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(Thinkstock)
Conciliare la vita di famiglia con il lavoro e gli impegni del quotidiano? Ti aiuta “Save the mom” (salva la mamma), www.myselfitalia.it/savethemom, un'applicazione offerta da una nuova rivista da poco in edicola, che ti permette di pianificare gli impegni, condividerli con gli altri componenti del nucleo domestico e di tenerli aggiornati in tempo reale.
Oltre al calendario condiviso il servizio, lanciato lo scorso 8 marzo, mette a disposizione una lista della spesa interattiva e un servizio di geolocalizzazione dei familiari che rileva la loro posizione geografica. I figli possono fare un “check” (un controllo, una verifica) una volta rientrati a casa così da tranquillizzare i genitori sulla loro incolumità.
L’idea è simpatica, una sorta di “assistente familiare” elettronico che aiuta le mamme dalla vita fitta di impegni a tenere sotto controllo vari aspetti del menage familiare.
Potrebbe funzionare, ma è pur vero che nella corsa frenetica di tutti i giorni
potrebbe venir meno il tempo e lo stimolo a tenere aggiornata un’agenda
elettronica. Una recente ricerca del Censis ha rilevato che le donne con
un impiego hanno quasi 7 ore in meno di tempo libero settimanale
rispetto agli uomini a causa dei lavori domestici. «I miei figli mi
credono arretrata perché ho pochi amici in Facebook – ci scrive Barbara
di Brescia, 2 figli adolescenti - e lo aggiorno qualche volta la
domenica, ma non si rendono conto che il vero problema è la mancanza di
tempo».
La tecnologia che dovrebbe
facilitarle la vita, in realtà si rivela una presenza invadente ed
invasiva, che rischia di occupare anche i tempi sani della relazione
personale in famiglia. «Ho visto il Family assistent – conclude Barbara -
ma preferisco tenere in allenamento la mia memoria. Mi aiuta a essere
più lucida. La vita sarà meno ottimizzata ma voglio difendere
dall’invasione dell’elettronica l’area di imperfezione che mi permette
di sbilanciare i tempi verso le relazioni a scapito dell’efficienza».
Come biasimarla?
Pubblicato il
16 marzo 2012 - Commenti
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06
feb
…o fermiamo le innovazioni?
La domanda sta alla base di un video realizzato dal prof. Visentin, preside di un liceo di Padova, per avviare alcuni incontri di confronto tra genitori e formatori che l’Azione cattolica diocesana ha previsto a partire dal 20 febbraio 2011. La domanda, in realtà, è un trabocchetto e il discorso scorre fluido sino a toccare il punto cruciale della questione dell’eccessivo attaccamento ai media elettronici:
«Se la dipendenza è originata da un bisogno, e il bisogno è un movimento originato da una mancanza viene da chiedersi: cosa manca veramente ai nostri ragazzi?»
Rigiro la domanda finale del video a voi per i commenti: la dipendenza è davvero originata da un vuoto? Che nome potremmo dargli? E il mondo adulto si scopre immune da questo meccanismo?
Pubblicato il
06 febbraio 2011 - Commenti
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