di Barbara Tamborini
Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.
14 ott
Ho chiesto ai miei figli e a qualche loro amico cosa i genitori dovrebbero fare o non fare per essere una mamma e un papà ok. Ecco le loro risposte:
Mantenere sempre le promesse.
Ascoltare.
Se il figlio chiede qualcosa, non dire sì o no fino a quanto non ha finito di parlare, soprattutto se si deve dire no.
Non fumare le sigarette specie davanti ai bambini.
Aiutare quando un bambino è triste e quando si deve consolare.
Dire ai bambini di non fidarsi delle persone che non si conoscono.
Fare attività divertenti con i propri figli, tipo passeggiate, lavoretti, giochi.
Dare ascolto quando parlano i bambini e non parlare solo tra di loro grandi.
Fare ogni tanto cose insolite, andare al fast food, parchi divertimenti, piscina, etc.
Litigare poco e meglio se non davanti ai bambini.
Cucinare sfizioso o almeno cucinare.
Sgridare soltanto per motivi tremendi.
Fare le coccole. Vanno bene anche i solletichi, le strette e i bacioni basta che non siano troppo forti… capito papà?
Leggere ai bambini i libri.
Ai figli non piace quando i genitori sono terribilmente di fretta, agitati e nervosi.
Quando hanno finito di lavorare i genitori devono smetterla di pensare e di parlare di lavoro.
Quando un bambino si impegna molto, bisogna dare dei permessi speciali o dei premi.
Fare cucinare ai figli una ricetta dall’inizio alla fine senza mettere le mani in quello che stanno facendo.
Non mettere a tradimento la frutta per merenda nello zaino.
Fare la spesa quando il frigo è vuoto.
Nello scegliere le cose da comprare pensare ai gusti dei figli, almeno un po’.
Non dire sempre adesso non posso.
Invitare a cena i genitori dei migliori amici dei figli così magari diventano amici di famiglia.
Se i figli non fanno le cose che la mamma e il papà dicono di fare, ripetere senza urlare e arrabbiarsi troppo, a volte i bambini non sentono!
Provate a fare la stessa domanda ai vostri figli e scrivete nel blog le loro risposte: non vedo l’ora di leggerle! Buona settimana.
Pubblicato il 14 ottobre 2011 - Commenti (2)
06 ott
Amica 1: È una festa fantastica, da paura!
Amica 2: Lui è Simone, il mio ragazzo.
Amica 1: Claude, piacere!
Amica 2 (rivolta ai ragazzi) Beh, adesso andate in piscina che devo dire una cosa alle mie amiche. Venite, venite.
Amica 1: Ma Dado scusa, che fine ha fatto?
Amica 2: Ma che, quel baro? Mi ha scocciata…
Amica 1: Eh?
Amica 2: Comunque siete pronte per la super notizia?... ho fatto l’amore con Simone!
Amiche 1 e 3 in coro: Cheeee??? …
Amica 2: È stato fighissimo, l’altra sera…
Amica 3: Davvero?
Amica 2: Giuro. Però vi devo chiedere una cosa: non ci sarà mai ne ragazzo ne scuola che ci potrà allontanare. Giuratemelo?
Amiche 1 e 3 in coro: Giuriamo! (si abbracciano euforiche)
Il dialogo è tratto dal film Amore14 di Moccia. Quattordici come l’età delle protagoniste che frequentano la scuola media perché non se ne può fare a meno. I prof. in genere rompono, e studiare è out. Le passioni che accendono il protagonismo dei ragazzi tra i banchi sono nulle, se si esclude la libera iniziative di qualcuno intento a girare coi cellulari, video ridicoli da caricare su YouTube, (per chi vuole saperne di più, nel film è citato più volte un sito dai contenuti inquietanti). Nel tempo libero delle ragazze non è dedicato un singolo minuto allo studio.
Il regista, autore anche del romanzo da cui il film è tratto, padroneggia perfettamente i linguaggi dei giovani e orchestra alla perfezione tutti gli stereotipi sull’adolescenza. La narratrice è Carolina, una quattordicenne che ne dimostra diciotto sia nell’aspetto, sia nella libertà d’azione: esce senza problemi di giorno e di notte, con banali scuse che verrebbero scoperte anche dal genitore più sprovveduto. Moccia mette la videocamera all’altezza dei protagonisti. Rappresenta un universo di ragazzini dominato dagli ormoni e per diversi aspetti inverosimile. L’arrivo al ballo di Cenerentola con la zucca trasformata in carrozza è sostituito da una festa con passeggiata notturna di gruppo a cavallo (i cavalli sono di proprietà della festeggiata). Le attività quotidiane sono lo shopping selvaggio col bancomat di papà e le letture per scoprire dov’è il punto G. A condire il tutto, fa da padrone un placement di marchi e prodotti invadente, un film spot per la telefonia mobile.
Mi piacerebbe pensare che qualche quattordicenne presente nel 2009 alle proiezioni del film nelle sale, si sia alzato indignato per quella rappresentazione così di basso profilo. Almeno quelli che a scuola ci vanno con passione, quelli che praticano uno sport con impegno, quelli che fanno gli scout o fanno gli animatori… quel che so però è che il film ha incassato più di 3 milioni di euro e molti, usciti dal cinema, sono corsi a comprare il libro.
Io ho letto molti libri di Moccia, hanno il merito innegabile di farsi leggere da tutti, questo va riconosciuto. Sa essere accattivante e intrigante e sulla carta stampata confesso a volte di essere rimasta incuriosita dalle sue trame. Le storie mi lasciano però sempre un retrogusto amaro per tutto quello che è taciuto del crescere
Il film Amore 14 invece mi ha sconvolto. Moccia è un "serpente" tentatore moderno, sa essere molto convincente, capace di incantare Eva oggi come allora. La grande bugia è quella di illudere chi sta crescendo che per diventare adulti felici e realizzati bisogna essere alla moda, belle, magre e possibilmente ricche. Un "serpente "che parla come un quattordicenne con la scaltrezza di un cinquantenne che di vita ne ha già vissuta
parecchia.
Consiglierei il film a tutti i genitori per un’incursione in un mondo teen fatto di apparire, sesso e divertimento. Un’incursione per imparare la lingua del serpente e usarla per raccontare la verità. Pensando ai vostri figli, quali sono i serpenti che più vi preoccupano? Un caro saluto a tutti.
Pubblicato il 06 ottobre 2011 - Commenti (2)
28 set
Passo almeno due ore ogni giorno a cucinare. Grazie al cielo questa è diventata una mia passione e mi piace coinvolgere anche i bambini nel preparare da mangiare. Coordinare i lavori però non è semplice, soprattutto se si intende realizzare una pranzo commestibile e pronto in tempi ragionevoli.
Ecco alcuni semplici consigli direttamente dai fornelli:
1 - far lavare sempre le mani prima di mettersi in cucina e indossare grembiulini per evitare di macchiare i vestiti. Tenere a portata di mano un canovaccio.
2 - differenziare le azioni: quando propongo per le terza volta consecutiva di tagliare i pomodori i miei figli arricciano il naso: “Ancora?”. Sono molte le operazioni che possono essere fatte anche dai bambini più piccoli nella preparazione degli alimenti e quindi è bene variare le proposte. Ecco alcune operazioni che è possibile proporre, lontani dai fornelli:
- rompere le uova: questa pratica piace moltissimo ai bambini ma occorre qualche piccola attenzione per evitare pasticci. Per dividere il tuorlo dall’albume potete rompere l’uovo e rovesciatelo sul palmo aperto del bambino che dovrà tenere le dita semi chiuse. È una tecnica usata anche dagli chef che garantisce ottimi risultati: l’albume cade nel contenitore posto sotto la mano e il tuorlo resta intero nella mano del bambino soddisfatto (lavare bene le mani dopo aver maneggiato le uova).
- Usare lo schiaccia patate per preparare purè o crocchette
- Manovrare la mezza luna per triturare erbe aromatiche o verdure (dai 6 anni e con la sorveglianza di un adulto)
- Sbucciare verdure con il pelapatate
- Tagliare verdure a cubetti o a julienne con un coltello con la punta arrotondata
- Sfogliare basilico e prezzemolo
- Sgranare legumi (piselli e fagioli)
- Tagliare punta e coda dei fagiolini
- Schiacciare la carne col pesta carne (operazione non semplice che però può essere facilmente insegnata), impanare, fare polpette, infarinare, etc.
- Creare impasti: per la pizza, per la pasta, per una torta salata, etc. è consigliabile iniziare a girare l’impasto con una forchetta per infilare le mani quando gli ingredienti sono già un po’ amalgamati
- Farcire: potete farvi aiutare a riempire zucchine, pomodori scavati, uova sode, cannoncini, bignè, etc. In commercio ci sono da poco dei sac à poche usa e getta, cioè delle sacche da pasticcere molto comode per riempire e decorare. Potete realizzarne una molto semplicemente, tagliando un angolo di un sacchetto di plastica per congelare.
- Montare albumi, creme, panna e tanto altro che da liquido diventa solido e spumoso.
- Spennellare e spalmare: se preparate dei biscotti è bene spennellare l’uovo sopra per garantire un effetto dorato. Più delicate sono le operazioni necessarie per spalmare in modo uniforme la salsa sulla pizza o il burro per preparare dei crostini. Il segreto sta nel non usare la punta del cucchiaio o del coltello. Molto utili sono le spatole di silicone.
- Pesare: è un’attività su cui i bambini acquistano in fretta le abilità necessarie per svolgerla correttamente e soprattutto tiene in allenamento la mente coi calcoli.
3 - coinvolgere costantemente i bambini nelle operazioni di pulizia del tavolo e nel riordino degli avanzi (ottimo stimolo per apprendere i criteri della raccolta differenziata) e degli utensili sporchi. In cucina l’igiene è molto importante!
4 - ai bambini dai sette anni in su, si può affidare una ricetta da realizzare in totale autonomia. In questo caso è bene privilegiare ricette semplici che necessitano pochi passaggi di cottura. Quanto più i figli sono grandi, quanto la complessità del piatto può aumentare.
Raccontate la vostra esperienza in cucina: quali sono le operazioni che coinvolgono di più i vostri figli? Cosa provate quando i bambini vi chiedono il permesso di aiutarvi? Raccontateci le ricette che amate preparare insieme.
Pubblicato il 28 settembre 2011 - Commenti (2)
20 set
Mio figlio J. (11 anni) ci ha chiesto di poter seguire due partite di calcio durante la settimana, ciò significa andare a letto alle 23, mentre gli altri dormono già da un pezzo. Lui ha iniziato da pochi giorni la scuola secondaria di primo grado (le medie). Un mondo nuovo in cui orientarsi e trovare punti di riferimento. Un tempo in cui ritrovare il ritmo delle cose da fare.
J.: “Se mi fate vedere due partite (in genere le ascolta alla radio) io rinuncio alla play, ci gioco solo due ore al mese”.
Io: “Non so, due sere a letto tardi mi sembrano troppe. Direi una partita alla settimana, la play max. 30 minuti al giorno ma dopo i compiti, minimo 60 minuti di compiti/studio tutti i dì entro le 19 e frutta due volte alla settimana per merenda”
J. si mette a piangere: “Ecco, i miei amici giocano un sacco alla play e vedono le partite e voi mi volete togliere quello che mi piace. Siete cattivi!”
Io: “Stai attento a quello che dici!”
J.: “Siete dei genitori terribili, io sono stufo” e mi si piazza davanti in tono di sfida.
Io: “Vai di là finchè non ti sei calmato”
J. alza la voce: “Io non ci vado. Hai capito?” e mi sta addosso.
Io: “Perfetto, allora per oggi di certo non giochi alla play e se non vai di là salta tutta la settimana”.
J. se ne va di là infuriato ripetendo che lui è stufo di noi e che siamo mostruosi.
Conclusione. Torna mansueto come un agnello dopo mezz’ora, ben disposto al dialogo e desideroso di riprendere le contrattazioni. Chiede scusa per aver perso la pazienza e punta a riconquistare il tempo della play. Chiudiamo con il seguente patteggiamento: per oggi non se ne parla di giocare al videogioco, due settimane di prova con una sola partita per vedere se lui rispetta gli impegni presi e poi, se tutto funziona la possibilità per lui di vedere due partite. Siamo tutti felici.
J. è un bambino molto affidabile e ci piace contrattare con lui la gestione del tempo e degli impegni. Spesso i toni si accendono ma ormai ho fatto una scoperta che mi ha cambiato la vita: è normale che i figli si arrabbino quando i genitori frustrano un loro desiderio, sostengono una regola o sanzionano una trasgressione. Ai genitori resta la responsabilità di comportarsi secondo giustizia e poi la tranquillità di tollerare il tempo della rabbia e aspettare fiduciosi il sereno. Le reazioni aggressive, i pianti, le parole urlate, le accuse sono gli estremi tentativi che il figlio ha per difendersi, anche quando ha torto, di affermare se stesso. Io aspetto il sereno e in genere la contrattazione riprende con toni collaborativi per trovare una mediazione che soddisfi tutti.
La gestione del tempo dei compiti è un’ottima palestra per stimolare i figli all’autogestione del tempo. A noi genitori il dovere di stimolarli e sostenerli, richiamarli e premiarli quando serve. Adoro vedere J. invaso dalla meraviglia della scoperta del sapere e godo della sua insolita generosità nel raccontare quello che sta vivendo… speriamo che duri. Come sta andando per voi la ripresa della scuola? Come gestire l’organizzazione dei diritti-doveri con i vostri figli? Quali sono le fatiche educative che più vi mettono alla prova come genitori? Raccontateci le vostre esperienze! Buona settimana.
Pubblicato il 20 settembre 2011 - Commenti (1)
08 set
ALLENAMENTI E PATATINE
Il figlio maggiore sta giocando con la play station, la sorella con la Wii e il piccolino sta guardando assorto i cartoni animati. Si intuisce che è un giorno festivo. Il papà, affaccendato col barbecue, si aggira per casa cercando di distoglierli dai loro hobby. Loro alzano appena gli occhi e lui si trova costretto a una soluzione estrema: l’interruttore generale dell’elettricità scende misteriosamente sull’OFF. I bambini da principio si lamentano per il guasto improvviso e chiedono spiegazioni per poter risolvere il problema e riprendere le loro attività. Poi si arrendono. La pubblicità si conclude con una bella scena di famiglia: tutti attorno al tavolo, sorridenti e chiacchieranti, intenti a mangiare una montagna di wurstel con salsine varie.
Ho visto questa pubblicità negli Stati Uniti e mi sono chiesta: i wurstel sono meglio dei videogiochi?
Lo stesso disorientamento l’ho provato quando ho visto qui in Italia la pubblicità della bibita più famosa del mondo. Lo spot narra di una mamma di Roma “a cui venne in mente di mettere questa bibita a tavola per allietare il pranzo di tutta la famiglia e così scoprì la formula della felicità” (scena in bianco e nero). Poi le immagini diventano a colori e lo spot parla alle nostre famiglie: “Oggi la formula della felicità è un piacere che tutti possono scoprire in tavola OGNI GIORNO”. E si chiude con la marca della bibita che augura buon appetito in sua compagnia.
Appena tornati dal mare, mio figlio di undici anni ha saputo che la sua società di calcio ha organizzato una tre giorni di allenamenti intensivi per rimettersi in forma in vista del nuovo campionato. Lui ha deciso di partecipare e noi ci siamo detti perché no? Un po’ di movimento fa sempre bene. È uscito di casa alle 9:30 ed è tornato alle 17, pranzo compreso offerto dalla società. La giornata era molto calda, come è capitato spesso in questo periodo e il menù per ridare energie a questi giovani sportivi accaldati è stato: pasta al ragù, salamelle, patatine fritte con salsa, disponibile in dosi abbondanti che hanno reso possibile il bis e forse anche il tris, tutto gentilmente offerto. Mi sono chiesta, ma è questo il cibo per aiutare dei ragazzi a rimettersi in forma? È vero che a caval donato non si guarda in bocca (e ringrazio la società sportiva di cui per altro ho molta stima sulle competenze educative) ma mi chiedo come possa un ragazzino correre per ore sotto il sole dopo una tale pausa pranzo. È questa l’alimentazione degli sportivi? Totti si abbuffa così prima delle partite? Io, con tutte quelle calorie, riuscirei giusto a ciondolarmi su un’amaca.
I miei figli mi tacciano di integralismo, dicono che sono esagerata e forse qualche volta hanno ragione, ma mi chiedo dove sta la via di mezzo, quell’equilibrio armonico di sapori e salute che fa contenti tutti. So che esiste e qualche volta a tavola si materializza. Non è certo la via più facile, serve fantasia, fatica, creatività ma che gioia quando davanti a un piatto sano sono tutti felici.
Vi è capitato di restare colpiti da qualche messaggio pubblicitario che lancia messaggi contrari alla vostra idea di salute alimentare? Come rendete felici i vostri bambini a tavola? Raccontateci le vostre esperienze a tavola. Buona ripresa a tutti!
Pubblicato il 08 settembre 2011 - Commenti (1)
23 ago
Quante volte ho pensato: vorrei anch’io una tata per casa, almeno in quei momenti in cui mi sembra di avere perso il controllo su tutto. I miei figli non sono come i bambini disperati che si vedono nella sigla del programma SOS Tata. Non li ho mai visti lanciarsi dal tetto di un armadio a sei ante né picchiare con il mestolo di acciaio un fratello che li aveva fatti arrabbiare. Non ricordo di aver mai dovuto inscenare una vera e propria crisi isterica per farmi ascoltare ed obbedire, eppure a volte mi sembra che pur non essendo una mamma o una casalinga disperata, ogni tanto avrei diritto a qualche ora di sostegno della tata.
Francesca, Adriana, Lucia, giovane o matura, bianca o di colore per me non c’è differenza. Datemene una e facciamola finita lì. Perché io non capisco come mai a loro riesca tutto così semplice. Uno sguardo, un rimproverino con voce ferma, ma sempre amorevole, una conversazione con la mamma per farle vedere i suoi punti di debolezza, una sgridatina al papà che sta sempre o anche solo un po’ troppo davanti alla Tv o al computer acceso e…..bididi bodidi bu il problema non c’è più.
Sarà che io resto un’affezionata di Silvan e del suo sim sala bim, ma con me, non tutti i trucchi che usano le tate funzionano così di primo pelo. Comunque, care amiche, io vorrei essere a volte un po’ meno mamma e un po’ più tata. La mia preferita rimane la mitica Tata Lucia: lei con due tocchi dei suoi fa miracoli in ogni situazione, anche la più disperata. Anzi a me sembra che quelli del programma, mandino proprio lei, la tata delle tate, nelle case in cui la missione sembra impossibile. Così quest’estate ho voluto andare a fondo della questione e mi sono letta quasi tutti i libri della tata Lucia Rizzi. Li ho trovati divertenti, a volte fin banali pieni come sono di buon senso che è una cosa molto più facile a dirsi che a farsi. Però alla fine mi hanno conquistato soprattutto quelli che parlano dei bambini più piccoli e di tanti piccoli e grandi segreti per farli andare veloci sulle prime sfide: il vasino, la nanna, le pappe, i giochi all’aria aperta, i capricci. E l’utlimo libro scritto dalla prolifica tata, ovvero “Spegnete la TV” è di tutti forse il mio preferito. E’ pieno di giochi divertenti da fare in casa e all’aria aperta. Non c’è neanche un consiglio reale su come addomesticare quella scatola magica dal cuore di cristallo che paralizza per ore i nostri figli davanti alle sue trasmissioni piene di tutto (e purtroppo anche di troppa pubblicità) ma ci sono tonnellate di attività alternative e divertenti di cui sono certa troverete quella giusta per il vostro bambino (tutti i suoi libri sono editi da Rizzoli).
E voi cosa ne pensate del programma SOS TATA? Avete una tata preferita? Cosa vi ha conquistato del suo stile? Che cosa avete imparato in concreto da queste magiche addomesticatrici di pargoli fuori da ogni controllo? Un caldo saluto a tutti.
Pubblicato il 23 agosto 2011 - Commenti (1)
08 ago
“Mamma, ho la febbre!”
“Mi spiace tesorino… sei triste?”
“Un po’ sì, ma un po’ tanto no perché posso vedere tanti cartoni”.
“Tanti… ne puoi vedere qualcuno… ma non puoi uscire a giocare, niente amichetti, niente giochi con l’acqua, devi solo stare in casa”.
“E va be’, per una volta…”
L’ECCEZIONE E LA REGOLA: la sfida estiva per noi genitori sta proprio nel tradurre questi due termini nelle quotidianità dei nostri bambini. Tolta la scuola, finiti i centri estivi, interrotti i corsi sportivi, ai nostri ragazzi resta un sacco di tempo libero da amministrare. Le vacanze al mare o in montagna sono un’ottima opportunità per condividere un momento forte di famiglia, una realtà straordinaria tutta da godere e inventare. I budget sempre più ristretti però riducono le possibilità di trasferte nei luoghi di villeggiatura e molte famiglie si ritrovano a trascorrere a casa il tempo libero delle ferie. Come ritmate questo momento speciale? Cosa è regola e cosa è eccezione per voi? Per me la vacanza è un tempo di condivisione totale, stiamo insieme dalla mattina alla sera, non stop. Io mi metto al pc per provare a scrivere qualcosa e la piccola mi sale in braccio perché dice che vuole schiacciare i tasti. Mi siedo per leggere e P. dice che mi gira le pagine. Vado in bagno e A. mi chiede se può venire con me. Mi metto ai fornelli e J. mi supplica di scendere a giocare a calcio:
“Dai, oggi non hai ancora giocato un minuto con me!”
La giornata è lunga e loro hanno voglia di riempirla. DS, play station, PSP, Wii, cartoni, film, canali satellitari… sono ingredienti pronto uso per farcire il tempo libero. Se dovessi direi ai miei figli come riempire le loro giornate credo che ne farebbero indigestione. Forse un giorno ne avrebbero la nausea… forse… un giorno lontano. Di certo a settembre sarebbero abbondantemente in sovrappeso tecnologico.
I media riempiono le loro menti, le soddisfano, le sollecitano, le sfidano… e io potrei leggere ll signore degli anelli senza interruzioni… la tentazione è forte sia per i grandi sia per i piccoli. Servono regole semplici e solide. Le eccezioni sono pensabili se le norme sono chiare e validate. Gli adulti devono essere in grado di reggere agli assalti:
“Mamma, tu sei cattiva! Tutti i miei amici giocano più di me”. “Papà, cosa faccio… mi sto annoiando!” “È un giorno bruttissimo…” Ogni volta che mi sento dire queste parole dai figli (e anche qualcosa di peggio) penso che ognuno fa il suo mestiere: loro protestano per una regola faticosa, io li sto aiutando a vedere il panorama in cima alla salita.
Ecco alcuni dei nostri COSA e QUANTO per regolare le tecnologie:
CELLULARI: dopo i 12 anni (solo se richiesto) un modello senza connessione a Internet. Deve essere una presenza poco ingombrante. Ottimo quando ci si dimentica di averlo.
VIDEO GIOCHI: dopo i 6 anni, una sola consolle concordata con le richieste del figlio e i videogiochi scelti con la supervisione dei genitori (attenzione al PEG*: dopo i 6 anni, una sola consolle concordata con le richieste del figlio e i videogiochi scelti con la supervisione dei genitori. Max 30 minuti al giorno. Sono ammesse eccezioni se ben compensate da attività all’aria aperta.
NAVIGAZIONI INTERNET: dagli 8 anni qualche incursione sul pc di famiglia; dopo i 14 anni è pensabile un pc di proprietà da utilizzare in spazi della casa dove gli adulti possono sempre allungare un occhio e vigilare. Necessari i filtri di sicurezza per la navigazione. Max 30 minuti al giorno.
TV: dai 3 anni. Da evitare lo zapping e decidere cosa guardare prima di accendere la tv. Attenzione ai canali satellitari tematici con programmazioni infinite. Da consigliare le visioni di film e cartoni in famiglia, su cui poi discutere insieme. Max 60/90 minuti al giorno.
I-POD: è un territorio di incontro tra i gusti musicali tra i membri della famiglia e le contaminazioni sono spesso interessanti. Mai a tavola durante i pasti o quando si sta facendo qualcosa con gli altri.
Aspetto i vostri commenti: quali sono le regole in casa vostra? Quanta e quale tecnologia consentite ai vostri figli? Come tenete testa alle loro richieste? Che rapporto avete voi con le tecnologie? Buona vacanze a tutti!
*Il PEG è il sistema di classificazione in base
all'età PEGI (Pan-European Game Information - Informazioni paneuropee
sui giochi) e aiuta i genitori europei a prendere decisioni informate
sull’acquisto di videogiochi.
Pubblicato il 08 agosto 2011 - Commenti (2)
28 lug
Cosa fareste se vostro marito, stasera al rientro dal lavoro, vi comunicasse che è stato trasferito nel profondo sud (come è capitato a Claudio Bisio) oppure nel gelido nord? O magari ancora all’estero, in America, o a Londra o negli Emirati Arabi? La vostra famiglia potrebbe trovarsi a scegliere se stare tutti insieme, affrontando un trasferimento costoso e impegnativo oppure accettare che un componente, per un tempo più o meno lungo, viva stabilmente lontano da casa.
Claudia, 33 anni, palermitana, ha sposato Luca, cinque anni più giovane di lei. Lui ha deciso di riprendere gli studi, si è laureato e ha vinto un concorso per un posto in banca. Qualche mese prima della nascita della loro splendida bambina, ha discusso la tesi; qualche giorno dopo ha saputo la sua nuova sede di lavoro: Milano. Adesso vivono a distanza, lui ha assistito ai primi passi di Chiara via Skype, ogni due settimane rientra e se la mangia di baci, poi torna nel suo mono locale a patirne una nostalgia intollerabile. Luca e Claudia dormono insieme sei notti al mese.
Lara e Paolo hanno scelto di vivere con le valigie in mano. Lui è un pilota dell’aereonautica militare e ogni tre o cinque anni, viene assegnato a una nuova base militare. “Quando caricano il camion del trasloco, diamo indicazioni di tenere in vista il cartone con gli addobbi di Natale. Ci siamo sempre trasferiti in dicembre e nella nuova casa per prima cosa decidiamo dove fare albero e presepe”. Loro hanno due figlie che praticano sport a livello agonistico: fanno squadra fino a che il tempo della famiglia lo consente, poi migrano e ricostruiscono. “Abbiamo acquistato una cucina modulare con tutti i componenti indipendenti. Ci piace che il forno dove cuciniamo le torte di compleanno sia sempre lo stesso”.
Scegliere di spostarsi a volta è impossibile per mille motivi diversi e sono molte le famiglie che vivono queste separazioni forzate. Altre volte invece si decide di osare e s’intrecciano nuove trame dall’esito imprevedibile. Chi ha stipendi che lo consentono, può pianificare lo spostamento delle famiglia appoggiandosi ad agenzie qualificate per la ricerca della casa, delle baby sitter, per il supporto al cambio-scuola dei bambini, etc,.
So che ci sono alcune mamme che ci leggono dall’estero perché hanno deciso di seguire i loro mariti o il loro progetti professionali lontano dall’Italia e a fatica hanno costruito nuovi equilibri famigliari. Mi piacerebbe se ci raccontassero la loro storia, Vorrei anche che qualche mamma ci raccontasse la sfida di vivere con un marito a distanza: cosa fa sopravvivere i legami e cosa li minaccia? Buone vacanze a tutti e aspetto le vostre storie.
Pubblicato il 28 luglio 2011 - Commenti (2)
19 lug
Un gruppo di mamme è davanti alla scuola primaria. Guardano in su in attesa che i loro figli passino, come sempre, davanti alla finestra che dà sul cortile. Lo fanno dal primo giorno di scuola, oggi è l’ultima volta per quest’anno. Le mani sono tese verso l’alto, pronte a sventolare appena comparirà uno dei loro bambini. Gli occhi sono vigili, non sono ammesse distrazioni, il rito del primo giorno di scuola non si è ancora compiuto.
Piove. I genitori attendono davanti al cancello dell’oratorio il rientro dei bambini dalla gita in piscina del centro estivo. Due macchine hanno parcheggiato davanti ai cancelli. Le auto passano a fatica. I bambini scesi dal pullman, sono costretti a passare in mezzo alla strada, sotto la pioggia, perché le auto ferme bloccano loro il passaggio. Le due mamme al volante attendono impazienti i loro figli, saranno i primi a salire in macchina, i più comodi, i più fortunati. Il volto delle mamme e teso perché tutti le guardano increduli, ma loro resistono, oggi saranno le prime a riprendersi i bambini.
Nel ristorante di un albergo in montagna. Una famiglia in vacanza cena insieme: padre, madre e due figli. Il piccolo piange. Il grande, sei anni, ha sul tavolo un lettore DVD portatile di ultima generazione. Lo schermo è acceso. Il piccolo non lo guarda e urla, il grande si lamenta perché non sente. I piatti dei bambini sono pieni di tante cose appena assaggiate. I genitori trangugiano le portate raffinate ed elaborate che si susseguono. Il cartone animato sta per finire.
10 luglio in provincia di Pisa. Una madre con i suoi due figli di 3 e 11 anni, sul sedile posteriore dell’auto, abbracciati. L’auto è cosparsa di benzina, i bambini sono appoggiati a lei, sembra che dormano perché la mamma ha pensato che era meglio così. La donna ha l’accendino in mano, li stringe prima di spegnere le loro vite.
Una mamma sulla bici e una bambina che le sta accanto e la sostiene. La donna cerca di pedalare ma è evidente che non riesce a tenersi in equilibrio, non l’ha mai fatto. La bambina mette tutta la sua forza per tenerla su ma lo sforzo è vano. La bici è storta, un piede della mamma non si alza da terra e l’impresa non decolla. Madre e figlia però ridono di gusto, sembra non si siano mai divertite tanto. Hanno le bocche spalancate e gli occhi pieni di lacrime per il troppo ridere.
Il film che gireremo con i nostri figli è frutto di una serie di fotogrammi che scatteremo insieme. Il mestiere di genitore non è facile e capita di sbagliare, di non trovare le energie per essere una guida autorevole. La cronaca ci racconta di istanti infernali, in cui la disperazione invade l’animo e la vita diventa intollerabile. È triste rendersi conto che alcune tristezze non le vede nessuno.
Buona estate a tutte le mamme che sanno allargare le braccia e sorridere anche quando sono stanche e sole. Vi propongo di condividere con Noi mamme qualche fotogramma della vostra esperienza di genitori o il fermo immagine di una situazione che avete osservato vicino a voi e che vi ha acceso dei pensieri su quanto è sfidante essere un genitore sufficientemente buono. Un caro saluto a tutti.
Pubblicato il 19 luglio 2011 - Commenti (0)
07 lug
O in una pausa ad alta quota per chi preferisce la montagna o sdraiati su un prato o sul divano di casa, qualunque sia il luogo in cui trascorrerete questi mesi estivi, vi propongo alcuni consigli di lettura che ruotano attorno al tema della maternità ma che sono caldamente consigliati anche agli uomini. Sono letture che mi hanno particolarmente appassionato e non hanno certo l’ambizione di rappresentare i titoli di maggior pregio attualmente pubblicati.
Se volete farvi due risate intelligenti e pensate che gli imprevisti quotidiane con i figli possano fare il bicchiere mezzo pieno Nonsolomamma (A. De Lillo, TEA, 2008, pp. 280, euro 10) e Nonsolodue (A. De Lillo, TEA, 2010, pp. 306, euro 12) sono i libri giusti per voi. Cronache di vita famigliare di una mamma giornalista che con umorismo ci regala la sua Imperfettaperfezione.
Se avete un figlio o una figlia tra i 7 e i 10 anni e volete coinvolgervi con lui/lei in un appassionante viaggio nell’esplorazione della sessualità, leggete insieme Col cavolo la cicogna (A. Pellai, B. Calaba, Erickson, 2009, pp 110, euro 14,50). Un romanzo molto saggio che accende pensieri e curiosità e aiuta a trovare insieme le risposte. Per le mamme più apprensive e per i bambini “sotto stretta sorveglianza” Una calamita di mamma (A. Pellai, Erickson, 2009, pp. 100 euro 13,50, con cd audio) è una favola per allenare la capacità di fidarsi. Per bambini dai 6 anni in su e per mamme calamita di tutte le età.
Per chi ama i romanzi ben scritti e preferisce l’evocazione alla descrizione, suggerisco La vita accanto (M. Veladiano, Einaudi, 2011, pp. 170, euro 16). Una storia triste ma piena di vita, una figlia che sogna gesti d’affetto con la propria madre e si deve accontentare di una sfinge. Una bambina nata brutta più di tutte le altre e che dovrà scegliere se cercare altri specchi in cui scoprirsi.
Una mamma è capace di gesti estremi per il proprio figlio, può abbandonare il suo ragazzo nella camera di una squallida pensione pakistana, per spingerlo verso l’unico folle viaggio che lo può salvare da un destino infausto. Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari (F. Gedda, Dalai, 2010, pp. 155, euro 16) è scritto con un linguaggio semplice e coinvolgente. Un libro da passare in famiglia di mano in mano per ricostruire insieme i significati dell’accoglienza. È disponibile anche in una splendida versione audio book (Emons Audiolibri, 2010, euro 19,90, durata 5:03).
Per chi ha bambini piccoli (anche se l’esperienza piacerà molto anche ai più grandi) vi consiglio Tante coccole (F. Degl’Innocenti, L. Rigo, Piemme, 2010, pp. 32, euro 7,05), un piccolo libro illustrato che vi guiderà in un viaggio pieno di coccole originalissime.
E per finire QAF Quoziente Autostima Famigliare (A.Pellai, B.Tamborini, San Paolo, 2011, pp. 224, euro 14) un libro pieno di idee gioco per tutta la famiglia per aumentarne l’autostima. Un libro pratico, divertente e originale che arricchirà i vostri pranzi insieme, il tempo libero e i riti della buona notte.
Spero che come sempre il vostro contributo possa arricchire il blog di altri consigli, diteci quali libri vi hanno folgorato o anche qualcosa di meno. Diteci perché sono stati importanti per voi, cosa vi hanno insegnato. Farete un gran bel regalo a tutti quelli che sono lì, indecisi di fronte alla vetrina di qualche libreria… io sono tra questi. Buona lettura a tutti.
Pubblicato il 07 luglio 2011 - Commenti (1)
28 giu
Lavorare, viaggiare, montare e smontare, con un sole che fa sentire la sua presenza, non è cosa per anime sfiduciate. Tobia affronta un lungo viaggio per liberare Sara dal suo demone. Il camion di Tobia viaggia per le piazze d’Italia per offrire alla famiglia un segno tangibile di vicinanza. Io e mio marito Alberto, venerdì scorso passeggiavamo per il lungo mare di Chiavari curiosamente agghindati rispetto alle tenute da spiaggia che ci circondavano (decisamente più adeguate alla temperatura). Una mamma camminava avanti a noi carica di zaino, ombrellone e salvagente a forma di delfino (quasi a grandezza naturale), zigzagata da due figli (avranno avuto 6 e 8 anni) con i loro monopattini, liberi e felici nei loro costumi colorati. Io e Alberto ci siamo guardati negli occhi: di fronte a quella mamma la nostra borsa da viaggio e gli abiti pensanti erano poca cosa. Lei procedeva imperturbabile, felice della leggerezza dei suoi pargoli.
Siamo arrivati in via Velieri segnati dalla calura, pronti per partecipare all’iniziativa promossa dalle edizioni San Paolo con il Forum delle Associazioni Famigliari. È stato bellissimo vedere un grande camion trasformato in libreria mobile, nessuno dei giochi dei nostri figli sarebbe capace di tanto. Un’oasi di cultura attorno alla quale abbiamo visto girare ragazzi in costume di ritorno dalla spiaggia, intenti a sfogliare romanzi e a scambiarsi pareri o adulti a caccia di nuovi stimoli di lettura. Con Renata Maderna e altri relatori abbiamo partecipato all’incontro dal titolo: Mamme e papà: come sopravvivere ai figli del 3° millennio?
Una domanda curiosa che sarebbe bello ribaltare: come sopravvivere al 3° millennio senza figli? Senza piccoli da educare, senza disegni da appendere sul frigo, senza recite interminabili a cui presenziare, senza feste della scuola, senza domande grandi come il mondo…
A fianco a me era seduto don Pino De Bernardis, responsabile degli Uffici scuola, università, educazione della Diocesi, il suo entusiasmo faceva brillare la ricchezza dei suoi anni, una testimonianza vivente di cosa vuol dire vivere col cuore infiammato dal desiderio.
Ma la domanda rimane: come sopravvivere ai figli? Qual è il confine tra prendersi cura e farsi intrappolare dalla prole? Cosa significa educare al desiderio, alla speranza, alla fatica per arrivare all’età di don Pino col suo stesso entusiasmo per la vita?
E qui ci è tornata in mente la mamma incontrata sul lungo mare, carica di tutti i pesi del divertimento della giornata. Immaginiamo che giunti a casa a lei sia toccato il compito di mettere tutto a posto mentre i monopattini continuavano a muoversi liberi oppure lasciavano spazio ad una più rilassante sessione di playstation o WII. Chiediamoci come vogliamo attrezzare i nostri figli alla vita, quali adulti vorremmo che fossero e poi riflettiamo se è davvero bene che le nostre spalle si pieghino, sotto questo sole, per evitare a loro tutti i pesi oppure se imparare a fare fatica può regalare il desiderio di un meritato riposo.
Voi cosa ne pensate? Come state organizzando le vostre vacanze? Come vi preparate alla partenza, es. chi fa e disfa le valige? Quali impegni chiedete ai vostri figli nei mesi estivi?
Auguriamo buona fortuna al progetto Tobia che continua il suo viaggio e invitiamo tutti a seguirne il programma sul sito: www.libreriatobia.it
Pubblicato il 28 giugno 2011 - Commenti (1)
24 giu
Nell’aprile del 2010 nasce questo sito con i suoi blog. Scrivo per festeggiare questo anniversario con tutti quelli che, in diverso modo, hanno partecipato al blog Noi mamme. Famiglia Cristiana ha offerto a me e agli altri blogger un’opportunità bellissima e sono orgogliosa di appartenere a questa grande famiglia. In una festa che si rispetti ci devono essere buon cibo e idee originali. Purtroppo il mezzo virtuale non mi consente di allestire un buffet (i miei figli dicono che comunque lo riempirei di miglio e farro e che quindi è meglio così!) perciò mi devo accontentare delle parole. Voglio dire grazie a tutti quelli che leggono in silenzio, so che ci siete, i dati di accesso dicono che siete molti.
In questi mesi ho parlato di diversi argomenti e di certo qualcuno vi avrà trovato in disaccordo, altre volte forse avrete sorriso. Non scrivete mai i vostri commenti perché “manca giusto che vi mettete a fare quello”. Ne avreste di cose da dire, di storie da raccontare, ma la vita è già così di fretta e poi sono anni che avete smesso di scrivere quello che pensate. Un tempo scrivevate lettere bellissime, avete in solaio anche qualche diario, ma ora, il lavoro vi ruba molte energie, per non parlare della famiglia da gestire. E quindi sapere che in tutto questo correre, ogni tanto, riuscite a ritagliarvi un po’ di tempo per leggere mi riempie di gioia e gratitudine.
Mi piacerebbe che un giorno lasciaste un piccolo segno di voi, anche solo una riga, per dire che ci siete, per farci intuire tutto quello che siete. E poi un grazie di cuore a tutti quelli che commentano, a quelli che lo hanno fatto una volta sola e a quelli che lo fanno sempre. Leggo con molto interesse tutti i vostri messaggi. A volte penso che potreste essere degli splendidi blogger. Mi si accendono un sacco di pensieri leggendo le vostre testimonianze e credo che sia bellissimo poter mettere in comune pensieri grandi e piccoli. Grazie per il vostro contributo, il blog senza la vostra voce sarebbe un canto povero. Mi piace molto quando qualche papà o nonno fa capolino, la vostra concretezza mi aiuta a stare con i piedi per terra.
Adesso tocca a voi che state leggendo: la festa è iniziata ma mancano gli invitati. Vi chiedo un semplice regalo: raccontate quello che per voi è questo blog o quello che vorreste fosse. Se vi piace fatelo con una metafora, dite schiettamente cosa ne pensate, cosa vi piace e cosa no. Suggerite argomenti su cui vi piacerebbe sviluppare dei confronti. Spero che con il vostro aiuto “Noi mamme” possa imparare molto. Chiudo con la mia metafora: Noi mamme per me è una cassetta della posta – perché quando ero ragazza tutti i giorni, appena tornata da scuola, correvo a vedere se mi era arrivata posta, se qualche amica o amico mi aveva scritto e quando trovavo qualcosa ero troppo felice, fuggivo in camera a leggere tutto d’un fiato lo scritto. A volte ridevo, altre mi commuovevo. E poi ero io a scrivere, a pensare a tutto quello che mi era capitato e a scegliere le cose più importanti da condividere. Così è per me questo blog: una cassetta dove guardare ogni volta piena di speranze. Una cassetta che non mi lascia mai delusa! Un caro saluto a tutti.
Pubblicato il 24 giugno 2011 - Commenti (2)
17 giu
Lo zaino di montagna con le rotelle. È quasi tempo di vacanze in montagna. Paolo, quando scegliamo sentieri su cui i passeggini non possono salire, porta Emma con uno zaino super hi-tech, sul quale abbiamo investito parecchie monetine. Ci è capitato più volte di raggiungere la meta e di scoprire che la via del ritorno è una splendida mulattiera senza gradini, sulla quale potremmo agevolmente spingere un passeggino. Ecco qui la proposta: perché non piazzano due ruote sulla base dello zaino così da poterlo tirare tipo trolley della spesa (la struttura di metallo dovrebbe consentire questo adattamento) e utilizzarlo così tutte le volte che il sentiero lo consente?. Saremmo disposti a un nuovo investimento per uno zaino transformer.
L’abat jour con timer. La nostra piccola non vuole mai addormentarsi con il buio, lei vuole tenere accesa la luce e non si accontenta delle spine che si illuminano, vuole la luce del corridoio o quella della sua bellissima abat-jour del Piccolo Principe con una lampada ad incandescenza, quelle che con il calore della luce fanno girare il paralume. Peccato che il calore diventa sempre più intenso e ho il terrore di addormentarmi prima di averla spenta. In tempi di risparmio energetico perché non inventano una lampada per bambini alogena, graziosa e con timer? Come sarebbe bello sapere che si spegne da sola. A volte precipitiamo nel sonno con stanze illuminate a giorno e d’inverno, quando è bello stare sotto le coperte è così triste doversi alzare quando tutti dormono per spegnere la luce!
Il timer da cucina indistruttibile: nell’ultimo anno ho comprato quattro timer. Uno a forma di hamburger: è durato 2 giorni, i miei figli dopo molto litigare per contenderselo lo hanno fatto cadere a terra e da lì non ha più dato il tempo. Me ne hanno regalato uno a forma di uovo. È durato 5 giorni. Poi ne ho comprato uno in acciaio, che dava poco nell’occhio ma il rumore inconfondibile del ticchettio ha ridestato l’interesse dei miei ricercatori: «Mamma ce lo presti? Vogliamo fare un percorso a tempo e ci serve». «Mi promettete che non lo rompete?». Che mamma ingenua sono. Al secondo giorno di utilizzo per scopi sportivi, si è svitato il coperchio e un piccolissimo ingranaggio è rotolato fuori. Quanto è vero che ogni piccola cosa è importante. A tutto questo si aggiunge che si è rotto il conta-minuti del formo… voglio un timer da cucina digitale, che si mimetizzi tra gli attrezzi e soprattutto che non faccia rumore!
Il distributore d’acqua nella camera dei bambini: sta per arrivare l’estate e di notte fa caldo. Tutti hanno sempre sete. J. (10 anni) ormai è grande e si organizza da solo. A. (7 anni) ce la può fare ma i due piccoli sono davvero pericolosi nella gestione autonoma notturna dell’acqua. Voi giovani sposi che state magari costruendo casa, riflettete sulla possibilità di far montare un piccolo rubinetto in quella che sarà la camera dei bambini. Non finirete mai di essermi grata per questo suggerimento. Un rubinetto con manopola di apertura estraibile, cosicché sia impossibile l’accesso incontrollato da parte dei più piccoli. Le borracce ad oggi sono per me il sistema migliore di auto somministrazione dell’acqua. Appena i bambini sono un po’ più grandi il gioco è fatto. Una comodità che non ha prezzo. W l’acqua del rubinetto e soprattutto W l’acqua pubblica!
Raccontateci le vostre invenzioni e soprattutto che speranze avete sui futuri brevetti. Cosa vorreste mettere in produzione per alleggerire la vostra quotidianità di genitori? Mettiamo in circolo le idee!
Pubblicato il 17 giugno 2011 - Commenti (1)
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