17 luglio 2011 – V domenica dopo Pentecoste
1. La quinta domenica “dopo Pentecoste”
Presenta, nella graduale riproposizione della storia della salvezza propria di questo tempo liturgico, la figura di Abramo come esemplare per i credenti e i discepoli di tutti i tempi. Il Lezionario riporta i seguenti brani biblici: Lettura: Genesi 11,31.32b-12,5b; Salmo: 104; Epistola: Ebrei 11,1-2.8-16b; Vangelo: Luca 9,57-62. Alla Messa vespertina del sabato si legge Giovanni 20,1-8 come Vangelo della risurrezione. Le orazioni e i canti sono quelli della XVI domenica del Tempo «per annum» nel Messale ambrosiano.
2. Vangelo secondo Luca 9,57-62
In quel tempo. 57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò:«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
3. Commento liturgico.pastorale
Il brano odierno è preso dal racconto del viaggio di Gesù verso Gerusalemme avviato dalla solenne affermazione del v. 51: «Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme». In tale racconto l’Evangelista incornicia la vicenda storica del Signore come un deciso andare incontro alla passione e morte nella città santa di Gerusalemme.
In particolare il brano si apre con la dichiarazione entusiastica di un anonimo accompagnatore di Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada» (v. 57). è degno di nota il fatto che egli si senta spinto a seguire Gesù senza porre alcuna condizione. Con la sua risposta (v. 58) Gesù fa capire che la sequela esige una dedizione senza riserve e senza umane aspettative.
Nella seconda parte del nostro brano (vv. 59-61) è Gesù stavolta a chiamare alla sua sequela, ottenendo una risposta positiva accompagnata da una richiesta: «permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Questa, oltre a indicare l’amore filiale verso il proprio genitore, è un’esigenza precisa che discende dalla Legge la quale, com’è noto, prescrive di “onorare il padre e la madre”.
La sorprendente risposta di Gesù sottolinea che, con la chiamata, si riceve una “nuova vita” per cui chi non lo “segue” è come “morto”! La nuova “vita” è contraddistinta dalla dedizione esclusiva all’annunzio del regno di Dio collaborando, in questo, alla missione stessa di Gesù. Per questo non è consentito attardarsi e indugiare in altro.
I vv. 61-62 infine registrano un’adesione spontanea alla “sequela” anch’essa, però, subordinata in qualche modo a pur legittime umane esigenze come quella di prendere congedo “da quelli di casa mia”. La risposta del Signore si rifà da una parte alla chiamata di Eliseo al quale il profeta Elia permette di andare a salutare i suoi genitori (cfr. 1Re 19,20), ma dall’altra la supera con l’esigenza ancora più forte posta da Gesù in ordine alla dedizione totale di sé per il regno di Dio.
La Scrittura offre al riguardo una testimonianza esemplare valida per tutti i tempi: quella di Abramo. Egli diventa il modello e il prototipo di quanti ricevono una chiamata divina e a essa rispondono con una disponibilità piena, senza condizioni o riserve. è ciò che abbiamo ascoltato a proposito della prima chiamata di Dio ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Lettura: Genesi 12,1) e l’immediata reazione di questi: «Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore» (v. 4).
L’autore della Lettera agli Ebrei indica nella “fede” descritta come «fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede» (Epistola: Ebrei 11,1) la motivazione interiore che muove Abramo a rispondere con risoluzione pronta e decisa alla chiamata che viene dall’alto. Dobbiamo, al riguardo, confessare che siamo come spiazzati dalle forti esigenze della “sequela” che spesso ci chiede di “ partire senza sapere dove andare“, ossia di consegnarci senza comprensibili umane “garanzie” alla volontà di Dio che ha grandi progetti su ognuno di noi, chiamati a collaborare per l’annunzio e la diffusione del suo Regno.
Nella celebrazione eucaristica teniamo davanti agli occhi il Signore Gesù che per primo si consegnò prontamente e senza condizioni al volere del Padre, anche quando tale volere gli additava la croce. Da lui, perciò, accogliamo l’invito a fare altrettanto e la grazia necessaria per “andare” effettivamente sulle vie misteriose e grandi della volontà divina.
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