26
set

Due chiacchiere sui libri interattivi

I libri si evolvono. Ormai lo sanno tutti che esistono gli ebook e i relativi lettori, presenti in numero ormai ragguardevole.

Un’altra direzione significativa di questa evoluzione è rappresentata da libri che diventano interattivi e multimediali. Ce ne sono diversi, scaricabili come “app” per iPad, iPhone e altri tablet. Buona parte del loro pubblico potenziale è composto da famiglie, perché si tratta di opere che offrono e richiedono un tipo di “manipolazione” particolarmente adatto ai più piccini. Chiunque abbia messo alla prova con un tablet un bambino dai due anni in su ha notato quanto gli risulti istintivo utilizzare il tocco delle dita sullo schermo per esplorare.

Ritengo si tratti di una potenzialità molto interessante, che presenta insieme innovazione e tradizione ed è assai meno complicata da cogliere, fin da tenera età, rispetto all’“astruso” impatto tecnologico dei pc. Non sono necessarie istruzioni, si crea subito un rapporto intuitivo che consente addirittura di aggirare, spesso, l’ostacolo della lettura al momento di capire “che cosa fare”.

In prossimi articoli presenterò alcune di queste storie interattive, concepite per leggere, ascoltare, toccare, giocare, disegnare. Credo che nei prossimi mesi ne vedremo molte e belle, anche perché piuttosto che nemiche dei libri, possono rivelarsi complementi molto utili. C’è posto per tutti.

Pubblicato il 26 settembre 2012 - Commenti (1)
24
set

World of Warcraft: entusiasmi ed equilibri

Un personaggio del "nuovo mondo" di Pandaria
Un personaggio del "nuovo mondo" di Pandaria

Il 25 settembre Mists of Pandaria allargherà i confini dell’ormai vastissimo mondo online di World of Warcraft, il gioco pubblicato da Blizzard nel 1994 e da allora evolutosi fino a contare oltre 12 milioni di frequentatori attivi e paganti.

Tra gli appassionati di ogni età e nazione l’attesa è spasmodica. Sono previsti grandi eventi di lancio e, in particolare, un evento europeo sarà visibile sul web connettendosi alle 22,30 a www.youtube.com/warcraft.

Qui un trailer:


Esaurita la fase informativa, aggiungo che ritengo World of Warcraft un vertice di ciò che i videogame hanno saputo creare nel mondo della rete globale. Ne ho già dato conto in articoli precedenti, qui voglio ribadire che si tratta di una esperienza che coinvolge non soltanto con la qualità della grafica e dei personaggi, bensì con una genuina tendenza a favorire la collaborazione fra i giocatori.

Due avvertenze. Anzitutto, il gioco è consigliato dai dodici anni in su. Do per scontato che saranno molti i bambini e i ragazzi che si presenteranno all'"appuntamento", lo sappiano o no i familiari. In secondo luogo, specie per chi ha un’età così giovane, è opportuno che in famiglia – se si decide che la frequentazione è opportuna – si tenga a bada il probabile desiderio di giocare per ore e ore. Poiché le sfide non si esauriscono mai e le zone da esplorare sono pressoché interminabili, questo gioco può anche essere visto come una buona occasione per imparare a mantenere l’equilibrio tra la voglia di giocare e le tante altre cose che un ragazzo può/deve fare lungo la giornate.

C’è da tenere presente anche l’aspetto economico. Giocare a WoW costa 35 euro di abbonamento ogni due mesi, e altrettanto si spende per l’imminente espansione.

Pubblicato il 24 settembre 2012 - Commenti (0)
13
set

La verità sul gioco d'azzardo

Nei giorni scorsi si è molto parlato delle novità sul gioco d’azzardo introdotte dal Ministero della Salute. L’obiettivo era quello di evitare la “ludopatia”, ovvero la spinta compulsiva a giocare che affligge davvero tante persone. Il fatto che questa malattia sociale sia stata identificata come pericolo è positivo, meno lo è che siano state stanziate poche risorse per fronteggiarla.

E, soprattutto, che la polemica si sia concentrata su fatti materiali che sarebbero anche provvedimenti concreti, ma sottoposti al tiramolla delle fazioni sembrano davvero di piccolo cabotaggio: 500 metri di distanza delle sale giochi da scuole e luoghi sociali oppure bastano 200 metri?

A me pare che porre la questione dal punto di vista della salute sia corretto. Ma visto che parliamo di salute, dovremmo andare oltre il dito e guardare la luna, cioè la salute collettiva che è messa in discussione da queste abitudini. Che, certo, faticheranno a sparire finché ci sono tanti interessi ambigui in gioco, compreso il ruolo di “banco” svolto spesso e volentieri dallo Stato.

C’è anche da dire che il gioco, in sé, non è una malattia. È invece una disposizione fondamentale e positiva dell’animo umano, sicché stimolarla verso il peggio è una manipolazione gaglioffa quanto “naturale” da compiere: una scorciatoia verso il mito di farcela in barba alla fatica e alla povertà.

Noi italiani siamo primi nella triste classifica dei giocatori d’Europa e terzi al mondo. Quella del gioco d’azzardo, secondo una ricerca descritta qui (http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=10695) è la terza industria italiana. Confrontando questo dato con il -7,3 % tendenziale della produzione nazionale, viene da pensare – a parte molte altre considerazioni – che questo sia un sintomo di resa: sempre più persone sperano nello stellone, sempre di meno nel lavoro quotidiano.

E' il caso di darsi da fare, anche perché pure Facebook ha appena annunciato la propria apertura alle puntate in denaro.

Qui sotto un servizio della tv di "La Stampa" che riassume alcuni elementi importanti da tenere presenti.

Pubblicato il 13 settembre 2012 - Commenti (0)
06
set

Telefoni al guinzaglio

La tecnologia consente di controllare a distanza, metro per metro, un altro cellulare dal proprio
La tecnologia consente di controllare a distanza, metro per metro, un altro cellulare dal proprio

Se c’è una contraddizione clamorosa nel telefono portatile, il “cellulare” che ha ormai soppiantato l’apparecchio fisso che stava nel corridoio di casa, è che non dice dove si trova la persona chiamata. E allora perché, secondo Telefono Azzurro, in Italia oltre la metà dei bambini tra i 7 e gli 11 anni possiede un cellulare?

Meglio poco che niente, risponderebbero milioni di mamme preoccupate: almeno posso chiederglielo, dov’è, e che cosa sta facendo. Evidentemente questo può non bastare a placare l’ansia, dal momento che si sa che i bambini, e soprattutto gli adolescenti, tendono a sfuggire come anguille. Ed ecco che la tecnologia soccorre: i giornali in questi giorni rimandano dall’altra parte dell’Atlantico la notizia che negli Stati Uniti i genitori si sono attrezzati: un buon numero di “app” per telefoni smartphone possono informare mamma e papà sul luogo preciso in cui il figlio o la figlia si trovano, minuto per minuto. Ci riescono tramite la funzione di geolocalizzazione satellitare contenuta nei telefoni più evoluti, che può essere attivata a distanza e controllata dal cellulare del genitore.

Questi programmi – ce ne sono almeno una decina, come Lookout, Gps Phone Tracker, Glympse, e pressoché tutti hanno una versione gratuita con le funzioni minime abilitate – tengono traccia metro per metro della posizione del cellulare controllato, alcuni reagiscono a un sms di controllo e perfino mandano un allarme se il cellulare (si suppone in tasca al ragazzo) esce da una zona predelimitata.

Buono a sapersi. Ma dove la tecnologia è arrivata comincia la riflessione educativa che coinvolge genitori e figli. È opportuno controllare a distanza i ragazzi? Alcuni genitori non si fanno scrupoli del genere, così come non esitano a sfogliare diari e archivi delle email. Altri si pongono il problema della libertà e della fiducia. Il mio parere è che non si possa agire di soppiatto: se si concorda con il figlio che questi avrà il cellulare solo col tracciatore attivo, bene. Altrimenti vedo problemi di rapporto da risolvere. Sarebbe interessante capire che cosa ne pensano a loro volta, tutti questi padri e madri preoccupati, e questi figli scatenati…

Pubblicato il 06 settembre 2012 - Commenti (0)
01
set

Pes 2013, la leggenda del calcio

Un'immagine dal nuovo campionato brasiliano
Un'immagine dal nuovo campionato brasiliano

Nuova stagione del calcio, anche in formato videogioco. E mentre le squadre italiane stringono la cinghia, Pes 2013, il popolare simulatore di sport pallonaro targato Konami si irrobustisce e allarga i propri confini. Fra quelli disponibili ci sarà il campionato brasiliano, così come tra le innovazioni si potrà giocare con i comportamenti dei campioni più affermati: di gente come Ronaldo, Messi eccetera vengono ora riprodotti lo stile di corsa, di passaggio, di tiro.

È da poco online una versione dimostrativa del gioco, che consente di sperimentarne le innovazioni: quella per Xbox è disponibile su Xbox Live Marketplace, quella per Playstation 3 è su Playstation Network, per l’edizione pc il link è http://www.konami-pes2013.com/it/2012/07/collegamenti-esterni-demo-pes-2013-per-pc-mirror-links/.

Ecco invece il trailer:

I simulatori di calcio come Pes e il concorrente Fifa secondo me sono fra le meraviglie dell’era digitale. Portano sempre più dentro il gioco, facendo provare al giocatore l’emozione di governare undici giocatori professionisti che agiscono all’unisono. Tanto più quando, sfidando qualcun altro su internet, si gioca persona contro persona.

In un certo senso, questo calcio digitale è diventato più piacevole di quello che imita. Meno litigi, niente droghe, niente partite truccate. Quasi la rievocazione del calcio che vorremmo, trasportato nel mondo delle fiabe. Come se la pulizia del calcio reale non fosse ormai che questo, una fiaba…

Pubblicato il 01 settembre 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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