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Basta con lo "stellone"

Avrei volentieri scritto d’altro, ma le ultime notizie sul crescere dei giochi d’azzardo, in specie slot e videopoker, sono terrificanti. Riporto alcune frasi eloquenti apparse sul Corriere della Sera del 24 marzo:

«Solo tre anni fa le entrate dai giochi avevano già raggiunto i 61 miliardi di euro, qualcosa come il 4% del PIL, e nel 2011 Famiglia Cristiana pubblicava un articolo dal titolo: “Giochi d’azzardo, lo Stato biscazziere”. Il fenomeno è importante, è cresciuto nel frattempo di ulteriori 9 miliardi di euro e in alcuni casi ha risvolti inquietanti, mentre è avvertita la necessità di arrestare nuove concessioni, di controllare il web e di fare un passo indietro su alcuni giochi che di ludico ormai non hanno più nulla. Il mercato attuale dei giochi pubblici in Italia vale infatti 70 miliardi di euro ed è in continua crescita: nel 2012 è aumentato del 14% e l'azienda è ai primi posti in Italia per volume d'affari.

Vincono le slot, quasi 400mila in Italia, mentre c'è ora il boom delle VLT (video lotteries) e dei mini casinò. Lo stesso sindacato ammette che queste macchine sono troppe e punta il dito sul tema della ludopatia e della dipendenza da gioco, ormai incontrollate. Ultimo tema caldo: il gioco online, cresciuto oggi al 16,3% del mercato dei giochi e completamente incontrollato.

 Il mercato dei giochi pubblici, secondo la più recente stima del Coordinamento Nazionale gruppi per giocatori d’azzardo, è così suddiviso: slotmachine (55,6%), giochi online (16,3%), lotterie (11,4%) lotto (7,2%), scommesse sportive (4,2%), giochi numerici (2,2%), bingo (2%) totocalcio, tris (1,2%). Questo mercato vale oltre 70 miliardi di Euro. Nel 2012 è cresciuto tra il 13% ed il 14% rispetto al 2011.

L’azienda gioco è quindi ai primi posti in Italia per volume d’affari».

Fin qui la cronaca. Penso che questo sia il volto più triste di quella che una volta per gli italiani era la risorsa delle risorse: lo “stellone”, la fortuna malgrado tutto. Nel “malgrado tutto” oggi c’è un’Italia che affonda, che distrugge senza costruire e anziché costruire spesso evade.

Non ce l’ho con chi ogni tanto si diverte a puntare spiccioli al Superenalotto o al Grattaevinci, senza dire dei mille giochi accessibili senza fatica sul web. Penso però che siccome tantissime persone lo fanno, l’educazione in famiglia consiste almeno nel moderarsi e nello spiegare instancabilmente la differenza fra un piccolo e occasionale solletico alla buona sorte e la solida realtà del lavoro, della solidarietà, dell’andare avanti insieme.

Papa Francesco, così presente in queste settimane di speranza, ha parlato di sé come di un costruttore di ponti. Anche il gioco è un ponte, ed è bene che in famiglia lo sia verso la realtà, non verso la fuga. Esempi piccoli e piccolissimi possono impartire lezioni eterne.

Pubblicato il 26 marzo 2013 - Commenti (1)
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La verità sul gioco d'azzardo

Nei giorni scorsi si è molto parlato delle novità sul gioco d’azzardo introdotte dal Ministero della Salute. L’obiettivo era quello di evitare la “ludopatia”, ovvero la spinta compulsiva a giocare che affligge davvero tante persone. Il fatto che questa malattia sociale sia stata identificata come pericolo è positivo, meno lo è che siano state stanziate poche risorse per fronteggiarla.

E, soprattutto, che la polemica si sia concentrata su fatti materiali che sarebbero anche provvedimenti concreti, ma sottoposti al tiramolla delle fazioni sembrano davvero di piccolo cabotaggio: 500 metri di distanza delle sale giochi da scuole e luoghi sociali oppure bastano 200 metri?

A me pare che porre la questione dal punto di vista della salute sia corretto. Ma visto che parliamo di salute, dovremmo andare oltre il dito e guardare la luna, cioè la salute collettiva che è messa in discussione da queste abitudini. Che, certo, faticheranno a sparire finché ci sono tanti interessi ambigui in gioco, compreso il ruolo di “banco” svolto spesso e volentieri dallo Stato.

C’è anche da dire che il gioco, in sé, non è una malattia. È invece una disposizione fondamentale e positiva dell’animo umano, sicché stimolarla verso il peggio è una manipolazione gaglioffa quanto “naturale” da compiere: una scorciatoia verso il mito di farcela in barba alla fatica e alla povertà.

Noi italiani siamo primi nella triste classifica dei giocatori d’Europa e terzi al mondo. Quella del gioco d’azzardo, secondo una ricerca descritta qui (http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=10695) è la terza industria italiana. Confrontando questo dato con il -7,3 % tendenziale della produzione nazionale, viene da pensare – a parte molte altre considerazioni – che questo sia un sintomo di resa: sempre più persone sperano nello stellone, sempre di meno nel lavoro quotidiano.

E' il caso di darsi da fare, anche perché pure Facebook ha appena annunciato la propria apertura alle puntate in denaro.

Qui sotto un servizio della tv di "La Stampa" che riassume alcuni elementi importanti da tenere presenti.

Pubblicato il 13 settembre 2012 - Commenti (0)

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Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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