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Apple e il controllo remoto. Su di noi

Tom Cook durante la presentazione dell'iPhone 5 (Reuters).
Tom Cook durante la presentazione dell'iPhone 5 (Reuters).

Grandi novità in casa Apple: è appena uscito dal guscio un nuovo smartphone in alluminio e vetro che polarizza l’attenzione del mondo. L’attesa è stata alimentata da mesi nel web con anticipazioni e ipotesi e, probabilmente, ha contribuito a far passare sottotraccia una notizia che invece ha dell’inquietante. Il 28 agosto scorso è stato depositato un brevetto che consente all’azienda di Cupertino di disattivare forzatamente alcune funzioni di apparati wireless come cellulari, tablet o computer.

In pratica significa che un giorno, entrando in chiesa o in biblioteca, potrebbe succedervi di scoprire che il vostro telefono è stato spento a distanza da un dispositivo che ne ha forzato le funzioni. O, in caso di emergenza, le forze di polizia potrebbero isolare un’intera zona impedendovi di chiamare i vostri familiari ed amici per impedire a terroristi o criminali di comunicare tra di loro. Tutto perfettamente legale e accettato da voi nel momento in cui avete acquistato quell’apparato mobile.

Questo apre la strada ad un controllo remoto sempre più spinto, non deciso dall’utente, dei dispositivi che portiamo in tasca. Non si tratta di una bella sensazione, anzi, è un ulteriore contributo che va ad alimentare la cultura del sospetto nei confronti degli apparecchi elettronici e dei loro produttori. Con il pretesto di offrire nuovi servizi si costringe l’utente a consegnare una parte della sua libertà ad aziende ed operatori telefonici.

Al momento si tratta solo di un brevetto, non sappiamo se verrà tradotto in pratica negli apparati radiomobili, ma è sufficiente a generare una seria inquietudine. Qualche anno fa aveva suscitato una forte polemica in Rete il cosiddetto "Killswitch", una sorta di lista nera interna al cellulare che avrebbe dovuto bloccare da remoto applicazioni potenzialmente dannose senza il consenso dell'utente. In quel frangente le associazioni dei consumatori avevano inviato un esposto urgente al Garante della Privacy «per verificare le compatibilità con l'ordinamento italiano ed europeo». Oggi i più accorti si stanno chiedendo fino a dove si spingerà il controllo della tecnologia sull'uomo visto che ciascuno di noi sta consegnando una miriade di dati all'elettronica, molto spesso in maniera del tutto inconsapevole o poco prudente.

Pubblicato il 13 settembre 2012 - Commenti (1)

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Postato da stefano armellin il 13/09/2012 19:59

Se il controllo remoto è a fin di bene no problem. Molto più importante invece l'auto-educazione alla NON dipendenza tecnologica in favore della libertà e ricerca spirituale. Su questo la Chiesa e i Governi del Mondo a mio avviso fanno veramente poco. Stefano Armellin P.S. il mio progetto The Opera è in esame alla Apple http://armellin.blogspot.com Pompei, giovedì 13 settembre 2012

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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