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ott

Pubblicità etica sul web. E' possibile?

Ho ricevuto decine di e-mail da parte di generosi volontari che si erano messi a servizio di siti parrocchiali e che, con la speranza di racimolare qualche spicciolo a sostegno del web comunitario, avevano spalancato le porte ad inserzionisti pubblicitari che avevano riservato più di qualche sorpresa.
Sorprese amare, nella maggioranza dei casi, perché non è facile capire chi nel mondo del web advertising si presenti come lupo travestito da agnello. Talvolta il webmaster ha accettato il contratto online senza leggere tutte le clausole, oppure non si è accorto che l’innocente box colorato inserito nel sito si è trasformato in un invito, sempre più ammiccante, al gioco d’azzardo online.

Qualche altro, invece, per evitare di spendere 20 o 30 Euro all’anno di hosting ha pubblicato il sito di un’associazione, di un oratorio o di una parrocchia all’interno di servizi che apparentemente sembrano gratuiti, ma poi inseriscono nella parte alta della pagina o in fastidiosi pop-up pubblicità che poco si adattano ai contenuti.

Tra le varie soluzioni che consentono di evitare inserti pubblicitari poco opportuni si fa largo una proposta che concilia etica e advertising. Il nome stesso lo indica: si tratta di Ad-Etic, un network che consente la raccolta pubblicitaria online e a sostegno dei siti cattolici secondo criteri di coerenza con i valori espressi all’interno dei siti stessi.
La proposta nasce all’interno della rete Aleteia (www.aleteia.org) uno strumento di evangelizzazione attraverso domande e risposte sulla religione cattolica ed è sostenuta dalla Fondazione per l’evangelizzazione attraverso i media.
I proventi della raccolta pubblicitaria vanno a sostegno del sito che ospita i banner ma anche, in parte, a supporto di progetti di carità sotto la supervisione di un comitato etico internazionale (maggiori informazioni su www.adethic.net).
In tempo di crisi economica e con lo sguardo puntato sulla nuova evangelizzazione, non è poco…

Pubblicato il 10 ottobre 2012 - Commenti (1)
19
apr

Se il gioco invade anche la Rete

Vincere oltre nove milioni di euro è un fatto talmente incredibile che non può essere vero. E così infatti ha risposto la Snai ai due vincitori di Fermo che si sono visti stampato tra le mani un tagliandino che proponeva la somma astronomica. L'anomalia di vincite ha caratterizzato i giorni precedenti al 17 aprile con una serie di cifre sballate che hanno messo in allarme i gestori delle prodigiose macchinette. La Snai sta facendo indagini per capire cosa sia successo anche perchè il tetto massimo di vincita sono 500 mila Euro. Chiaramente dietro il limite c'è un' esigenza di cassa ma è pur vero che una somma così ingente pone non pochi quesiti etici e di opportunità.

 

I casinò online stanno sbarcando in maniera massiccia anche sui dispositivi mobili, smartphone e tablet. Non è una di quelle notizie che si accolgono con gioia visto che farne le spese sono spesso giovani e famiglie che con pochi click vedono assottigliarsi drasticamente il conto in banca. Qualcuno cade addirittura in forme patologiche di dipendenza, definite “ludopatie”, che spingono gli utenti della Rete a giocare compulsivamente alla ricerca costante delle emozioni scatenate dalla sfida del gioco e dalla scommessa. In famiglia risulta difficile accorgersene, perché non si tratta di un’attività palese, visibile, legata ad un luogo fisico. Il gioco d’azzardo avviene tramite casinò che stanno tutti in una tasca, mediante l’inserimento dei numeri della propria carta di credito, così da far percepire ancora meno che si tratta di un’attività mangiasoldi e farla assomigliare il più possibile ad un innocuo giochino per cellulari.


Si tratta di una grave schiavitù, come sottolinea il catechismo della Chiesa cattolica, che diventa peccato quando sottrae denaro al sostentamento delle persone. Verrebbe da dire che è sempre un peccato impegnare il proprio denaro nel gioco d’azzardo, soprattutto in questo tempo di crisi. Va notato che lo Stato Italiano che ha legalizzato e regolamentato il gioco d’azzardo ne ricava anche parecchi utili. Forse in questo passaggio non è chiara una funzione alla formazione etica dei cittadini e si potrebbe chiedere di più, in ambito educativo, ad uno stato che rimpingua le proprie casse anche con le scommesse perse dai cittadini. Probabilmente, però, questo andrebbe a toccare interessi troppo grossi. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in occasione del convegno su “Gioco d’azzardo e usura, svoltosi a Genova nel febbraio scorso ha affermato che il gioco d'azzardo è “una piovra che allunga i suoi mortali tentacoli promettendo molto e sradicando moltissimo, non di rado tutto”. Bagnasco ha messo in evidenza che in Italia sarebbero ben ottocentomila i cittadini colpiti da patologie legate al gioco e che complessivamente il mondo del gambling ha bruciato, lo scorso anno quasi il doppio del denaro che il governo monti aveva indicato come manovra salva Italia. Questo non è un vero e proprio peccato sociale? Non possiamo restare indifferenti a questo problema che tocca, purtroppo, tante famiglie già in difficoltà economiche serie. Forse, come cristiani, potremmo e dovremmo fare di più perché questa falsa ricerca di felicità non diventi un ulteriore elemento di crisi. Che dite?

Pubblicato il 19 aprile 2012 - Commenti (2)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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