18 Dicembre 2011 – VI domenica di Avvento


Questa domenica riveste una grande importanza nella nostra tradizione liturgica, che nell’imminenza del Natale celebra il mistero dell’Incarnazione e della Divina Maternità della Beata Vergine Maria. Il Lezionario Propone ogni anno i seguenti brani biblici: Lettura: Isaia 62,10-63,3b; Salmo: 71 (72); Epistola: Filippesi 4,4-9; Vangelo: Luca 1,26-38a.

Il vangelo della Risurrezione, da leggere nella messa vigiliare del sabato, è preso da Giovanni 20,11-18.


Lettura del profeta Isaia (62,10-63,3b)

In quei giorni. Isaia disse: 10«Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli». 11Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede”. 12Li chiameranno “Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu sarai chiamata Ricercata, “Città non abbandonata”». 1«Chi è costui che viene da Edom, da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza?». «Sono io, che parlo con giustizia, e sono grande nel salvare». 2«Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel torchio?». 3«Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me».


Il testo profetico è composto da una prima parte (vv. 62,10-12) che fa da conclusione ai capitoli 60-62 dove vengono riprese le tematiche proprie del cosiddetto Libro della consolazione (Isaia capitoli 40-55), destinato a rianimare negli esuli la speranza di fare ritorno in patria. Nei vv. 1-3b del cap. 63 nell’immagine del misterioso personaggio «che viene da Edom, da Bosra con le vesti tinte di rosso» è raffigurato Dio stesso che libera il popolo dai suoi nemici.


Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (4,4-9)

Fratelli, 4siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. 5La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! 6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. 7E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. 8In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. 9Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi! Il brano si apre al v. 4 con l’invito di Paolo alla gioia.

Un invito riscontrato in tutti i capitoli di questa lettera e che secondo l’Apostolo rappresenta un aspetto proprio dell’esistenza del cristiano. Motivo essenziale della gioia è la vicinanza del Signore. I vv. 8-9 sono da alcuni definiti il “manifesto” dell’umanesimo cristiano. L’Apostolo ci insegna ad apprezzare tutto ciò che è vero, nobile, giusto, puro, amabile... da qualunque uomo ciò provenga.


Lettura del Vangelo secondo Luca (1,26-38a)

In quel tempo. 26L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Il testo, che fa parte del cosiddetto “vangelo dell’infanzia” (Luca capitoli 1 e 2), presenta anzitutto i protagonisti del racconto: l’angelo Gabriele «mandato da Dio», una «vergine», Maria, prossima alle nozze con Giuseppe, discendente del casato del re Davide portatore delle promesse messianiche, e la precisazione del luogo dove è ambientato: Nazaret, una città della Galilea, regione settentrionale della Palestina.

I vv. 28-33 riportano il saluto dell’Angelo a Maria che crea in lei in un primo momento del turbamento (v. 29), a cui fanno seguito le parole di rivelazione che la riguardano (v. 30) e quelle che le annunciano la maternità e il parto di «un figlio», Gesù (v.31). Queste rimandano a quanto si legge in Isaia 7,14, a proposito del concepimento e del parto della «vergine» predetto al re Acaz. I vv. 32-33 riportano quanto viene detto a Maria a proposito del figlio che nascerà da lei e che sarà riconosciuto come «Figlio dell’Altissimo».

Sarà lui a realizzare finalmente la promessa fatta da Dio al re Davide: sarà un suo discendente a inaugurare un regno che «non avrà fine». I vv. 34-38, infine, registrano il dialogo tra Maria e l’Angelo. Questi ascrive all’azione dello Spirito Santo il concepimento in lei di colui che è in tutta verità figlio suo e figlio di Dio (v. 35) e le parla della sorprendente maternità della sua cugina Elisabetta, molto avanti nell’età e considerata sterile (Luca 1,8-25).

Il brano si chiude al v.38 con la consegna senza riserve di Maria ai disegni mirabili di Dio. Commento liturgico-pastorale In questa ultima domenica di Avvento le Scritture ci invitano a scrutare con occhio di fede l’avverarsi del disegno divino che riguarda la nostra salvezza. Disegno che si concretizza nell’evento per noi inimmaginabile dell’incarnazione del figlio unico del Dio invisibile e tre volte Santo nel seno della Vergine Maria. Disegno reso possibile dal sì che Maria ha detto all’Angelo portatore del messaggio divino.

Un sì che ha aperto la via all’effettivo dispiegarsi nella storia degli uomini della volontà salvifica di Dio e che i testi profetici hanno annunciato in un primo tempo come riservata al popolo dell’Antica Alleanza. Qui, invece, nell’assunzione da parte del Figlio di Dio della nostra natura e condizione umana, è evidente che la salvezza annunciata è per l’uomo. Ogni uomo. L’umanità intera che da Adamo si è succeduta fino ad oggi e da oggi si succederà sulla faccia della terra fino alla consumazione del tempo.

I disegni di Dio, cosa davvero straordinaria, sono posti nelle mani della Vergine che è totalmente riempita della grazia, del favore e della benevolenza dell’Altissimo. Si comprende perciò come l’espressione della preghiera liturgica ambrosiana nel dire infallibilmente la fede cattolica nei riguardi di Maria, vera Madre di Dio e sempre Vergine, si abbandoni a un insuperabile lirismo riscontrabile specialmente nei due Prefazi proposti a scelta. Con l’annunzio dell’Incarnazione, il testo evangelico rivela, mediante il nome che Maria dovrà dare al Figlio, Gesù, la missione propria del Signore: recare salvezza al mondo intero e instaurare così il Regno «che non avrà fine».

Per questo dovrà anzitutto salvare l’uomo dai suoi peccati esemplarmente condensati nel peccato dei nostri Progenitori Adamo ed Eva e dal quale è venuta per tutto il genere umano la rovina e «ogni miseria». (cfr. Prefazio II). Il peccato, da intendere come un voler sottrarsi alla mano creatrice di Dio per affermarsi orgogliosamente davanti a lui, spalanca la voragine dei peccati che sprofondano l’uomo nell’abisso tenebroso di sofferenza dove regnano i suoi mortali nemici, satana e la morte! Gesù dunque salverà il mondo dai suoi peccati e da questi implacabili nemici che lui stesso dovrà affrontare, combattere e vincere nell’ora della Croce fino a macchiare di rosso la veste immacolata con la quale la Vergine ha rivestito la sua divinità (Lettura: Isaia 63,1-3).

In tal modo egli potrà sedersi sul trono e regnare «per sempre» non solo «sulla casa di Giacobbe» (Luca,33), ma sull’intera umanità. Posti davanti a tanta grandezza ci viene spontaneo fare nostra l’esortazione apostolica: «Siate lieti, ve lo ripeto, siate lieti» (cfr. Epistola: Filippesi 4,4). La rivelazione dei disegni divini che tutti ci riguarda diventa necessariamente motivo di gioia. Una gioia diversa da quella comunemente sperimentata nella nostra vita. Una gioia e una letizia interiori che sono lì nonostante l’esperienza della sofferenza, della morte e del potere del male! Il Signore, il Figlio di Dio, il Figlio della Vergine Madre è uno di noi ed è con noi!

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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