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Sicuri in Rete, con mamma e papà

Nelle impostazioni dell'iPad (e di altri tablet) c'è una pagina dedicata alle restrizioni da abilitare
Nelle impostazioni dell'iPad (e di altri tablet) c'è una pagina dedicata alle restrizioni da abilitare

Ancora sul tempo che passiamo davanti ai mille terminali della rete digitale. Il punto è che, trattandosi di una rete, sottrarsene è impossibile: più ci muoviamo e più ci ritroviamo imbozzolati.

Ciò che possiamo fare è tenere ben distinti i fini dai mezzi. Uso la rete – e le macchine che mi servono per connettermi – quando voglio comunicare, o giocare, o informarmi, eccetera. Il movente è mio, io sono o dovrei essere il “signore della rete” e non il suo schiavo. Ho anche altre persone che voglio vedere, altre cose che voglio (debbo) fare.

Esiste un componente aggiuntivo per inserire il parental control nel browser Mozilla Firefox
Esiste un componente aggiuntivo per inserire il parental control nel browser Mozilla Firefox

Nella pratica, già per un adulto è impegnativo agire così. Figurarsi per un adolescente o per un bambino. Tanto più, dunque, questo è un passaggio vitale nel processo educativo.

A proposito di videogiochi e di web, praticamente tutti i terminali da cui accedervi sono dotati di “parental control”, vale a dire di strumenti concepiti in modo che i genitori o chi per loro possano decidere a quali attività e per quanto tempo ciascuno dei bambini o ragazzi abbiano accesso quotidiano o settimanale, o quali applicazioni possano acquistare o scaricare.

Ritengo che stabilire insieme questi limiti, e poi rispettarli, sia un fatto molto positivo. Meno lo è imporli unilateralmente senza alcuna conversazione. Ci sono genitori che impostano questo tipo di barriere sulla fiducia, senza accompagnarle con il “parental control”, ma in parecchi casi l’aiuto della tecnologia può essere impiegato consensualmente per sostenere volontà ovviamente deboli davanti alla voglia di passare tempo davanti agli schermi.

Ognuno veda qual è la strada più opportuna. L’unico errore da evitare, a mio parere, è quello di non porsi il problema e di lasciare alla “libera scelta” dei figli l’opzione su quando e quanto giocare.

Pubblicato il 03 luglio 2012 - Commenti (0)
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Se il videogioco diventa non-profit

Dietro i videogiochi ci sono commercianti avidi di denaro? I malpensanti potrebbero ricredersi conoscendo iniziative come quella di OneBigGame (www.onebiggame.com). È un editore di videogiochi non-profit fondato nel 2007 negli Stati Uniti da professionisti del settore. Si propone di ricavare dal mondo dei games e dei gamers – cioè quelli che i giochi li inventano, li producono e li giocano – risorse economiche per aiutare chi ha bisogno, specialmente bambini di tutto il mondo (si appoggia a organizzazioni come Save The Children).

OneBigGame produce e vende giochi che sono stati allestiti grazie alla collaborazione gratuita di professionisti del settore. Almeno l’80% del ricavato va in beneficenza. Inoltre i giochi prodotti si propongono di promuovere aspetti positivi della personalità.

Recentemente OneBigGame ha annunciato il suo secondo progetto. Si chiama WINtA (sigla misteriosa, non sono riuscito a scoprirne il significato), un “music & rhythm game”, vale a dire un gioco che fa interagire con le melodie tramite i polpastrelli, la parte di noi che entra in contatto con il touch screen e può inseguire i ritmi a forza di… tamburellare. L’inventore è un “grande” giapponese dei videogame, Masaya Matsuura, il primo a ideare in passato giochi musicali per la PlayStation.

WINtA unisce una sfida basata sul riconoscimento e la naturale tendenza umana a combinare ritmi e parole con l’utilizzo delle possibilità di interazione tattile offerte da iPhone e iPod touch, le piattaforme a cui il gioco si rivolge. Sarà presto disponibile nell’Apps Store, gratuito salvo acquistare altre canzoni online con cui giocare, fornite da autori famosi che hanno deciso di appoggiare il progetto (tra cui gli Who, Underworld, UNKLE ecc.).

Il primo progetto di OneBigGame è stato invece Chime, disponibile per pc via Steam e per Xbox 360 via Live Arcade. Si tratta di un puzzle game musicale che contiene all’interno sei brani musicali e altrettanti livelli da completare sbloccando la musica secondo la propria capacità di disporre i pezzi (dei rettangoli, sullo stile di tetris) per completare il livello. La versione pc è disponibile per un po’ meno di 5 euro (4,99$) e fin qui è stata un successo.

Pubblicato il 10 gennaio 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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