Ecco come appare il pannello di controllo con cui si gioca a Ruzzle
Mi sono messo a giocare a Ruzzle, la popolarissima app per smartphone che si ispira allo Scarabeo aggiungendo la corsa contro il tempo e la competizione via internet. Ciascuno gioca sul proprio cellulare e alla fine l’app decreta il vincitore.
Di interessante c’è che ci si confronta fra persone vere, che possono essere amici (anche di Facebook) e persone care, piuttosto che sconosciuti pescati a caso.
Devo dire che è molto stimolante, mentre il cronometro ticchetta, scovare le parole da comporre strisciando il dito sullo schermo, come fossero serpentelli virtuali di vocali e consonanti. Al tempo stesso c’è qualcosa di sovrumano e impersonale, perché quando hai individuato trionfalmente le tue 10-15 parole scopri che nascoste nel piccolo tabellone ce n’erano altre 200 possibili (fra cui alcune francamente inarrivabili a mente e occhio umani). È questo, in realtà, che anima la competizione.
Ecco un trailer; è in inglese (non l'ho trovato in italiano), ma è comprensibile; il gioco è ovviamente in italiano.
So che c’è gente che è impazzita per questo gioco, Gerry Scotti compreso che ne vuol fare una versione per la tv. Bene sapere anche che per potersi esercitare da soli si deve comprare la versione a pagamento, 2,46 euro, altrimenti con quella gratuita ci si butta nella mischia nuotando per imparare a nuotare.
Ruzzle è l’emblema della semplicità che si fa genio. Credo che in famiglia si potrebbe usarlo – senza esagerare – come un modo per stare un po’ insieme quando ciascuno è fisicamente lontano. Ma si possono combinare belle sfide anche quando si è riuniti nella stessa stanza, ciascuno col suo telefonino in mano. Combinando, nell’uno e nell’altro caso, catene di parole per sentirsi vicini.
Pubblicato il 11 febbraio 2013 - Commenti (0)