1° luglio 2012 – V domenica dopo Pentecoste


In questa domenica viene posta in luce un’ulteriore decisiva tappa del progressivo svolgersi dell’opera divina di salvezza rappresentata dall’alleanza con Abramo, annunzio della nuova e definitiva alleanza sigillata nella Pasqua del Signore.

 

Il Lezionario

 

Vengono lette le seguenti lezioni bibliche: Lettura: Genesi 17,1b-16; Salmo 104 (105); Epistola: Romani 4,3-12; Vangelo: Giovanni 12,35-50. Il Vangelo della Risurrezione da proclamare alla Messa vespertina del sabato è preso da Giovanni 20,1-8. (Le orazioni e i canti della Messa sono quelli della XII domenica del Tempo “per annum” del Messale Ambrosiano).

 

Lettura del libro della Genesi (17,1b-16)

 

In quei giorni. 1Il Signore gli apparve e gli disse:

«Io sono Dio l’Onnipotente: / cammina davanti a me e sii integro. / 2Porrò la mia alleanza tra me e te / e ti renderò molto, molto numeroso». / 3Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: / 4«Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: / diventerai padre di una moltitudine di nazioni. / 5Non ti chiamerai più Abram, / ma ti chiamerai Abramo, / perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò.

6E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. 7Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. 8La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio».

9Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. 10Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. 11Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi. 12Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione, sia quello nato in casa sia quello comprato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. 13Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comprato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. 14Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del prepuzio, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza».
15Dio aggiunse ad Abramo: «Quanto a Sarài tua moglie, non la chiamerai più Sarài, ma Sara. 16Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei».

 

Il testo riporta il secondo racconto dell’alleanza con Abramo introdotto dall’auto-rivelazione di Dio che dichiara la sua intenzione di stabilire l’alleanza con lui (vv. 1b-2), di renderlo «padre di una moltitudine di nazioni» (vv. 3-6), di mantenere con la sua discendenza un’«alleanza perenne» (v. 7) e di dargli in possesso perpetuo una «terra» dove stabilirsi (v. 8). Ad Abramo chiede la fedeltà all’alleanza prescrivendo la circoncisione di ogni maschio come segno visibile e perenne di essa (vv. 9-14). Con l’annunzio della nascita di un suo figlio Dio dimostra concretamente la fedeltà alla parola data ad Abramo e alla promessa di una discendenza numerosa.

 

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (4, 3-12)

 

Fratelli, 3che cosa dice la Scrittura? «Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia». 4A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito; 5a chi invece non lavora, ma crede in Colui che giustifica l’empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 6Così anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:

7«Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate / e i peccati sono stati ricoperti; / 8beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!».

9Ora, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. 10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non dopo la circoncisione, ma prima. 11Infatti egli ricevette il segno della circoncisione come sigillo della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta quando non era ancora circonciso. In tal modo egli divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia 12ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.

 

Il brano fa parte di un articolato ragionamento che porta l’Apostolo a ribadire che è la fede nella promessa divina a produrre la santificazione dell’uomo e il suo essere giusto davanti a Dio. Per dare forza al suo pensiero si rifà ad Abramo, considerato il prototipo di ogni uomo che viene dichiarato giusto a motivo della sua fede in Dio (vv. 3-7). Per questo Paolo tiene a precisare che Abramo piacque a Dio ben prima della circoncisione, la quale diviene così «sigillo di giustizia» ottenuta però per la fede ( vv 10-11). In tal modo divenne padre di tutti gli uomini: ebrei (i circoncisi) e pagani che si aprono alla fede sul suo esempio (vv. 9-12).

 

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (12, 35-50)

 

35In quel tempo. Allora Gesù disse alla folla: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. 36Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro. 37Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, 38perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia:

«Signore, chi ha creduto alla nostra parola? / E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?» / 39Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse:

 40«Ha reso ciechi i loro occhi / e duro il loro cuore, / perché non vedano con gli occhi / e non comprendano con il cuore / e non si convertano, e io li guarisca».

41Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. 42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. 43Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio. 44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me.


Il brano riporta la parte conclusiva dell’ultimo discorso di rivelazione pronunziato da Gesù prima di affrontare l’ora del suo passaggio da questo mondo al Padre. Esso rappresenta l’estremo appello rivolto ai Giudei, irriducibili nell’avversione al Signore, a credere in lui come luce (v. 35-36). Potremmo dire che i vv. 37-43 rappresentano quasi un bilancio della sua attività di rivelatore del Padre, avvalorata da «segni così grandi compiuti davanti a loro», il primo dei quali è quello dell’«acqua mutata in vino alle nozze di Cana» e l’ultimo è quello della risurrezione di Lazzaro. Eppure Gesù deve registrare il perdurare di molti suoi interlocutori nell’ostinata incredulità e lo fa alla luce della Scrittura e in particolare di un passo del profeta Isaia 6,9-10 (cfr. vv. 38-40). Per questo egli compie un estremo tentativo di far aprire i loro occhi e il loro cuore indurito (cfr. v.40), quasi sintetizzando il contenuto della sua opera, che consiste nel portare a compimento la rivelazione di Dio proprio nella sua persona. Egli, infatti, dice le parole che Dio «gli ha ordinato di dire» perché gli uomini, credendo, sfuggano alla condanna e partecipino alla vita eterna ovvero alla comunione filiale con lui ( vv49-50).

 

Commento liturgico-pastorale

 

Nell’alleanza di Dio con Abramo, destinato a diventare «padre di una moltitudine di nazioni» (Lettura: Genesi 17,4-5), si manifesta anzitutto la grandezza di Dio che si rivela come l’Onnipotente. È sua imperscrutabile libera iniziativa la decisione di stabilire un rapporto di alleanza con Abramo. Alleanza che costituisce come una pietra miliare nel cammino della storia della salvezza nella quale si dispiega il mirabile disegno divino.

Di Dio sorprende la grandezza e la magnanimità delle sue promesse ad Abramo, alle quali rimarrà per sempre fedele. In Abramo colpisce la decisa immediata intima adesione a quanto Dio gli comunica, significata esteriormente nel gesto della prostrazione «con il viso a terra» (v. 3) davanti a lui e, quindi, dalla disponibilità a portare, con la circoncisione, il segno esterno e indelebile della consegna di tutto sé stesso alla Parola divina.

Ha dunque ragione l’Apostolo Paolo a sostenere che Abramo fu reso giusto, e dunque gradito agli occhi di Dio, non tanto per il segno della circoncisione che portava sul suo corpo, ma per la fede con la quale ha prontamente aderito alla Parola di Dio ben prima di compiere su di sé la circoncisione (cfr. Epistola: Romani 4,10-11). Con ciò Abramo è davvero il «padre di tutti i credenti», vale a dire di quegli uomini, sia provenienti dall’antico popolo dell’Alleanza (i circoncisi) che dalle “genti” (cfr. vv. 11-12), i quali accolgono e custodiscono con fede ogni parola che esce dalla bocca di Dio e rimangono ad essa fedeli.

Parola che noi riconosciamo nella persona storica di Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio che è stato mandato nel mondo per “dire” tutto ciò che il Padre gli ha ordinato di dire per la nostra salvezza (cfr. Vangelo: Giovanni 12,49). Chi lo ascolta, ascolta Dio, chi lo vede, vede Dio e viene chiamato a partecipare alla vita eterna, a condividere cioè la comunione della stessa vita divina.

In questa domenica siamo dunque esortati a seguire l’esempio di Abramo aprendo prontamente e con fede il nostro cuore al Signore Gesù che è la luce che illumina il mondo e offre a ogni uomo la possibilità di salvarsi dalle tenebre dell’incredulità che conducono inevitabilmente alle tenebre eterne.

Non ci accada, perciò, di indurirci nell’incredulità e nella vana presunzione, ma con animo umile accostiamoci alla mensa eucaristica per ricevere i doni che da essa promanano, tra i quali la grazia di perseverare nella fedeltà al volere di Dio rivelato a noi nel suo Unico Figlio. In tal modo la magnanimità del nostro Dio ci darà di diventare, a nostra volta, capaci di generare alla fede quanti incontriamo sul nostro quotidiano cammino. Uomini e donne di questi nostri giorni segnati da indifferenza e da incredulità e agli occhi dei quali occorre far brillare la luce del Vangelo del Signore che deve necessariamente risplendere sul volto della Chiesa e di ogni singolo fedele.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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