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Genitori, ricordatevi del "parental control"

I computer Macintosh posseggono un dettagliato sistema di "parental control".
I computer Macintosh posseggono un dettagliato sistema di "parental control".

Nell’era digitale dei media “personal” le censure sono pressoché impossibili. Gli schermi si sono moltiplicati, rimpiccioliti, sono stati resi facili da intascare e nascondere. Più che mai ostentano l’ambiguo significato insito nel termine che li designa: mentre rivelano e mostrano, sanno anche schermare e celare.

    Però come minimo i genitori devono essere informati sugli strumenti che i loro figli hanno in mano: sapere quali potenzialità e funzionalità posseggono un pc, una console, un telefonino.

    Da qualche anno i fabbricanti di computer e console hanno creato e sviluppato un complesso di procedure di sicurezza che va sotto il nome di “parental control”. È un serio tentativo di contribuire a una regolamentazione familiare dell’uso di questi strumenti.

    L’idea di imporre un “controllo genitoriale” può diventare certo antipatica se viene applicata unilateralmente. Se, invece, è oggetto di un accordo con ciascun figlio, può tradursi in un aiuto oggettivo e accettabile da chi non ha la maturità e l’autodominio per disciplinarsi da sé.

    Ogni console, ogni pc, possono essere tarati, e protetti tramite password, per quanto riguarda le tipologie di contenuti da rendere accessibili. Vale per i siti web, le chat, le mail, i film e i videogame, che risultano selezionabili per fasce d’età. I pc con Windows (da Xp in avanti) e la console Xbox 360 aggiungono una utilissima griglia oraria: Windows consente di stabilire orari settimanali approvati o vietati, ora per ora e persona per persona, e Xbox imposta il numero di ore di gioco quotidiane o settimanali. I computer Macintosh forniscono il sistema più completo, dov’è compreso anche il resoconto dell’uso.

    Resta da esplorare il territorio dei filtri di sicurezza reperibili a parte, e quello dei telefoni. Ne riparleremo.

Pubblicato il 25 ottobre 2010 - Commenti (1)

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Postato da Pietro Reginella il 30/11/2010 00:15

Non nego l'esistenza del "Parental Control" ma affermo la sua inutilità eccetto casi patologici in cui si diventa dipendenti da apparecchi elettronici (Videofilia). Da figlio, mi sento in dovere di dare consigli che possono sembrare banali ma sono frutto delle mie esperienze personali e che spero possano dare una soluzione pratica di come controllare i propri figli senza inimicarseli. E' fondamentale che i genitori si sentano educatori, il che non significa che devono rimproverare di continuo i propri figli,ma piuttosto (sopratutto se in famiglie numerose) cercare di creare un rapporto di collaborazione fra di loro. E' necessario che ci sia comunicazione e che ognuno sia cosciente delle priorità personali di ciò che si deve fare all'interno della giornata; il genitore deve necessariamente intervenire aiutando i figli a comprendere ed a gestire queste priorità. Il computer e i videogiochi su console devono essere visti come strumenti di svago e dunque hanno priorità secondaria. Il tempo da riservare a queste attività dev’essere una parte equilibrata rispetto all’intera giornata, ed è in questo che i genitori devono essere di aiuto ai figli. Bloccare i computer secondo me è un segno di sconfitta, significa non essere riusciti a farsi capire e, forse, avere problemi di affetto con i propri figli: il problema è serio e nasce molto prima del dubbio videogiochi sì – videogiochi no

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Autore del blog

Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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