03
giu
"Journey" è un premiato e affascinante videogioco per PS3 ambientato in un deserto surreale
Si è tenuta in questi giorni a Milano la Wired Next Fest, riunione di esperti e appassionati di nuovi media tecnologici organizzata dalla rivista Wired.
Tra le molte sollecitazioni, due contrapposte. Uno spunto importante viene da Evgeny Morozov, guru della rete e dei suoi influssi sociali, in questi giorni a Milano per la Wired Next Fest organizzata dall’omonima rivista: “Abbiamo sensori ovunque, che condizionano il nostro comportamento. Ci sono app per mangiare meglio, ombrelli collegati al web che ci dicono se pioverà, bidoni della spazzatura ‘intelligenti’ per sprecare meno. Siamo sempre collegati ai social. Ma dovremmo cercare di capire cosa sta dietro a tutto questo, perché abbiamo smesso di essere critici”.
Direttamente connessi al mondo dei videogiochi sono invece stati gli auspici di altri addetti ai lavori, che ci vedono risorse per agevolare chi è disagiato ma anche per aiutare a comprendere il mondo e per cogliere la distinzione fra ciò che è bene e ciò che è male. Suggestivo l’esempio di Flower, un gioco per PlayStation 3 dove non c’è niente da uccidere né da vincere: si impersona un vento benevolo che raccoglie e trasporta a suo piacere petali di fiori, con effetti emozionanti.
Ecco un video:
Un'immagine del videogioco "Cloud"
Temi trattati abbastanza di frequente in queste pagine digitali. Mettendo in sintonia i due spunti viene da ribadire un concetto: non esistono “i videogiochi”, come non esistono i libri o i film. Esiste questo concreto videogioco, libro, film, con la sua proposta umana di contenuti e di scopi. A ciascuno di noi valutarli. Tutti sappiamo quanto bene possa fare una bella e valida storia, o quanto possa danneggiare un racconto negativo e falsificante.
Dello stesso autore di Flower - Jenova Chen, giovane game designer cinese - è Cloud, un incantevole puzzle fatto di nuvole, per Windows.
Pubblicato il
03 giugno 2013 - Commenti
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28
mag
La nuova console Microsoft "rivelata" a metà maggio
Le nuove console interattive stanno per arrivare. Crescono i “rumori” attorno alle imminenti uscite di Sony e Microsoft, ovvero PlayStation 4 e Xbox One.
Dal punto di vista tecnologico probabilmente ci sarà da stropicciarsi gli occhi: velocità, grafica eccetera.
A noi però importa di più capire che cosa apporteranno di nuovo. Posto che le chiacchiere restano tali in assenza di riscontri concreti, tuttavia il fatto innegabile è la necessità di un riposizionamento. Il mondo dei videogiochi “classici”, infatti, subisce la duplice erosione del mercato interno e di quello esterno: da una parte, il numero di videogiochi di fascia alta si è ridotto perché pochi possono permettersi certi budget senza la garanzia di vendere copie in proporzione. Dall’altra, il pulviscolo di giochi diffusi su tablet e smartphone ha lasciato vedere nuovi modi di intrattenersi senza il bisogno di “macchine dedicate”.
Pare di capire che le nuove console andranno a chiedere nuovi spazi alle famiglie. Diventeranno sempre più il cuore tecnologico dei soggiorni, da cui comandare qualsiasi interazione con i media. Addirittura, Microsoft ha appena brevettato un sistema per “premiare” la visione di specifici programmi tv, serie di fiction o eventi sportivi: nuovi spazi, o nuovi modi di gestire gli spazi di sempre. E i videogiochi saranno soltanto un pianeta, per quanto primario, delle costellazioni da gestire.
Qui sotto invece il trailer della nuova PlayStation:
Nessuno però chiede alle famiglie che spazi chiedono e come vogliono occuparli rispetto alla ricchezza delle loro relazioni interpersonali. Essere attivi e interattivi non vuol dire soltanto fare click su controller e telecomandi, bensì schierarsi a partire dalla qualità dei contenuti. Che compriate o no le nuove console, è questo che conta.
Pubblicato il
28 maggio 2013 - Commenti
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