quando sottrae denaro al sostentamento delle persone. Verrebbe da dire che è sempre un peccato impegnare il proprio denaro nel gioco d’azzardo, soprattutto in questo tempo di crisi. Va notato che lo Stato Italiano che ha legalizzato e regolamentato il gioco d’azzardo ne ricava anche parecchi utili. Forse in questo passaggio non è chiara una funzione alla formazione etica dei cittadini e si potrebbe chiedere di più, in ambito educativo, ad uno stato che rimpingua le proprie casse anche con le scommesse perse dai cittadini. Probabilmente, però, questo andrebbe a toccare interessi troppo grossi. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in occasione del convegno su “Gioco d’azzardo e usura, svoltosi a Genova nel febbraio scorso ha affermato che il gioco d'azzardo è “una piovra che allunga i suoi mortali tentacoli promettendo molto e sradicando moltissimo, non di rado tutto”. Bagnasco ha messo in evidenza che in Italia sarebbero ben ottocentomila i cittadini colpiti da patologie legate al gioco e che complessivamente il mondo del gambling ha bruciato, lo scorso anno quasi il doppio del denaro che il governo monti aveva indicato come manovra salva Italia. Questo non è un vero e proprio peccato sociale? Non possiamo restare indifferenti a questo problema che tocca, purtroppo, tante famiglie già in difficoltà economiche serie. Forse, come cristiani, potremmo e dovremmo fare di più perché questa falsa ricerca di felicità non diventi un ulteriore elemento di crisi. Che dite?

Pubblicato il 19 aprile 2012 - Commenti (2)
27
dic

Condividi e batti la crisi

Tentiamo di pescare dalla Rete alcune strategie che ci svincolino un po’ dalla crisi che ha stretto nella morsa anche questo Natale 2011.
     La prima parola magica potrebbe essere Open source, ovvero quelle risorse libere e gratuite che ci permettono di risparmiare qualche decina di euro e, al tempo stesso, di operare nella più assoluta legalità. Il comune di Bologna ha risparmiato 160 mila Euro in un anno semplicemente eliminando gran parte delle licenze a pagamento. Dai sistemi operativi ai sofisticati programmi per montaggio video, la Rete offre una gamma di prodotti sicuri e costantemente aggiornati, senza toccare minimamente il nostro portafogli. Per chi ha un po’ di dimestichezza con l’Inglese consigliamo di fare una ricerca su Tucows.com, un noto sito che fornisce indicazioni e recensioni su programmi e applicazioni gratuite Un bel regalo da mettere sotto il nostro albero...
     Andrebbe poi sottolineata la parola-tormentone che i social network ci propinano ad ogni visita: condividi!. Il web ha contribuito ad abbattere campanili e recinti in favore di una logica collaborativa all’interno della quale più si condivide più si hanno benefici. Internet consente anche di far conoscere realtà che hanno bisogno del nostro sostegno concreto, alle quali possiamo trasferire denaro con pochi clic. 
     Associazioni benefiche, mense dei poveri, missioni all’estero, adozioni a distanza… c’è una gamma vastissima di interventi che la Rete ci abilita a completare con un tocco del mouse. Attenzione, però, alle frodi che in questo periodo si intensificano particolarmente. Fidatevi solo di siti conosciuti e di domini ben riconoscibili!
     Ci sono, poi, anche prassi quotidiane che possono essere mutuate da queste strategie della rete. I gruppi di acquisto solidale, ad esempio, che stanno facendo della condivisione e dell’economia di scala una risorsa sana per le casse di tante famiglie. Oppure il car sharing casalingo: la signora che abita al quarto piano, finalmente, potrebbe proporre un passaggio per recarsi a scuola anche al figlio della signora che abita al secondo, liberando le strade mattutine da un’auto e dal Pm10 che avrebbe prodotto circolando. Chissà che a forza di cliccare “condividi” non nasca il desiderio di una vita meno incasellata in compartimenti stagni e più attenta ai bisogni altrui.
     Un gruppo di giovani padovani ha scelto di fare degli speciali auguri di condivisione su Youtube. Hanno provato per settimane i movimenti per realizzare un “Social Mob” coinvolgendo famiglie, bambini, amici degli amici in un’iniziativa solidale per le mense dei poveri della diocesi.
     Vi segnaliamo, infine, un’opportunità che solo l’avvento della Rete poteva portare in casa nostra. Cliccando sul player della custodia di Terra Santa potrete assistere ogni giorno alla messa dalla Grotta del latte di Betlemme. Auguri a tutti voi nel Signore!

Pubblicato il 27 dicembre 2011 - Commenti (0)
31
ott

Cattolici e Rete, è ora di buttarsi

Una recente ricerca condotta da SWG per il Moige (Movimento italiano genitori) ha messo in luce come sia cresciuto il consumo di Internet da parte dei minori. Ben 7 su 10 navigano quotidianamente per circa un’ora di media. La percezione è, però, che questi giovani cybernauti non siano del tutto a conoscenza dei pericoli che corrono nell’esplorazione del web.

     Infatti da un’indagine condotta da A&F Reserach risulta  che il 30% degli adulti e il 40% dei ragazzi non sa proteggere in modo adeguato la privacy all’interno dei social network. Così Moige, Tren Micro, Cisco, Polizia postale e delle Comunicazioni hanno lanciato una campagna, partita da Roma il 27 ottobre, per sensibilizzare gli alunni di 30 scuole secondarie di primo grado su rischi e pericoli della Rete.  



     Il tessuto delle parrocchie italiane ha sempre avuto le antenne ricettive nel mondo dell’educazione, ha spesso integrato e completato la formazione proposta da altre agenzie cercando di coniugare i valori irrinunciabili in cui crede con progresso e novità. Peccato che nel settore della formazione all’uso dei nuovi media risenta di un passo troppo lento. Forse l’impreparazione e la perplessità di fronte ad un percorso che appare estremamente accelerato hanno fatto sì che non sorgessero rapidamente cammini chiari e condivisi. Ci si muove a tentoni, invitando esperti più o meno qualificati che spesso puntano il dito sulla pericolosità della navigazione tralasciando, invece, le straordinarie opportunità che l’elettronica offre ai giovani di oggi. 

     Il mondo “virtuale” e intangibile che si incontra in Rete è svilito spesso da chi opera quotidianamente nel mondo spirituale che, pur con altre caratteristiche, opera costantemente a contatto con l’intangibile, l’invisibile, l’impercettibile. Non sembra più il tempo di stare alla finestra, accontentandosi di qualche infarinatura sull’argomento. Probabilmente va studiato, sviscerato, riproposto ai ragazzi all’interno dei cammini formativi parrocchiali come un ambito fondamentale che coinvolge il mondo delle relazioni e lo stesso itinerario di fede. Solo così il “virtuale” potrà diventare un termine che indica la grande forza che sta dentro ai nuovi mezzi e non solo il lato problematico del loro uso.

Pubblicato il 31 ottobre 2011 - Commenti (2)
14
set

Scuola, il dialogo parte dalla Rete

Insegnanti e studenti possono trovare nel web un valido strumento di scambio e di crescita.
Insegnanti e studenti possono trovare nel web un valido strumento di scambio e di crescita.

Il rientro a scuola può essere considerato uno di quegli stati nascenti che aprono prospettive nuove e rigenerano energie assopite. Se da un lato la sperimentazione delle classi 2.0 promette un futuro interconnesso, dall’altro conosciamo bene la situazione di difficoltà che riguarda molte scuole italiane, carenti delle dotazioni minime e di fondi per le attività didattiche di base. Sedi accorpate, classi “pollaio”, proteste di precari e studenti, istituti che scompaiono, altri percorsi introdotti post diploma. Tra nuovo e vecchio che si ripete cosa è possibile fare per dare ossigeno agli alunni della scuola derll’obbligo?

Qualcuno ha deciso di rimboccarsi le maniche fin da subito, convinto che le buone pratiche siano la base per far funzionare la scuola oltre le carenze e gli ostacoli che, di certo, non mancano. L’idea di avviare un confronto, una sorta di “intelligenza collettiva” sul pianeta scuola,  è balenata nella mente di Gianni Marconato un professionista convinto che nella scuola si possa apprendere “con e senza le tecnologie” a patto che strategie di insegnamento e didattica siano orientate alla vita reale.

Così ha preso forma “La scuola che funziona”, un network creato su piattaforma Ning che aggrega docenti e formatori che cercano un confronto e una crescita nella didattica e sperimentano modalità classiche ed efficaci di insegnamento accanto a nuove proposte supportate dalla tecnologia.

Anche gli studenti hanno i loro network, più o meno formali, che non sono solo una facilitazione al copia e incolla facile, ma possono diventare un luogo utile di confronto. Studenti.it propone addirittura un vademecum su come disintossicarsi dai social network in vista del ritorno sui banchi molto lignei e poco multimediali.

Una soluzione interessante l’ha proposta qualche dirigente scolastico che ha iniziato l’anno presentando un blog dell’istituto, nella speranza che possa diventare uno strumento di dialogo informale tra docenti e alunni. Altre scuole hanno optato per un profilo su Facebook. Il nostro consiglio è quello di stabilire delle regole chiare sui comportamenti da tenere in rete, sia per il corpo docente che per gli alunni, così da evitare spiacevoli inconvenienti nel corso dell’anno.

La Chaussettologie - Challenge your world from Desrumaux Celine on Vimeo

(video segnalato da “La scuola che funziona”)

Pubblicato il 14 settembre 2011 - Commenti (0)
08
ago

Un mosaico digitale per la Gmg

Un sociale network fotografico? Un mosaico di immagini? Difficile definire l’idea originale creata dal Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali e dalla Cei per la Gmg di Madrid. Si tratta di una proposta dal nome evocativo “Living world faces”, i volti giovani che rendono vivace e vitale il mondo, raggiungibile dal portale Pope 2 You . Proprio attraverso le loro facce e le immagini che raccontano frammenti di vangelo il Pontificio consiglio ha pensato di agganciare il tema della ventiseiesima giornata mondiale dei giovani tratto da una lettera di san Paolo "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede".
Partecipare è semplice, anche per chi non potrà andare in Spagna per l’incontro con Bendetto XVI.

Clicca qui e invia subito la tua foto!

E’ sufficiente inviare una foto segnalandone la provenienza su una mappa e aggiungendo una breve didascalia. In pochi istanti la foto andrà a comporre un mosaico con l’immagine del volto di Cristo. Il significato è chiaro, ma l’applicazione non si ferma qui: con un tocco di mouse si potrà ricomporre la figura ricalcando il volto di papa Benedetto o il logo della Gmg. Sempre attraverso Pope 2 You si potranno inviare cartoline elettroniche ad amici e conoscenti (http://apps.facebook.com/popetoyou).

Pubblicato il 08 agosto 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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