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Il turismo religioso
Turismo religioso. È un termine che mi mette sempre un po’ in guardia, più che rassicurarmi. La diffidenza sorge da più di un’esperienza personale dal gusto un po’ amaro, ma non è certo sufficiente a scoraggiare l’esplorazione di nuove strade che possono socchiudere la porta alla preghiera e alla spiritualità.
Dico “socchiudere” perché non è automatico che un viaggio, un pellegrinaggio, la visita ad un santuario o ad un luogo si trasformino immediatamente in un’esperienza spirituale. Anzi. Le attese di chi intraprende un percorso legato alla religione possono essere molte e, se ben accompagnate, emergono durante il viaggio stesso più che nella meta raggiunta.
Ricordo lucidamente, come se fosse capitata ieri, una mia esperienza di accompagnatore di pellegrini a un santuario mariano: ho raccolto le aspettative all’andata e i commenti delusi al ritorno ma, in realtà, ho visto alcuni dei miei compagni di viaggio cambiare prospettiva e atteggiamento grazie alla preghiera, alla condivisione, alle difficoltà del viaggio stesso.
Il turismo religioso non equivale direttamente ad un’esperienza di fede. Ci si può fermare anche soltanto alla visita di luoghi sacri di grande bellezza e suggestione senza che però questo abbia alcuna conseguenza o risonanza nel vissuto personale. Per chiarezza nei propri e altrui confronti è bene sgombrare il campo dall’equivoco.
La Rete più diventare utile anche per orientare in questo ambito. Attenzione, però! Dietro a siti che segnalano itinerari o case di ospitalità religiosa si nascondono operazioni commerciali che poco hanno a che fare con il turismo religioso. Troverete in internet molti portali che elencano case per ferie, conventi e altri luoghi che offrono ospitalità semplice. Non fidatevi ciecamente, controllate sempre tramite un motore di ricerca se quella determinata struttura esista, chiamate al telefono e magari verificate se nel web esistano già opinioni di altri viaggiatori in merito.
Anche se siete amanti del turismo religioso pedestre fate molta attenzione. Come vi fanno ben notare su http://www.ilcamminodisantiago.com/sopravvivere/ è meglio percorrere itinerari alternativi per evitare che in questi casi la meta sia una corsa ad accaparrarsi il letto per la notte e non godere del cammino, dei paesaggi e delle proposte di spiritualità.
Pubblicato il 03 agosto 2012 - Commenti (0)