24
feb

Bambini, la violenza nei videogiochi

Alien verso Predator: nei videogiochi l’interazione fa partecipare in prima persona. Non si assiste, si agisce.
Alien verso Predator: nei videogiochi l’interazione fa partecipare in prima persona. Non si assiste, si agisce.

Scrive una lettrice: “Sono la mamma di un ragazzo di 12 anni. Abbiamo sempre proibito l’acquisto di giochi con la scritta 12+, ultimamente abbiamo ceduto alle pressanti richieste acquistando un gioco per così dire vietato. Si è rivelato un errore perché il gioco è decisamente violento. Vorrei delle delucidazioni in merito ai giochi elettronici e alle loro classificazioni con qualche consiglio per noi genitori”.

Ribadisco che la suddivisione per fasce di età che compare sulle copertine dei videogiochi è attendibile. Quasi sempre le caratteristiche dei contenuti vengono evidenziate in dettaglio. Il concetto di “violenza”, in questi decenni di incertezza sui fondamenti, è divenuto sempre più problematico. Siamo tutti contagiati da un clima violento che trascende qualsiasi censura e dilaga nella tv, nelle strade, nelle relazioni. Occorre d’altra parte evitare di confondere le cause con gli effetti. La storia della nostra civiltà ha raffigurato la violenza in molti contesti e non tutti diseducativi. “Violento” è il teatro di Shakespeare, la Divina Commedia, “violenti” perfino la Bibbia e il Vangelo. La violenza non coincide col perbenismo e non è corretto – tanto più per educatori – schierarsi a priori contro qualsiasi forma di difesa, anche risoluta, del bene e del vero.

La violenza sta nell’impatto che avviene tra il “mondo” contenuto nel gioco e lo spirito di un bambino, se questi non è pronto per recepirlo. Però molti videogiochi sono violenti né più né meno come i cartoni animati, che si basano sull’esasperazione caricaturale delle relazioni bene-male, in sé corrette. Tutti i bambini equilibrati distinguono le metafore e le trasposizioni narative. La miglior cautela è accompagnarli.

Pubblicato il 24 febbraio 2011 - Commenti (2)
17
feb

Persone reali nei mondi digitali

Nell’Habbo Hotel si possono creare stanze virtuali personali a pagamento, oltre che frequentare quelle pubbliche.
Nell’Habbo Hotel si possono creare stanze virtuali personali a pagamento, oltre che frequentare quelle pubbliche.

Un lettore m’incoraggia a parlare di giochi online. Sono occasioni d’incontro in cui la dimensione “assieme” riscatta la solitudine che s’imputa a chi passa il tempo davanti a schermo e tastiera.

La parola “assieme” è il chiavistello per rendere il territorio dell’internet sempre più a misura d’uomo. Anche i giochi possono dire la loro, se incoraggiano le relazioni; giocare insieme diventa gradevole quando si mettono in atto gli aspetti della personalità – razionali, emozionali, etici – che ci rendono ciò che Aristotele definiva “animale sociale”.

L’era della cosiddetta comunicazione di massa è vissuta a lungo su un paradosso: folle composte da innumerevoli solitudini affiancate. L’audience di un programma tv, così come il pubblico di un giornale, sono riuniti dall’atto di “ascolto” compiuto in comune. Però tra loro non comunicano affatto.

Nei mondi online della Rete globale succede – o potrebbe – qualcosa di diverso: quanti li frequentano scoprono gli altri e la possibilità di stare insieme. In modo diverso da ogni altro ma non per questo pregiudizialmente negativo.

Però non ci si può avventurare alla cieca. Pochi territori virtuali godono di protezioni adeguate, anche quando a parole sono “aperti a tutti”. L’affollatissimo habbo.it, zona italiana di un sito che conta 160 milioni di iscritti 31 nazioni, è un “Hotel” diviso in ambienti: piscina, area per picnic, locale notturno, shopping center, affollati di personaggi animati (ciascuno è un visitatore) con cui si può chattare.

Ci sono anche tornei o gare. Luogo interessante se non fosse per la diffusione del turpiloquio, non soltanto parolacce ma discorsi di qualsiasi genere (ci sarebbero limitazioni ma vengono facilmente aggirate). Malgrado il gradevole aspetto di un cartoon, non è il luogo migliore per un bambino o per un adolescente.

Pubblicato il 17 febbraio 2011 - Commenti (0)
10
feb

Il “cataclisma” World of Warcraft

In “Cataclysm” di WoW persone di tutte le età si riuniscono per collaborare a completare le missioni.
In “Cataclysm” di WoW persone di tutte le età si riuniscono per collaborare a completare le missioni.

Come definire un gioco che vende tre milioni e mezzo di copie nelle prime 24 ore dal lancio? È il caso di “Cataclysm”, la più recente aggiunta al “mondo online” di World of Warcraft. Si tratta di una sterminata arena in cui giocatori di tutto il mondo (oltre 12 milioni gli iscritti paganti) si incontrano via internet e insieme danno vita a una sorta di “racconto collettivo” ambientato in un enorme mondo magico e vagamente medievale tipo “Signore degli Anelli”. Ogni iscritto crea e gestisce uno o più personaggi, ciascuno dei quali si svilupperà acquisendo esperienza e forza attraverso le infinite missioni da compiere. WoW è un luogo di comunicazione e di collaborazione: difficile giungere ai livelli più alti senza farsi “amici virtuali”.

“Cataclysm”, l’aggiornamento pubblicato il 7 dicembre scorso col successo strepitoso che dicevo, dà nuovo interesse stravolgendo i territori conosciuti e introducendo nuovi personaggi. C’è una trama complessiva entro la quale ciascun “abitante” conduce la sua esistenza con libertà di scelta.

Due osservazioni importanti su WoW. La prima: è di gran lunga l’ambiente su internet più sorvegliato e protetto. Migliaia di custodi garantiscono che non si possano compiere soprusi contro le regole del gioco, né tantomeno infastidire in qualsiasi modo gli altri giocatori.

La seconda osservazione: critiche a questo gioco online (per collegarsi si paga un abbonamento mensile) vengono rivolte per il tempo eccessivo che molti gli dedicano: ore e ore, notti e giorni passati a giocare. Posto che WoW si rivolge a un pubblico che abbia l’età minima di 12 anni, per il resto – come al solito – è questione di equilibrio. I genitori possono definire accessi limitati e avere resoconti del tempo passato a giocare dai figli. Negli opportuni limiti è tra gli esempi più interessanti di “gioco collettivo”.

Pubblicato il 10 febbraio 2011 - Commenti (3)
03
feb

Galateo alla console,lezioni di danza e cucina

Un’immagine dal videogame "Just Dance", dove si balla al ritmo del tutor che appare sullo schermo
Un’immagine dal videogame "Just Dance", dove si balla al ritmo del tutor che appare sullo schermo

Tra le uscite recenti ho spigolato alcuni giochi che possono essere definiti “family games”, adatti per un regalo e per un uso tra le mura domestiche, magari coinvolgendo insieme più membri della famiglia.

Il primo che segnalo è nella linea dei “giochi di danza” di cui abbiamo parlato qualche settimana fa: Just Dance 2 (Ubisoft, per Nintendo Wii) è un piccolo fenomeno nel genere perché, ultimo arrivato (nuova edizione di un titolo più antico), ha saputo colpire l’interesse di un vasto pubblico. Se è vero che danzare è un’espressione del corpo ma anche della mente, è anche vero che farlo con un tutor (sia pure elettronico) e magari farlo in tanti può essere divertente e tutt’altro che superfluo. Annoto che in Italia i giochi musicali hanno fin qui avuto un successo molto inferiore che nelle altre nazioni europee (per esempio Francia e Germania): un segnale in stretta connessione con la scarsa o nessuna attenzione che il mondo della scuola riserva a quest’ambito essenziale.

Dalle danze alla cucina: Cooking Mama 3 (505 Games, per Nintendo DS) è un “simulatore di cuoco” col quale ci si cimenta nella preparazione di piatti e pietanze. Che, ovviamente, si possono frattanto allestire per davvero, volendo. Un altro titolo che fa parte di una serie fortunata, con edizioni anche per Wii.

Altre due novità per variare i consigli. Raving Rabbids Ubisoft, per Wii) è un cosiddetto “party game”, pensato cioè per partite con più giocatori (si può giocare anche online). Contiene una varietà di minisfide di abilità ambientate in un mondo pieno di conigli svitati che cercano di conquistare la Terra. Infine, il celeberrimo SuperMario si esibisce e ci fa esibire in Mario Sportsmix (Nintendo per Wii), alle prese con quattro sport: dodgeball (versione moderna di palla prigioniera), pallavolo, pallacanestro e hockey.

Pubblicato il 03 febbraio 2011 - Commenti (1)

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Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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