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Persone reali nei mondi digitali

Nell’Habbo Hotel si possono creare stanze virtuali personali a pagamento, oltre che frequentare quelle pubbliche.
Nell’Habbo Hotel si possono creare stanze virtuali personali a pagamento, oltre che frequentare quelle pubbliche.

Un lettore m’incoraggia a parlare di giochi online. Sono occasioni d’incontro in cui la dimensione “assieme” riscatta la solitudine che s’imputa a chi passa il tempo davanti a schermo e tastiera.

La parola “assieme” è il chiavistello per rendere il territorio dell’internet sempre più a misura d’uomo. Anche i giochi possono dire la loro, se incoraggiano le relazioni; giocare insieme diventa gradevole quando si mettono in atto gli aspetti della personalità – razionali, emozionali, etici – che ci rendono ciò che Aristotele definiva “animale sociale”.

L’era della cosiddetta comunicazione di massa è vissuta a lungo su un paradosso: folle composte da innumerevoli solitudini affiancate. L’audience di un programma tv, così come il pubblico di un giornale, sono riuniti dall’atto di “ascolto” compiuto in comune. Però tra loro non comunicano affatto.

Nei mondi online della Rete globale succede – o potrebbe – qualcosa di diverso: quanti li frequentano scoprono gli altri e la possibilità di stare insieme. In modo diverso da ogni altro ma non per questo pregiudizialmente negativo.

Però non ci si può avventurare alla cieca. Pochi territori virtuali godono di protezioni adeguate, anche quando a parole sono “aperti a tutti”. L’affollatissimo habbo.it, zona italiana di un sito che conta 160 milioni di iscritti 31 nazioni, è un “Hotel” diviso in ambienti: piscina, area per picnic, locale notturno, shopping center, affollati di personaggi animati (ciascuno è un visitatore) con cui si può chattare.

Ci sono anche tornei o gare. Luogo interessante se non fosse per la diffusione del turpiloquio, non soltanto parolacce ma discorsi di qualsiasi genere (ci sarebbero limitazioni ma vengono facilmente aggirate). Malgrado il gradevole aspetto di un cartoon, non è il luogo migliore per un bambino o per un adolescente.

Pubblicato il 17 febbraio 2011 - Commenti (0)
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dic

Occhio ai videogiochi come aree di parcheggio

Tra i giochi stimolanti, il recente “Super Scribblenauts”, per Nintendo Ds, propone enigmi e trucchi intellettuali da risolvere.
Tra i giochi stimolanti, il recente “Super Scribblenauts”, per Nintendo Ds, propone enigmi e trucchi intellettuali da risolvere.

Il Movimento italiano genitori (www.genitori.it) ha elaborato un interessante rapporto “Videogiochi e minori. Antologia di studi scientifici sulle conseguenze dell’uso scorretto dei videogiochi” suddiviso in capitoli a seconda dei danni fisici (epilessia, disturbi del sonno, cardiovascolari, visivi, ossei, ecc.), comportamentali e psicologici.

Moltissimi dei danni possibili e probabili derivano da un disordine evidente che tuttavia si colloca a monte dell’attività di gioco: “Il fallimento empatico nella relazione madre‐bambino”, scrive fin dall’Introduzione la psicologa Francesca Orlando, curatrice del rapporto, “ favorisce la creazione di un oggetto transizionale difettoso e l'impossibilità a costruire relazioni oggettuali totali, a causa di un falso sé, pensato e costruito intorno a un vago ideale. È nella relazione vuota che si genera l'attaccamento al videogioco, in grado di superare l'angoscia della separazione forzata e per nulla elaborata”.

Parole applicabili in chiave ancora più ampia: il fallimento nella relazione genitori-figli è alla radice di queste e molte altre disfunzioni esistenziali. Per il resto i videogiochi sembrano condividere le problematiche derivanti dal contatto prolungato con ogni tipo di schermo. Di specifico aggiungono il peculiare coinvolgimento interattivo, che può accentuare ma anche ridurre la ricezione passiva di contenuti inadeguati.

I genitori dovrebbero domandarsi se nella loro famiglia media e giochi vengano usati come aree di parcheggio. E se per qualcuno siano strada per estraniarsi dal rapporto familiare. Un’altra frase del rapporto mi pare equilibrata e convincente: “Sarebbe preferibile diversificare le attività nell’arco della giornata, scegliendo la lettura, il gioco o sport fisico, la manualità piuttosto che passare tutto il giorno davanti ai videogiochi”.

Pubblicato il 01 dicembre 2010 - Commenti (0)

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Autore del blog

Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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