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Elogio della fragilità

Nella lunga coda di emozioni e racconti del dopo Gmg si fa largo progressivamente il tempo delle testimonianze. Brevi interventi durante le celebrazioni, testimonianze a gruppi di giovani che sono rimasti in Italia o anche, più semplicemente, racconti in birreria e frasi su Facebook. Graffiando un po’ la patina trionfale dei due milioni di Madrid, però, si scopre una realtà molto più ordinaria e problematica. «La veglia a Cuatro vientos? L’ho trascorsa in ospedale» mi racconta una ragazza romana ugualmente sorridente e soddisfatta, in aeroporto il giorno del rientro «Mi sono beccata –continua- una forte intossicazione alimentare probabilmente mangiando in una nota catena di ristoranti, al di là di ogni sospetto. Mi è dispiaciuto non essere con gli altri, ma qualcuno ha sacrificato la sua veglia per starmi vicino, qualcun’ altro ha inviato messaggini per non farmi sentire sola. Il corpo ti può bloccare ma lo spirito no!» La fragilità ha fatto sperimentare a questa ragazza e ai suoi amici l’importanza dei legami personali, della solidarietà, il senso più profondo dell’essere a scuola della vita più che di un sussidio.


A distanza di parecchi giorni dall’evento madrileno negli occhi dei giovani c’è ancora l’immagine della tempesta che incombe sulle loro teste e l’istantanea, vista solo una volta tornati a casa nelle immagini di repertorio, del Papa sferzato da vento e pioggia e protetto con ombrellini parasole. Probabilmente è questo l’evento che ha fatto breccia nel cuore, il desiderio di Bendetto XVI, bagnato e consigliato su tutt’altre decisioni, di rimanere con loro a “vivere un’avventura”. Si può affrontare la tempesta della vita con gli ombrellini parasole, se le motivazioni che ti portano a farlo sono radicate in Dio. Un preside di un istituto superiore padovano mi ha confidato che quest’anno centrerà le sue comunicazioni agli studenti sul tema della fragilità. Nell’ambiente competitivo e assetato di successo creato dai genitori diventerà una sfida far comprendere che la fragilità dei figli è un valore, anzi un valore profondamente cristiano. O ci siamo già dimenticati che il Dio dei Cristiani fa passare la salvezza attraverso la fragilità della croce, il segno che si traccia sul corpo per ricordare questa strada maestra? Alcuni testi di questo periodo ce lo ricordano con chiarezza: da Vittorino Andreoli che nell’”Uomo di vetro” rivela che “solo l'uomo fragile sa entrare nell'uomo spezzato, prova amore e entra nel dolore perché lo ha conosciuto" a Gustavo Pietropolli Charmet che titola il suo ritratto dell’adolescente di oggi come “Fragile e spavaldo”. Fragilità: un valore che apre al trascendente, anche in mezzo ai trionfali due milioni di Madrid.

Pubblicato il 02 settembre 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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