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set
Il futuro della scuola
Un particolare della Scuola di Atene di Raffaello (Musei Vaticani)
La scuola vista dalla parte dei ragazzi: un’inchiesta promossa da un’associazione no profit i cui risultati sono stati riportati sul quotidiano online Affari italiani, ci descrive come gli studenti italiani vorrebbero il futuro. Tra le migliorie più invocate primeggia l’ingresso massiccio della tecnologia, vale a dire l’uso di strumenti come Smartphone, iPad e videogiochi durante le lezioni e negli intervalli. I 1600 interpellati si dicono certi che imparerebbero di più e meglio se i programmi di studio venissero arricchiti con corsi interattivi di apprendimento e sfide al computer tra compagni.
Il tallone d’Achille d’inchieste del genere sta nel fatto che si domanda un giudizio sul cibo a chi è digiuno. Costui si esprimerà su odori, colori e parvenze, senza saper dire niente di sensato su sapori e qualità nutrizionali. Guardacaso quegli stessi ragazzi (73%) che con un plebiscito pretendono l’introduzione dei new media per rendere “più digeribili” le materie, affermano disprezzabile (65%) la fatica di studiare il pensiero di gente morta centinaia di anni fa, e tanti saluti alla storia umana. D’altra parte gli studenti non andrebbero a scuola se non fossero ignoranti.
Sono certo che la scuola trarrà vantaggio dall’uso delle nuove tecnologie. Che però da sole servono a poco: la sostanza infatti non sta nelle tecniche (luci, colori, effetti speciali) bensì nei linguaggi, vecchi e nuovi, se ben impiegati per comunicare il sapere. In questa prospettiva sì che rientrano anche i giochi interattivi e le sfide intellettuali mediate dal computer: purché tutti, insegnanti e allievi, se ne avvalgano per parlarsi da uomini. Le lavagne, di pietra o elettroniche, contano e conteranno sempre molto meno di ciò che qualcuno ci scrive e ci legge sopra.
Pubblicato il 20 settembre 2010 - Commenti (0)