18
lug

La realtà in gioco

La signora che ha scritto questo libro è autrice di videogiochi e dirige un istituto scientifico di studi sul futuro
La signora che ha scritto questo libro è autrice di videogiochi e dirige un istituto scientifico di studi sul futuro

È da poco uscito un libro, di Jane McGonigal, che s’intitola “La realtà in gioco” (Apogeo 2012) e contiene interessanti riflessioni sul rapporto tra videogiochi e realtà.

Si parte da un concetto inoppugnabile: i giochi danno molta soddisfazione, la vita quotidiana spesso molto meno. E da qui nasce la domanda: ma non potremmo far sì che la realtà sia più simile a un gioco?

La questione fondamentale sembra essere riprodurre quei due requisiti che sono, secondo l’autrice (sostenuta da ampie ricerche), i due fondamenti della “felicità” che si prova giocando: “flusso” e “fierezza”. Il primo è la gioia di giocare, la seconda è la gioia di superare ostacoli, di esserne capaci e riuscirci.

Il paragone con la realtà può sembrare esagerato, e in effetti scricchiola in qualche aspetto, ma è una buona provocazione. Su un punto però mi sembra – sono arrivato più o meno a metà del libro, potrei avere altre sorprese – di poter concordare appieno, ed è la considerazione che l’appagamento che si prova giocando è connesso soprattutto al fatto di svolgere bene il proprio “lavoro” di giocatore , una soddisfazione intima. Un tipo di felicità assai più duraturo che quello derivante dal conseguimento di beni estrinseci come oggetti, promozioni, successo. McGonigal cita a proposito una ricerca statunitense del 2009, svolta nell’Università di Rochester, che ha seguito per due anni la vita di 150 diplomati al college, interpellandoli regolarmente per documentare il loro livello di felicità commisurata agli obiettivi che ciascuno si era prefisso. La ricerca confrontava in che misura i ragazzi ottenevano gratificazioni estrinseche o intrinseche e quanto ciò arrecava soddisfazione e benessere. La conclusione è lapidaria: “Il raggiungimento di obiettivi estrinseci, da “sogno americano” – denaro, fama ed essere considerati fisicamente attraenti dagli altri – non contribuisce in alcun modo alla felicità”.

Mica male. Se giocare vuol dire mettersi in gioco alla ricerca di ciò che ci riempie e dura, allora sì che sarebbe interessante far somigliare la vita a un gioco. E creare giochi che aiutino a vivere la realtà, anziché allontanarcene ed evadere.

Pubblicato il 18 luglio 2012 - Commenti (0)
12
lug

Di nuovo Fiuggi Family Festival

Una partita con la Wii a Fiuggi 2011
Una partita con la Wii a Fiuggi 2011

Di nuovo Fiuggi Family Festival. Per la quinta volta il festival dedicato alle famiglie prende il via con una vasta offerta di film, intrattenimenti, seminari e laboratori (www.fiuggifamilyfestival.org). Fra questi anche il laboratorio videogame, che propone giochi di vario tipo con l’idea di incoraggiare le famiglie a giocare insieme, adulti e bambini, per scoprire l’aspetto “sociale” – quello che unisce – di queste attività. Nintendo e Microsoft si fanno garanti della qualità dell’intrattenimento, con il patrocinio di Aesvi, l’associazione di quanti in Italia editano e sviluppano videogiochi.

Come gli altri anni, l'evento è stato introdotto da un concorso sui migliori videogiochi, organizzato in collaborazione con "Famiglia cristiana", di cui daremo conto prossimamente.

Per chi abita o passa nella zona da Roma a Napoli, può essere una gita da programmare nel week-end dal 25 al 29 luglio, magari sulla strada delle vacanze.

Per tanti altri questa notizia può servire da stimolo a giocare insieme in famiglia, facendo in modo che il gioco (“video” oppure di altro genere, ce ne sono tanti!) non sia un momento in cui ci si isola, ma invece ci si conosce e si impara a collaborare.

Ecco uno dei video promozionali di quest'anno:

Pubblicato il 12 luglio 2012 - Commenti (0)
06
lug

Le carte fatate di Magic

Quasi vent’anni di “Magic”. Ovvero, di quel gioco di carte collezionabili che, nato quasi per caso nel 1993, da allora è dilagato raggiungendo 12 milioni di giocatori in una settantina di nazioni. E diffondendosi secondo due linee di espansione legate alle sue caratteristiche: il gioco e il collezionismo, legati indissolubilmente tra loro a partire dal fatto che ogni singola carta fra moltissime possiede poteri particolari e, se inclusa nel mazzo di gioco, contribuisce a sostenere la condotta prescelta dal giocatore.

Una fase di scontro: identica a quella col mazzo fisico, salvo che per il fatto che il pc elabora lui i conti
Una fase di scontro: identica a quella col mazzo fisico, salvo che per il fatto che il pc elabora lui i conti

“Magic” (“Magic – The Gathering” è il nome completo) infatti si gioca calando le carte in proprio possesso – dal mazzo che a sua volta ci si è costruito a partire da una marea di possibili carte – per contrastare e superare quelle dell’avversario. Una sorta di briscola evoluta e moltiplicata per diecimila, in un contesto narrativo dove alle carte corrispondono incantesimi e poteri magici da usare entro un universo di stregoni che si affrontano fra loro. Ce n’è per tutti i gusti, a partire da scontri fra amici per giungere a veri e propri tornei internazionali.

Difficile esprimere giudizi generali sul mondo di “Magic”: si rischia la superficialità. Diciamo che è un mondo “fantasy” minuziosamente elaborato, che ha dalla sua un meccanismo di gioco perfettamente funzionante e fatto per coinvolgere legioni di giocatori (di ogni età). Doveroso aggiungere che si tratta anche di un’oliata macchina commerciale, che si avvale della passione per proporre in vendita sempre nuove espansioni e carte da gioco. Sono i due ingredienti di un successo impressionante e ben radicato nelle dinamiche dell'immaginario collettivo.

Non poteva mancare una versione videogioco. Ultimamente “Magic” è diventato anche un gioco online, da disputare sul web e disponibile su molte piattaforme, compreso l’iPad. L’ultimo nato si chiama Duels of the Planetswalkers ed è in uscita in queste settimane. Interessante, giocando in versione digitale, la funzione di tutor che accompagna alla conoscenza del gioco.

Ecco il trailer:

Pubblicato il 06 luglio 2012 - Commenti (0)
03
lug

Sicuri in Rete, con mamma e papà

Nelle impostazioni dell'iPad (e di altri tablet) c'è una pagina dedicata alle restrizioni da abilitare
Nelle impostazioni dell'iPad (e di altri tablet) c'è una pagina dedicata alle restrizioni da abilitare

Ancora sul tempo che passiamo davanti ai mille terminali della rete digitale. Il punto è che, trattandosi di una rete, sottrarsene è impossibile: più ci muoviamo e più ci ritroviamo imbozzolati.

Ciò che possiamo fare è tenere ben distinti i fini dai mezzi. Uso la rete – e le macchine che mi servono per connettermi – quando voglio comunicare, o giocare, o informarmi, eccetera. Il movente è mio, io sono o dovrei essere il “signore della rete” e non il suo schiavo. Ho anche altre persone che voglio vedere, altre cose che voglio (debbo) fare.

Esiste un componente aggiuntivo per inserire il parental control nel browser Mozilla Firefox
Esiste un componente aggiuntivo per inserire il parental control nel browser Mozilla Firefox

Nella pratica, già per un adulto è impegnativo agire così. Figurarsi per un adolescente o per un bambino. Tanto più, dunque, questo è un passaggio vitale nel processo educativo.

A proposito di videogiochi e di web, praticamente tutti i terminali da cui accedervi sono dotati di “parental control”, vale a dire di strumenti concepiti in modo che i genitori o chi per loro possano decidere a quali attività e per quanto tempo ciascuno dei bambini o ragazzi abbiano accesso quotidiano o settimanale, o quali applicazioni possano acquistare o scaricare.

Ritengo che stabilire insieme questi limiti, e poi rispettarli, sia un fatto molto positivo. Meno lo è imporli unilateralmente senza alcuna conversazione. Ci sono genitori che impostano questo tipo di barriere sulla fiducia, senza accompagnarle con il “parental control”, ma in parecchi casi l’aiuto della tecnologia può essere impiegato consensualmente per sostenere volontà ovviamente deboli davanti alla voglia di passare tempo davanti agli schermi.

Ognuno veda qual è la strada più opportuna. L’unico errore da evitare, a mio parere, è quello di non porsi il problema e di lasciare alla “libera scelta” dei figli l’opzione su quando e quanto giocare.

Pubblicato il 03 luglio 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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