20
set
Oggi vi racconto una storia. È la storia di un ragazzo di 17 anni, Nicco, che scopre di avere la leucemia. Dalla stanza sterilizzata in cui è costretto a passare le giornate, ha un solo modo per uscire: un videogioco in rete, World of Warcraft (ne abbiamo già parlato). In quel mondo di maghi mostri ed eroi lui è il Grande Paladino e può compiere, insieme a tanti amici, le imprese più mirabolanti.
Questa è anche la storia di sua madre Luana, che aveva paura di internet ma poi, per stare vicina a Nicco, è diventata l’Elfa Luna, una presenza benefica nella Rete. Insieme al Grande Paladino, in contatto con tanti sconosciuti diventati amici, hanno proseguito l’epopea virtuale dai risvolti più che reali: trovare il midollo per Nicco, allungare la vita e darle un senso.
Nicco non ce l’ha fatta, alla fine. Però questa sua scomparsa non è stata né insensata né disperata, e i suoi sforzi hanno fatto del bene a molta gente. L’Elfa Luna ha continuato a frequentare il gioco, trovando nei tanti amici del Grande Paladino persone da cui ricevere conforto e a cui darne.
Se volete, Luana Gani Alessano ha pubblicato questa storia da Mursia in un libro, Nicco per sempre. A parte altre belle considerazioni, ci trovate la riprova che i genitori possono accompagnare i figli, sempre e fino in fondo. Anche per le strade virtuali di un gioco collettivo..
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20 settembre 2011 - Commenti
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09
set
Una scena dell'inchiesta giornalistico-thriller-comica su cui s'imperna il gioco
I videogiochi sono come i libri, o come i film, nel senso che la parola in sé non basta a definire i contenuti. Anche l’elenco telefonico tecnicamente è un libro, così come I promessi sposi. Nella grande varietà di generi, uno dei giochi per pc più amato, negli anni, è stato quello definito “avventura” (adventure game), vale a dire un gioco dotato di una trama che si svela a poco a poco man mano che il protagonista – il giocatore – sceglie tra le diverse possibilità che la storia stessa gli propone: girare a destra piuttosto che a sinistra, parlare con quel personaggio o con quell’altro, essere cortese o aggressivo, rintracciare un certo oggetto.
Le avventure interattive hanno avuto grande pubblico negli anni Novanta, quando pareva naturale concentrarsi anche per molte ore, nel corso del tempo, per venire a capo di intrecci fitti e impegnativi. Poi, con l’affermarsi delle console di nuova generazione, hanno prevalso giochi d’azione, di abilità, di riflessi: più facili e più popolari.
Qualche avventura interattiva esiste ancora. Ne ho ricevuto e iniziato una che mi è parsa divertente e molto simpatica nella seceneggiatura, eccellente nella qualità delle immagini e originale nel disegno e nella scenografia: si chiama Hollywood Monsters 2 ed è stata ideata dagli spagnoli di Péndulo Studios. La vicenda è surreale: protagonista una coppia di cronisti in cerca di scoop, che finiscono dentro un intrigo con personaggi improbabili e buffi, che interagiscono tra sé e col giocatore non senza ironia. Può regalare un buon divertimento senza eccessivi rompicapi. Quest’avventura interattiva è per pc costa poco (per 20 euro i dvd contiene anche l’“avventura 1”) ed è consigliata dai 12 anni in su.
Qui sotto, l'introduzione in italiano.
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09 settembre 2011 - Commenti
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06
set
Una famiglia premiata nel laboratorio videogiochi del Fiuggi Family Festival
Riprendo il mio diario online dopo la pausa d’agosto e riparto da dove ero rimasto. Come anche il Fiuggi Family Festival ha confermato, la famiglia è centrale e decisiva. Tutto ciò che uomini e donne possono desiderare, compiere, sperimentare, godere, soffrire, lo fanno meglio con una famiglia che senza.
Nel loro piccolo questo vale anche per i videogiochi. E allora parto da un piccolo consiglio: mamme, papà (zii, nonni), non riempite di giochi le mani e le camere dei vostri ragazzi. Conosco famiglie in cui ce ne sono tanti, troppi, col risultato che i possessori li danno per scontati, ritengono ovvio averne. E, oltre a sentirsi autorizzati a farne quello che vogliono, spesso finiscono col disprezzarli, in senso letterale: cioè, a non accorgersi che si tratta di oggetti che costano cari. Chi ha molti giochi, e i videogiochi questo sono, passa da uno all’altro senza dedicare il tempo come farebbe se ne avesse uno solo, o uno per volta. I videogiochi sono opere impegnative e di solito vaste, per questo costose: limitarne la quantità aiuta a rendersi conto del fatto che le cose costano, ma anche che valgono e meritano attenzione.
All’interno del tempo libero che un bambino e una bambina, un ragazzo e una ragazza usano in modo vario e stimolante, possono trovare posto anche i videogiochi. Un consiglio può essere quello di abituare i giocatori a scambiare i giochi che hanno già terminato al momento di acquisirne di nuovi: esistono catene di negozi in cui questa pratica è legittima. SI risparmia denaro e s’impara ad aspettare, a scegliere, a non fare una cosa se non si è conclusa la precedente.
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06 settembre 2011 - Commenti
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