1. La domenica all’inizio di Quaresima
E' caratterizzata, nella nostra tradizione liturgica ambrosiana, dalla proclamazione evangelica delle tentazioni di Gesù nel deserto secondo il racconto di Matteo. Le lezioni bibliche prese dal Libro II del Lezionario ambrosiano: Mistero della Pasqua del Signore sono: Lettura: Isaia 58,4b-12b; Salmo 102; Epistola: 2Corinzi 4,16b-5,9; Vangelo: Matteo 4,1-11. Alla Messa vespertina del sabato viene proclamato: Marco 16,9-16 quale Vangelo della risurrezione.
2. Vangelo secondo Matteo 4,1-11
In quel tempo. 1Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio. Gettati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».
11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
3. Commento liturgico-pastorale
Il presente brano segue immediatamente il racconto del battesimo al Giordano: Mt 3,13-17 e ad esso si riallaccia ponendo in primo piano l'azione dello Spirito nel “condurre” Gesù nel deserto per andare incontro alla tentazione da parte del “diavolo”, una parola greca che significa: “colui che divide o distoglie” da Dio (v. 1).
Il v. 2, con allusione all’esperienza di Mosè al Sinai (Es 24,18; 34,28) e del profeta Elia nel deserto (1Re 19,8), riferisce che Gesù: «dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame». Su tale constatazione si iscrive la prima tentazione (vv. 3-4) che potremmo chiamare quella del “pane”. Essa riguarda il “nutrimento” di cui l’uomo ha davvero bisogno per “vivere” e che, stando alla risposta di Gesù al tentatore, presa da Deuteronomio 8,3, consiste in «ogni parola che esce dalla bocca di Dio» e che è per noi custodita e trasmessa nelle Scritture.
La seconda è la tentazione del «punto più alto del tempio» (vv. 5-7) di Gerusalemme, dal quale Gesù viene invitato a gettarsi mettendo alla prova Dio stesso che, stando al Salmo 91,11-12 parzialmente citato dal diavolo, dovrebbe intervenire a sua protezione e custodia. La risposta di Gesù, presa da Deuteronomio 6,16, esclude la pretesa di attendere da Dio un segno prodigioso per credere e obbedirgli.
La terza tentazione è quella del “monte altissimo” (vv. 8-10), dal quale il satana mostra a Gesù il suo regno, ovvero il mondo intero, e si dichiara disposto a cederlo a lui a una condizione: che Gesù volti le spalle a Dio interrompendo così il suo rapporto filiale con lui! Con la sua decisa risposta, presa da Deuteronomio 6,13, Gesù allontana da sé il tentatore e ribadisce la sua piena e definitiva obbedienza al Padre nella quale consiste l’adorazione e il vero culto a Dio.
Il racconto si chiude al v. 11 con il satana che abbandona, sconfitto, il campo e con l’intervento degli “angeli” che si prendono cura di Gesù.
Proclamato all’inizio della Quaresima, il tempo liturgico orientato all’annuale solenne celebrazione della Pasqua, il brano evangelico odierno intende presentare Gesù, il figlio obbediente del Padre, quale modello ed esemplare a cui guardare e da riprodurre nella vita di chi, grazie all’immersione battesimale nella morte del Signore, è rinato alla vita nuova di “figlio” e incorporato nell’unico corpo del Signore che è la Chiesa.
La “tentazione” a cui Gesù si sottopose nel deserto è avvenuta perché tutti trovassimo in lui l’ispiratore delle parole, dei sentimenti e delle azioni da mettere in campo lungo il cammino della nostra vita durante il quale il “nemico” farà di tutto per distrarci dalla “bocca” di Dio, per insinuare il dubbio lacerante sulla sua effettiva bontà e paternità nei nostri riguardi e per indurci a voltargli le spalle, rifiutando di “adorarlo” e di “servirlo” ossia di prestargli filiale ascolto e obbedienza per adorare e servire gli “idoli” inconsistenti di questo mondo effimero.
Per questo la Quaresima ci propone alcuni “esercizi” spirituali come, ad esempio, il “digiuno” ben conosciuto nella Scrittura e, come abbiamo visto, praticato dal Signore stesso. Esso, per essere “gradito” a Dio non deve limitarsi a una semplice privazione del cibo materiale fine a sé stessa. Il digiuno, in realtà, deve dare l’opportunità di capire fino in fondo le parole del Signore: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Al digiuno, inoltre, deve essere data un’anima che, come apprendiamo dalle parole profetiche della Lettura, è la carità così concretamente esemplificata: «sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi… nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo» (Isaia 58,6-7).
Del resto è proprio la carità di Dio a operare “in Cristo” suo Figlio la “riconciliazione” dell’umanità immiserita e umiliata dal peccato, che Dio decide di “non imputare” agli uomini perché di esso, con indicibile amore, si è caricato Gesù (cfr. Epistola: 2Corinzi 5,19b). Il cammino quaresimale verso la Pasqua, diviene così esemplare del cammino dell’intera nostra esistenza.
Per non venir meno e non soccombere alle insidie del “tentatore”. la preghiera liturgica ci esorta a tenere fisso lo sguardo su Gesù nel quale, come diciamo nel Prefazio: «riconosciamo o Padre la tua Parola che ha creato ogni cosa, e in lui ritroviamo il pane vivo e vero che, quaggiù ci sostenta nel faticoso cammino del bene e, lassù, ci sazierà della sua sostanza nell’eternità beata del cielo».
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