17 aprile 2011 – Domenica delle Palme


1. La domenica che inaugura la Settimana autentica    

La nostra tradizione liturgica ambrosiana chiama “autentica” la Settimana santa nella quale viene come dispiegato l’evento pasquale della morte, sepoltura e risurrezione del Signore nel quale consiste la salvezza del mondo e che ci è partecipata nei misteri o sacramenti pasquali con al centro l’Eucaristia. L’antica tradizione ambrosiana prevede per questa domenica due distinte celebrazioni: una dove si benedicono le palme e si fa la processione e una chiamata “Messa nel giorno”.    


2. Messa per la benedizione delle palme    

Con il rito della benedizione e successiva processione delle palme si intende far memoria dell’ingresso solenne di Gesù in Gerusalemme per dare inizio alla sua Pasqua.     

* Il Lezionario    
Prevede, ogni anno, le seguenti lezioni bibliche:    
Lettura: Zaccaria 9,9-10. In essa il profeta, nell’annunziare l’ingresso in Gerusalemme di un re umile e pacifico che «annuncerà la pace alle nazioni», prefigura, in verità, l’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme per inaugurare il suo regno universale di “pace”.    
Il Salmo responsoriale riporta alcune strofe del Samol 47 nel quale si canta la grandezza di Gerusalemme dove Dio ha posto la sua residenza.    
L’Epistola: Colossesi 1,15-20. In essa l’Apostolo parla della riconciliazione universale operata da Dio con il «sangue della Croce» del suo Figlio, che non solo è il «primogenito di tutte le creazione» ma anche il «primogenito di quelli che risorgono dai morti».      

Il Vangelo riportato con un breve commento è preso da Giovanni 12,12-16.      

In quel tempo. 12La grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:
«Osanna!   
Benedetto colui che viene nel nome del Signore, i
l re d’Israele!».
14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:
15Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto su un puledro d’asina.

16I sui discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.      

Il brano segue immediatamente quello dell’“unzione” di Gesù in casa di Lazzaro da lui “risuscitato dai morti” (Gv 12,1-11) e che viene proclamato nella “Messa nel giorno”. I vv. 12-13 riportano l’iniziativa spontanea della folla presente in Gerusalemme per l’imminente festa di Pasqua che “va incontro” a Gesù  recando non semplici fronde strappate a degli alberi ma “palme”, che sappiamo essere simbolo di vittoria. La folla intona il canto gioioso che riconosce in Gesù l’inviato da Dio e il “re” d’Israele.

I vv. 14-15 mettono in luce con il gesto di Gesù di “montare” su un asinello che egli è sì il re d’Israele, ma non come i re di questa terra. Anzi, con la citazione del profeta Zaccaria viene chiarito che Gesù è il re umile e pacifico destinato a regnare su tutte le genti.

Il brano si chiude al v. 16 con l’indicazione preziosa anche per noi: sarà soltanto nell’ora della sua “glorificazione” ovvero della croce che i discepoli di allora e di sempre saranno pienamente illuminati sulle parole e sui gesti di Gesù.      

* Il Messale    
La preghiera liturgica custodita nel Messale ambrosiano offre per questa celebrazione una grande varietà di antifone, inni e orazioni. Qui ci limitiamo a riportare il Prefazio con il quale viene introdotta la Preghiera eucaristica e l’Antifona IV che accompagna la processione: 

Prefazio    
E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Tu hai mandato in questo mondo Gesù, tuo Figlio, a salvarci perché, abbassandosi fino a noi e condividendo il dolore umano, risollevasse fino a te la nostra vita.

Salendo a Gerusalemme portava a compimento quanto le Scritture avevano annunziato; e la folla dei credenti con fede e con gioia gli andava incontro acclamando.

Come allora la voce dei fanciulli risuonava della tua lode, così ora con tutto il nostro amore eleviamo esultando un inno alla tua gloria.      

Antifona IV
   
Il cielo si è fatto vicino e tu,
Signore pietoso,
senza lasciare il tuo trono
sei disceso sulla terra.    
Tu vieni a noi, Salvatore del mondo,
su mite asinello.    
Ti corrono incontro i fanciulli con rami di palma
e cantano le tue lodi.    
Benedetto sei tu
che vieni volontariamente a soffrire
per il nostro riscatto.    
A te, Signore, sia gloria.    


3. Messa nel giorno    

Si deve celebrare quando non si fa la processione degli ulivi. Alla Messa vespertina del sabato viene letto Giovanni 2,12-22 quale Lettura vigiliare.      

*Il Lezionario    
Ha fissato le seguenti lezioni scritturistiche:    

Lettura:
Isaia 52,13-53,12 contiene il quarto canto del servo di Dio sofferente «uomo dei dolori che ben conosce il patire» nel quale non ci è difficile vedere raffigurato il Signore Gesù nella sua passione e morte.

Il Salmo responsoriale è composto da alcune strofe del salmo 87 che trasmette il lamento di un uomo “sazio di sventure” e che tende le sue mani a Dio consegnandosi a lui con fiducia.

L’Epistola: Ebrei 12,1b-3 ci esorta a tenere sempre fisso lo sguardo su Gesù che si sottopose alla croce e questo non solo nei giorni della Settimana autentica ma per tutti i giorni della nostra vita.      

Il Vangelo riportato con un breve commento è preso da Giovanni 11,55-12,11      
In quel tempo. 55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.     1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena. Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con coi, ma non potete sempre avere me».    
9Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.  
   

Il brano incentrato sul racconto dell’unzione di Gesù nella casa di Lazzaro (12,1-8) è come incorniciato dai versetti iniziali 11,55-57 e quelli finali 12,9-11. I primi riportano il desiderio della gente, venuta a Gerusalemme per la festa di Pasqua, di poter incontrare Gesù, la cui fama, dopo la risurrezione di Lazzaro, si era sparsa ovunque. I versetti finali riferiscono della decisione di mettere a morte anche  Lazzaro, a causa del quale molti lasciavano la Sinagoga per aderire a Gesù.

Il racconto dell’unzione è collocato nel contesto di un pranzo familiare consumato da Gesù a casa di Lazzaro e delle sorelle Marta e Maria, ardenti di fede e di amore verso di lui che si sta incamminando verso la sua Pasqua! Il pranzo può forse rappresentare la gioia della risurrezione, mentre l’unzione che Maria fa sui piedi di Gesù annunzia la sua sepoltura.

Il significato profondo del gesto di Maria, non capito da Giuda, il traditore (vv. 5-6), consiste nell’anticipare, pur senza saperlo, il gesto pieno di amore che ella avrebbe presto compiuto sul corpo esanime del Signore.        

*Il Messale
    
La preghiera liturgica evidenzia il perenne valore salvifico della morte del Signore annunziata dal gesto pieno d’amore di Maria e attualizzato proprio nella celebrazione. Qui riportiamo il Prefazio e l'Antifona alla Comunione:
      
Prefazio    
E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Cristo tuo Figlio, il giusto che non conobbe la colpa, accettò di patire per noi e, consegnandosi a una ingiusta condanna, portò il peso dei nostri errori. La sua morte ha distrutto il peccato, la sua risurrezione ha ricreato la nostra innocenza.

Per questo mistero d’amore, uniti agli angeli e ai santi cantiamo con voce unanime l’inno della tua gloria.      

Alla Comunione
   
Nel Figlio del suo amore
tutto dal nostro Dio ci fu donato,
il sangue del Signore
ogni peccato nostro ci ha lavato.    
Perdona il nostro errore,
medica le ferite del peccato.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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