24 febbraio 2013 - Domenica della samaritana


È la seconda domenica di Quaresima, caratterizzata, nella tradizione liturgica ambrosiana, dalla proclamazione del brano evangelico della samaritana.


Il Lezionario

Prevede la proclamazione di: Lettura: Deuteronomio 6,4a;11,18-28; Salmo 18 (19); Epistola: Galati 6,1-10; Vangelo: Giovanni 4,5-42. Da questa domenica fino alla domenica delle Palme, il Vangelo della Risurrezione, da proclamare nella Messa vigiliare del sabato, è sostituito da una Lettura vigiliare, presa, in questo caso, da Marco 9,2b-10. (Le orazioni e i canti della Messa sono quelli propri della II domenica di Quaresima nel Messale Ambrosiano).

Lettura del libro del Deuteronomio (6,4a;11,18-28)

In quei giorni. Mosè disse: 6,4a«Ascolta, Israele: 11,18Porrete nel cuore e nell’anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; 19le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai; 20le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, 21perché siano numerosi i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, come i giorni del cielo sopra la terra, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro.

22Certamente, se osserverete con impegno tutti questi comandi che vi do e li metterete in pratica, amando il Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e tenendovi uniti a lui, 23il Signore scaccerà dinanzi a voi tutte quelle nazioni e voi v’impadronirete di nazioni più grandi e più potenti di voi. 24Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, sarà vostro: i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale. 25Nessuno potrà resistere a voi; il Signore, vostro Dio, come vi ha detto, diffonderà la paura e il terrore di voi su tutta la terra che voi calpesterete.

26 Vedete, io pongo oggi davanti a voi benedizione e maledizione: 27la benedizione, se obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, che oggi vi do; 28la maledizione, se non obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, e se vi allontanerete dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuto».

Il brano fa parte della seconda sezione del libro del Deuteronomio, occupata dal lungo discorso di Mosè al popolo (4,44-28,68), qui incitato essenzialmente a tenere presente, sempre e in ogni circostanza, la legge del Signore, da osservare senza riserve (11,18-21). Tale osservanza non solo garantirà la sopravvivenza del popolo nella regione, ma gli darò modo di impadronirsi di territori che ne amplieranno di molto l’estensione (vv. 22-25). L’osservanza della Legge attirerà sul popolo la benedizione del Signore (vv. 26-27), mentre l’infedeltà alla legge divina causerà la sua maledizione.

 

Lettera di san Paolo apostolo ai Galati (6,1-10)

1Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. 2Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo.3Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso.4Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri. 5Ciascuno infatti porterà il proprio fardello.
6Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo istruisce. 7Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. 8Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. 9E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. 10Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.

Il brano è preso dalla parte esortativa della Lettera. Qui l’Apostolo impartisce alcune istruzioni ai fedeli della Galazia sul comportamento da tenere con il fratello che pecca (v. 1), sulla necessità di esaminare la propria condotta e soprattutto sulla disponibilità a portare «i pesi gli uni degli altri» adempiendo così la legge di Cristo (vv. 2-4). In un secondo momento l’Apostolo avverte che ciò che si compie nella vita presente, prepara il “raccolto” che si avrà davanti a Dio e, pertanto, incita a operare «il bene verso tutti» per “mietere”, a suo tempo, la vita eterna (vv. 6-10).

 

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (4,5-42)

In quel tempo. 5Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio; 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15Signore – gli dice la donna  –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice Gesù: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». 39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Il testo evangelico è diviso in due grandi sezioni. La prima, vv. 5-26, riporta il dialogo di Gesù con una donna samaritana mentre la seconda, vv. 27-42, è incentrata sulla rivelazione dell’“opera” per la quale il Padre ha inviato Gesù nel mondo. In particolare i vv. 5-7 ambientano la scena in Samaria e precisamente accanto al pozzo che Giacobbe, il grande patriarca, aveva fatto scavare presso la cittadina di Sicar. L’evangelista sottolinea che Gesù vi arrivò «affaticato per il viaggio» e nell’ora più calda del «mezzogiorno» (v. 6). Di qui la sua richiesta alla donna samaritana che entra in scena al v. 7. I vv. 8-15 riportano, con la risposta della donna alla richiesta di Gesù, le importanti parole del Signore sul dono dell’acqua viva capace di togliere la sete e diventare, in chi la beve, «una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». La prima sezione si chiude ai vv. 16-26 con una svolta nel dialogo tra Gesù e la donna alla quale viene rivelata la sua vita disordinata e traviata rispetto alla Legge di Dio (v. 18) inducendola, così, a muovere i suoi primi passi nella fede in Gesù riconosciuto dapprima come un profeta (v. 19). A lui, uomo ispirato da Dio, pone la questione riguardante il luogo dove è possibile incontrare Dio: per i Samaritani era il monte Garazim mentre per i Giudei era il Tempio di Gerusalemme (vv. 20-21). A questa domanda Gesù risponde con parole di rivelazione di grande e permanente attualità e valore (vv. 23-24), con le quali elimina le diatribe legate al luogo in cui si deve rendere culto a Dio. Con il suo ingresso nel mondo, è «venuta l’ora» in cui il culto divino viene sganciato da luoghi e da templi materiali e viene invece compiuto «in spirito e verità» (vv. 23-24) da quanti, rinati dallo Spirito, si lasciano guidare nell’accogliere con fede la pienezza della divina Rivelazione portata da Gesù che, in tal modo, colma l’attesa del Messia (cfr. vv. 25-26). Con la solenne dichiarazione messianica di Gesù: «Sono io, che parlo con te» si chiude il dialogo con la samaritana.

Prende così avvio la seconda sezione (vv. 27-42) inaugurata dall’accorrere a Gesù degli abitanti di Sicar e dell’importante dialogo di Gesù con i suoi discepoli e riguardante il “cibo” con il quale egli si nutre: il compimento della volontà del Padre che lo ha inviato nel mondo per salvare il mondo (vv. 31-34). È questa l’“opera” che il Padre ha affidato a Gesù e alla quale egli ora associa i suoi discepoli con l’invito: «alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura» e con l’esplicito mandato missionario espresso con il verbo mietere. Essi, infatti, dovranno raccogliere l’umanità nella comunione con Dio, qui indicata con l’espressione “vita eterna” (vv. 35-38).

La conclusione (vv. 39-42) fa capire che i Samaritani che credono nel Signore «per la parola della donna» e ancora di più «per la sua parola», professando la fede in Gesù quale «salvatore del mondo», sono, in verità, primizie dell’“opera” salvifica commessa da Dio al suo Figlio e da questi ai suoi discepoli e, dunque, ai discepoli di tutti i tempi.

 

 

Commento liturgico-pastorale

 

Questa seconda domenica di Quaresima, contrassegnata dal Vangelo della samaritana, fa intendere a quanti si preparano a ricevere il sacramenti pasquali nella prossime solennità e a tutti i fedeli, che è indispensabile ottenere dal Signore l’apertura della mente per arrivare ad aver fede, così come ha fatto con essa al pozzo di Giacobbe. È infatti necessario che l’animo umano si apra alla fede per avvertire con forza la sete di Dio che viene, fin da ora, appagata nella partecipazione ai divini misteri. Ciò è detto efficacemente nella parte centrale del primo dei due Prefazi presenti nel Messale Ambrosiano: «Cristo Signore nostro, a rivelarci il mistero della sua condiscendenza verso di noi, stanco e assetato, volle sedere a un pozzo e, chiedendo da bere a una donna samaritana, le apriva la mente alla fede; desiderando con ardente amore portarla a salvezza, le accendeva nel cuore la sete di Dio».

L’apertura della mente della Samaritana è significata nel dialogo con il Signore che, partendo da premesse molto concrete, qual è la richiesta di acqua nel meriggio infuocato del medioriente: «Dammi da bere», passa a interrogativi che costringono ad andare oltre il puro dato materiale: non più l’acqua semplicemente, ma l’«acqua viva» (Vangelo: Giovanni 4,6-7)!

Con questa espressione si evoca, nell’Antico Testamento, il dono inestimabile della Legge divina che il popolo d’Israele è invitato a porre «nel cuore e nell’anima» (cfr. Lettura: Deuteronomio 11,18ss.) e la cui osservanza attirerà la benedizione di Dio, così come la non osservanza la maledizione (cfr. vv. 26-28). Nel Nuovo Testamento indica la rivelazione di Dio e del suo mistero recata in pienezza dal suo Verbo fatto uomo. Può anche indicare lo Spirito Santo che è donato agli uomini proprio da Gesù, il Figlio di Dio. L’«acqua viva», capace di estinguere la sete in eterno, ovvero i più profondi e autentici bisogni dell’uomo, è la Parola vivente di Dio, vale a dire il suo Figlio venuto nel mondo e che ora possiamo attingere dal “pozzo” delle divine Scritture affidate, dal Signore, alla sua Chiesa. Pertanto, la Parola che il popolo nato dalla Pasqua del Signore è invitato a «porre nel cuore e nell’anima», a tenere costantemente davanti agli occhi, a  «insegnare» e a praticare dando a tutti riconoscibile testimonianza, è il Signore Gesù e il suo Vangelo.

Davvero il popolo dei battezzati può dire in tutta verità: «Signore, tu solo hai parole di vita eterna» (Salmo 18).  Per l’Apostolo, la Parola da osservare e praticare è quella della carità, intesa come una disponibilità a portare «i pesi gli uni degli altri», a «operare il bene verso tutti» e a «seminare nello Spirito» (cfr. Epistola: Galati 6,8) compiendo, cioè, le opere dello Spirito: la carità, la pace e il perdono, nelle quali consiste il «culto in spirito e verità» a Dio gradito (cfr. Giovanni 4,23-24).

Si comprende, perciò, come la prima delle opere dell’osservanza quaresimale sia autorevolmente indicata nel testo sacro: «Ascolta, Israele» (Deuteronomio 6,4). Si tratta cioè, di imparare a sostare frequentemente e a lungo, sia in privato come nell’assemblea liturgica, al pozzo dell’«acqua viva» qual è la Parola del Vangelo, supplicando il Signore di aprire la nostra mente e di accendere in noi, come già nella Samaritana, la sete di Dio, che moderi le tante e spesso fuorvianti brame che ci spingono a cercare l’acqua viva presso pozzi avvelenati. Così infatti abbiamo chiesto nel Prefazio secondo: «Con la tua grazia ci liberi da ogni affetto disordinato e ci insegni a operare tra le cose che passano, come chi è radicato in te, bene eterno».

È la sete che il Signore Gesù, attraverso la sua Chiesa, vuole tenere viva negli uomini del nostro tempo sempre alla ricerca di pozzi a cui attingere l’acqua della felicità. Spetta a noi, suoi discepoli, che nell’ascolto della Parola beviamo ogni giorno l’«acqua viva» e ci nutriamo del suo dono d’amore che è l’Eucaristia, tener vivo nel cuore di chi ci sta accanto il desiderio di Dio e accompagnarlo fino al pozzo che è Cristo Signore. Lui solo, infatti, è capace di soddisfare il più profondo dei bisogni del cuore umano: avere parte alla vita, quella eterna, quella di Dio.

Dal fianco di Gesù Crocifisso, infatti, aperto dalla lancia del soldato, è uscito, nel segno del «sangue e acqua» il fiume inarrestabile dell’«acqua viva» che opera, in quanti credono, la rigenerazione alla grazia di figli di Dio, incorporati nella Chiesa abitata dallo Spirito Santo e nella partecipazione al suo Corpo e al suo Sangue nel banchetto eucaristico, sperimentano la bellezza e la sovrabbondanza del dono divino che in essi diventa «una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (Giovanni 4,14), Per questo così preghiamo: «Dal tuo cuore, Signore Gesù, fiumi d’acqua viva scorreranno. Ascolta pietoso il grido di questo popolo e aprici il tesoro della tua grazia che santifica il cuore dei credenti» (Canto Alla Comunione).

 

 

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