16 settembre 2012


III Domenica dopo il Martirio di San Giovanni il Precursore

Insiste sulla tematica riguardante il Signore Gesù Cristo, il Figlio Unigenito di Dio disceso dal cielo per portare al mondo la sua testimonianza su Dio,  ovvero la rivelazione del Padre.

 

Il Lezionario

 

Vengono oggi proclamati i seguenti brani biblici: Lettura: Isaia 32,15-20; Salmo 50 (51); Epistola: Romani 5,5b-11; Vangelo: Giovanni 3,1-13. Alla Messa vigiliare del sabato il Vangelo della Risurrezione è preso da Matteo 28,8-10. (Le orazioni e i canti della Messa sono quelli della XXIV domenica del Tempo «per annum» del Messale Ambrosiano).

 

Lettura del profeta Isaia (32,15-20)

 

In quei giorni. Isaia parlò, dicendo: / «15In noi sarà infuso uno spirito dall’alto; / allora il deserto diventerà un giardino / e il giardino sarà considerato una selva. / 16Nel deserto prenderà dimora il   diritto / e la giustizia regnerà nel giardino. / 17Praticare la giustizia darà pace, / onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre. / 18Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, / in luoghi sicuri, / 19anche se la selva cadrà / e la città sarà sprofondata. 20 Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli / e lascerete in libertà buoi e asini».

 

Il testo profetico annuncia l’arrivo di nuovi tempi contrassegnati dall’effusione dello spirito (v. 15). Essi sono presentati con l’immagine del deserto fiorito dove verrà praticata la giustizia e la pace (vv. 16-17) favorendo così l’avvio di un’era di serenità e prosperità per il popolo e per il creato, grazie anche alla caduta della città ribelle, simbolo del male (vv. 18-20).

 

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5,5b-11)

 

Fratelli, 5bl’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

6Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. 7Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. 8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. 9A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. 10Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

 

In questa seconda sezione della prima parte della sua lettera (5,1-8,39), l’Apostolo intende descrivere l’esperienza dell’uomo giustificato da Dio per grazia. Nei vv. 6-8 Paolo mostra la concretezza dell’amore di Dio nel fatto che Cristo è morto «mentre eravamo ancora peccatori» e, di conseguenza, meritevoli della sua “ira”, dalla quale ci scampa il sangue del Signore (v. 9). I vv. 10-11, infine, parlano della meravigliosa prospettiva che si apre per quanti sono già stati riconciliati, grazie al dono che Gesù fa della sua vita.

 

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (3,1-13)

 

In quel tempo. 1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò dal Signore Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui».
3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».

4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo».

 

I vv. 1-2a introducono il racconto del colloquio notturno tra Gesù e Nicodemo, un fariseo evidentemente non pregiudizialmente contrario al Signore. Segue il resoconto del dialogo tra i due (vv. 2b-12)  che registra un primo vertice nella parola di rivelazione relativa alla nuova nascita «dall’alto» (vv. 3-7) e in quella in cui Gesù esorta il suo interlocutore ad accogliere la testimonianza che lui dà di ciò che sa e di ciò che ha visto presso il Padre (vv. 8-11). Nel v. 12 Gesù annuncia che non si limiterà a rivelare «cose della terra», ossia alla portata del suo interlocutore in quanto già presenti nelle Scritture, ma che rivelerà «cose del cielo» che il v. 13 ci fa capire trattarsi del destino del Figlio dell’uomo che è «disceso dal cielo».

 

Commento liturgico-pastorale

 

Questi giorni del Tempo dopo Pentecoste, caratterizzati dal “martirio” del Precursore del Signore, richiamano ogni anno la comunità dei credenti al suo primo impegno: dare al mondo, sotto l’impulso dello Spirito Santo la  testimonianza al Signore Gesù Cristo annunziando il suo Vangelo reso al vivo nella vita dei fedeli.

Di conseguenza questo tempo liturgico esorta la Chiesa ad accogliere, con fede sempre più aperta, la testimonianza che Dio stesso, tramite le divine Scritture, offre al Signore Gesù, il suo Figlio Unigenito che è venuto a noi «dall’alto»: da lui !  

Egli è l’unico in grado di “parlare”, ossia di rivelare Dio in quanto, proprio come Figlio, “conosce” Dio e “vede” Dio così come egli è! Gesù, dunque, entrando nel mondo, “testimonia” con autorevolezza ciò che sa e ciò che ha visto “venendo da Dio” non solo “come maestro” (cfr. Vangelo: Giovanni 3,2), ma soprattutto nella sua qualità di Figlio!

Queste sono «le cose del cielo» (v. 12) a cui i credenti hanno prestato fede. Ciò è possibile perché essi, rinati «da acqua e da spirito» (v. 5), non sono più soltanto “carne”, ma sono diventati anch’essi “spirito” (v.6), in grado, perciò, di credere nelle «cose del cielo» (v. 12) e di riconoscere che colui che è «disceso dal cielo» divenendo uno di noi, è venuto a rivelare l’amore di Dio per l’uomo.

Una rivelazione sbalorditiva perché, come afferma l’Apostolo, Dio riversa il suo amore non tanto sui giusti, ma sugli empi e sui peccatori (Epistola: Romani 5,6-8), e il suo amore è visibile e tangibile nella Croce del suo Unico Figlio, sulla quale muore offrendo la sua vita per empi, peccatori e nemici, ossia l’intera umanità meritevole pertanto dell’ “ira” divina distruttiva del male e del peccato.

Nel suo Unigenito, perciò, Dio ha riconciliato a sé il mondo e ha «riversato il suo amore per mezzo dello Spirito» del suo Figlio, portando così a compimento quanto era stato annunziato dal Profeta: «In noi sarà infuso uno spirito dall’alto» (Lettura: Isaia 32,15).

È lo Spirito che trasforma gli uomini in figli destinati alla salvezza mediante l’offerta che il Figlio Crocifisso e Risorto fa della sua vita e che il profeta annuncia mediante l’immagine poetica della trasformazione del deserto in un giardino e una selva dove regnano il diritto e la giustizia (v. 16).

È questa la testimonianza che la Chiesa deve dare al mondo, facilmente assimilabile a un arido deserto a motivo dell’incredulità che genera indifferenza nei confronti di Dio e del prossimo, con conseguente ripiegamento del cuore umano nel suo io cattivo. Una simile testimonianza è resa possibile dal momento che i fedeli, avendo accolto con fede Gesù e la sua parola di rivelazione, sperimentano personalmente la condizione di gente giustificata, riconciliata e salvata mediante la vita del Signore Gesù a essi partecipata nella rigenerazione battesimale “dall’alto” e continuamente ravvivata e accresciuta nella comunione al suo Corpo e al suo Sangue. È questa la realtà misteriosa dalla quale la Chiesa trae di continuo la forza di testimoniare, specialmente nella vita dei suoi membri, l’amore di Dio che, nel suo Figlio, giustifica, riconcilia e salva trasformando peccatori  ed empi in figli la cui dimora di pace è il suo stesso Cuore di Padre.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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